Diario del detenuto Elton: “Il mio conto alla rovescia verso la libertà”

da | Ott 3, 2011 | Carcere, Opinioni a confronto, Progetti in collaborazione, Pubblicazioni, Storia e cronaca | 0 commenti

Redattore Sociale, 29 settembre 2011

Il detenuto che sta per finire di scontare la sua pena è Elton Kalica, caporedattore di Ristretti Orizzonti, una vera colonna della redazione. Il diario del suo ultimo mese di detenzione è anche un modo per ricordare la situazione drammatica delle carceri, e per sottolineare con forza che percorsi come il suo, di straordinaria crescita culturale, che ne hanno fatto una persona preparata, competente, fondamentale nel grande lavoro di informazione che fa Ristretti, non saranno più possibili nelle galere sovraffollate di oggi, trasformate in colossali parcheggi di corpi.

A Ristretti Orizzonti Elton serve qui, nella redazione esterna, a continuare il suo importante lavoro, a mettere a disposizione la sua competenza e la sua preparazione per portare le carceri al centro dell’attenzione, come lo sono per migliaia di ragazzi delle scuole di Padova e del Veneto, ai quali i detenuti di Ristretti Orizzonti da anni raccontano pezzi della loro vita per aiutarli a riflettere sui comportamenti a rischio, sulla voglia di trasgredire e sulla necessità di capire il senso dei limiti e l’importanza di rispettare le vite degli altri.

Comincia oggi l’appuntamento quotidiano con Elton Kalica, recluso nel carcere Due Palazzi di Padova, che ha accettato di raccontare i suoi ultimi giorni di galera: uscirà il 25 ottobre 2011, dopo quasi 15 anni di reclusione ininterrotta.

Non solo il figlio di Totò Rina o Erica De Nardo. Nel corso del 2011 circa 16 mila persone detenute nelle carceri italiane hanno finito o finiranno di scontare la propria pena. Tra loro ci sarà anche Elton Kalica, 35enne albanese attualmente detenuto nella casa di reclusione Due Palazzi di Padova. Per lui le porte del carcere si sono aperte quattordici anni e otto mesi fa, quando venne arrestato per un sequestro di persona a scopo di estorsione, compiuto senza armi e durato due giorni. Da allora la reclusione è trascorsa senza mai un permesso, senza la possibilità di accedere alle misure alternative, senza poter mettere piede fuori dal carcere. Elton è stato infatti condannato per un reato previsto dall’articolo 4 bis del Codice penale, che prescrive il “Divieto di concessione dei benefici e accertamento della pericolosità sociale dei condannati per taluni delitti”.

In quasi quindici anni tutto cambia, però, anche in carcere: così Elton ha iniziato a studiare, conseguendo una laurea prima e una laurea magistrale poi. Nel frattempo è venuto l’ingresso nella redazione di Ristretti Orizzonti, di cui è una firma storica. Ora che il conto alla rovescia tanto atteso è iniziato, Elton ha accettato di condividere pensieri, emozioni e ricordi degli ultimi giorni di galera. Un vero e proprio diario, insomma, per raccontare un passato faticoso e un presente di speranza, nell’attesa di un futuro ancora tutto da scrivere.

Il sogno è di rimanere in Italia, in questo paese vissuto per poco da uomo libero e conosciuto attraverso le sbarre. Ma la legge italiana prevede l’espulsione, nonostante la garanzia di un contratto già pronto per lui con Ristretti Orizzonti.

Per ora l’unica cosa certa è la data di inizio di una nuova vita: 25 ottobre 2011. Quel giorno, per la prima volta dopo quasi 15 anni, Elton attraverserà i cancelli della casa di reclusione, per riabbracciare gli affetti di sempre e cominciare a ricostruire se stesso.

L’inizio della storia. Mi trovo in carcere da oltre quattordici anni e tra qualche settimana ritornerò libero. Una fase particolare della mia vita, questa, che mi fa vivere la galera da una prospettiva diversa. È anche una condizione che mi obbliga a guardare il futuro prossimo con un’attenzione diversa, con dei sentimenti nuovi. Come sono nuove le mie giornate, perché per me oggi non è più galera. Allora ho deciso di tenere un diario. Voglio descrivere i miei ultimi momenti qui dentro, con le impressioni e i pensieri che li riempiono.

“Vent’anni, albanese, una famiglia benestante per le condizioni di vita di quegli anni a Tirana, la maturità classica e poi l’avventura del viaggio in Italia”, mi descriveva così Ornella Favero (direttrice di Ristretti Orizzonti, ndr), in un articolo pubblicato nella rivista cinque anni fa. Quel mio viaggio verso l’Italia ormai sarebbe sbiadito nello sfondo della memoria se non l’avessi raccontato, più di una volta, per quello che poi ha significato davvero: il cambio di una vita. Mentre mio padre cercava di convincermi a iscrivermi a Ingegneria contro il desiderio di mia madre che voleva vedermi un giorno diventare medico io, contagiato da quel desiderio di tanti albanesi di emigrare, sono scappato via. Avevo una zia a Mantova e sono andato a vivere da lei. Sono uscito un paio di sere con dei connazionali che si guadagnavano da vivere con furti e ricettazioni e ho deciso che la loro vita libera e avventurosa era ciò di cui avevo bisogno in quel momento. Sono scappato da mia zia per andare a vivere con i miei amici.

Salvo quando ero al telefono con mio padre, e mentivo dicendo che mi ero iscritto all’università e che lavoravo abbastanza per mantenermi, la mia nuova vita, d’un tratto, mi faceva sentire grande, forte. Un atteggiamento che mi ha accompagnato anche quando, per avere da lui dei soldi che avanzavamo, abbiamo minacciato un nostro connazionale e stupidamente abbiamo trattenuto la sua ragazza nel nostro appartamento. Il nostro “debitore” però è andato dai carabinieri e in un batter d’occhio mi sono ritrovato in carcere, accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione. In Italia questo reato prevede una pena che parte dai 25 anni. Al processo, in considerazione della giovane età, dell’assenza di precedenti penali, del fatto di non aver usato armi, forza, violenza, mi hanno riconosciuto delle attenuanti che valgono un terzo della pena e quindi mi sono preso 16 anni e 8 mesi di carcere. Sopravvissuto alla quattordicesima estate di galera, rimango steso sulla branda in attesa di un soffio d’aria. Sento delle grida provenienti dal quarto piano. C’è nervosismo nell’aria, pesante per il caldo e per il sovraffollamento. Ma ormai guardo il cielo, in attesa della pioggia, occupato a pensare alla galera di ieri.

 

Elton Kalica

In collaborazione con Ristretti Orizzonti

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