Sudan: appelli a manifestare, le donne in prima linea nelle piazze

da | Mar 4, 2011 | Fame nel mondo, Giustizia e Legalità, Politiche sociali, Poverta' / analisi, Poverta' / strategie, Storia e cronaca | 0 commenti

“Per la prima volta nella storia recente del Sudan, le donne hanno sfidato la legge e sono scese in piazza a manifestare. Sono loro, assieme ai giovani, che guidano il movimento ‘Youth for change’ che invita alla mobilitazione contro il regime, sulla scia delle rivolte in Egitto, Tunisia e Libia”: lo hanno detto fonti raggiunte dalla MISNA a Khartoum in seguito all’appello del gruppo a manifestare il prossimo 21 marzo, contro il governo del presidente Omar Hassan al Bashir.


“Finora ogni manifestazione o corteo di piazza è stato represso dalle forze di sicurezza, che hanno anche decretato il coprifuoco per una o due notti” spiegano le fonti chiedendo di rimanere anonime per motivi di sicurezza e sottolineando che “erano state proprio le donne a dare vita a queste proteste, per chiedere il rilascio dei giornalisti e a degli attivisti, tra i quali i loro stessi figli, arrestati durante dei sit-in”. Nonostante il presidente abbia annunciato che non intende presentarsi per le prossime elezioni presidenziali, previste nel 2014, diverse voci dell’opposizione e della maggioranza continuano a sostenere la richiesta di riforme economiche e politiche che scongiurino la minaccia di rivolte popolari simili a quelle in corso in Nord Africa.

Anche se in pochi finora hanno risposto agli appelli del movimento, la gran parte della popolazione guarda ad esso con simpatia, soprattutto in seguito all’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità come lo zucchero, rincarato di oltre il 30%, del riso, dell’olio e del pane. “Quest’ultimo – aggiunge l’interlocutore della MISNA – costituisce un elemento base sulla tavole sudanesi e se fino a sei mesi fa con una sterlina sudanese se ne compravano cinque pezzi oggi se ne acquistano a malapena a quattro”.

Dopo Egitto, Tunisia e Libia “è arrivato il nostro momento. Non ci faremo strumentalizzare, le nostre saranno proteste pacifiche per riprenderci quello che ci è stato sottratto” è scritto sul profilo di Facebook del gruppo ‘Youth for change’.

Nonostante la sua reputazione di stato di polizia strettamente controllato, il Sudan ha alle spalle una storia di successi in fatto di proteste. Insurrezioni cominciate per le strade fecero cadere il governo nel 1964 e 1985, dopo che iniziali tentativi di repressione da parte del governo, furono soverchiati dalla scelta dei servizi di sicurezza di unirsi alle masse. Gran parte degli analisti, tuttavia, ritengono difficile che in Sudan si ripetano scenari simili a quello egiziano, tenuto conto del fatto che dal 1989 sono gli stessi militari a occupare i vertici dello stato.

Fonte: www.misna.org

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