CAMPAGNA: ACQUA, UNA GOCCIA PER LA VITA

a modo di prima sintetica relazione

di P. Erminio Antonello Coordinatore della Famiglia Vincenziana d’Italia

Simbolicamente la campagna “Acqua, una goccia di vita” è stata lanciata con la Pasqua del 2008. Si sono presi contatti con alcuni giornali e si è loro fornito un comunicato stampa per dare rilievo all’iniziativa. Così ha cominciato un poco alla volta a diffondersi un po’ a macchia d’olio l’iniziativa. Nel 2009, immediatamente prima di iniziare l’Anno vincenziano, si è rilanciato nuovamente la campagna con tre strumenti. Il calendario vincenziano del 2009, tutto incentrato sui progetti, ha fatto da apripista a queste pubblicazioni. Un dépliant pieghevole, stampati in 40.000 copie, riportava in sintesi i 15 progetti, ed infine un DVD, duplicato e riduplicato a volontà, ne illustrava visivamente la campagna. Il rilancio della Campagna aveva uno slogan: “Il regalo della FamVin d’Italia ai più poveri in occasione del 350° anniversario della morte dei fondatori”.

E’ stato ammirevole l’assunzione della campagna da parte di piccoli e grandi. I vari gruppi, chi più chi meno, si sono organizzati per diffondere la campagna. Ci sono scuole i cui studenti hanno coinvolto i loro amici nel raccogliere durante la Quaresima e l’Avvento i risparmi delle loro piccole rinunce; altri gruppi di oratori, classi del catechismo o gruppi del Volontariato Giovanile hanno organizzato lotterie o tombolate. Molte scuole materne hanno coinvolto i bambini con i loro risparmi quotidiani. Gruppi di famiglie amiche hanno rinunciato ai regali del Natale per far convogliare i loro risparmi nella campagna. Confratelli della San Vincenzo si sono organizzati con cene di beneficenza. Club ed ospedali hanno sensibilizzato le persone dei loro ambienti. Anche le suore anziane delle Infermerie si sono date da fare preparando con le loro mani oggetti da mettere in vendita per recuperare fondi. E’ impossibile raccontare tutte le iniziative ed i gruppi. Insomma è stata una gara di generosità veramente ammirevole, da cui è scaturita quanta sensibilità di condivisione ci sia nel nostro popolo.

Al presente (marzo 2010) le offerte ricevute per il progetto “Acqua una goccia per la vita” sono circa 280.000 euro, per cui si è quasi raggiunto l’obiettivo della raccolta. Alcuni progetti sono stati già realizzati, altri sono in via di realizzazione. Alcuni, quelli più grossi dell’Eritrea e dell’Etiopia, sono un poco invischiati nelle pratiche burocratiche dei governi locali e attendono il via libera. Dobbiamo lasciare il tempo ai missionari, alle suore e ai laici missionari di portare a termine le opere. Finora sono stati già inviati in missione circa 160.000 euro per i progetti di Manombobé – Zazafotzy – Shire Endeselassié – Ipeko – Decameré – Manakara – Nakaroa – Gamashina – Mollas Albania – Ambondro – Bukovina. Alcuni di questi sono già stati realizzati, gli altri lo saranno nei prossimi mesi.

In vista del Convegno di settembre a Roma, nel quale verrà commemorato il 350° dei fondatori, si cercherà di preparare un DVD di resoconto sulla realizzazione dei progetti da proiettare in qualche intervallo del Convegno stesso. In ogni caso il coordinamento si è attivato per rispondere a tutti coloro che hanno partecipato al progetto. Siccome le offerte arrivavano tramite CCB non sempre si sono avuti indirizzi certi per poter rispondere, ma dovunque l’indirizzo risultava leggibile e completo si è dato riscontro dell’arrivo dell’offerta.

Al di là di questa gara di generosità va sottolineato che il “soggetto principe” della campagna siamo ciascuno di noi. Sì, siamo noi che abbiamo bisogno di renderci conto di quanto sia vitale l’acqua che manca ai poveri: i quali muoiono o perché disidratati o perché bevono acqua inquinata. Se per mancanza di cibo si sopravvive un mese, per mancanza d’acqua il nostro organismo muore nel giro di una settimana. Ogni anno ci sono circa cinque milioni di morti per mancanza d’acqua, di cui 1 milione e 800 mila bambini. E tutto questo in proporzione accade anche nelle terre dove operano i nostri missionari. Rendercene conto genera una motivazione che ci mette in movimento. La campagna infatti non è solo finalizzata a realizzare progetti, ma a sensibilizzare noi stessi e il piccolo mondo che ruota intorno a noi per condividere qualcosa di nostro con i più poveri. La cosa è tanto più urgente in quanto siamo all’interno di una crisi che ancora una volta finisce per pesare sulle spalle dei più vulnerabili come sono i paesi economicamente più fragili, di cui l’Africa è l’anello più debole dell’intera filiera mondiale.

Infine i nostri risparmi e quelli dei nostri amici hanno il vantaggio di arricchire anche la nostra fede, perché la fede si vede nella carità vissuta. Se questa campagna avrà come orizzonte la raccomandazione del Signore di soccorrere i poveri, poiché quanto è dato a loro è dato a Lui stesso, allora avrà raggiunto un obiettivo importante: di aver aiutato non solo i poveri, ma anche noi stessi, perché ci avrà portato nel cuore del cristianesimo che è la carità.

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