Lezioni apprese durante la pandemia. 6: Preghiera e celebrazioni in comunità, al tempo del lockdown

da | Ago 5, 2020 | Formazione vincenziana | 0 commenti

Ogni settimana, un membro della Famiglia Vincenziana condividerà con noi una parte della sua esperienza di questi ultimi mesi. Dal profondo del suo cuore, egli proporrà un messaggio di speranza, perché (ne siamo convinti) ci sono anche lezioni positive da trarre da questa pandemia.

Vivo in una comunità di missionari vincenziani composta da sacerdoti più anziani: quattro di noi sono settantenni, un altro ottantenne. La situazione è aggravata dal fatto che due membri della comunità hanno bisogno di cure speciali. C’è solo un giovane membro (30 anni) nella comunità. Ci siamo presto resi conto del bisogno di sostegno reciproco. Solo il padre trentenne poteva uscire a fare la spesa e fornirci il cibo e le altre cose necessarie. Ognuno di noi ha intensificato le comunicazioni telefoniche con i propri cari e con i parrocchiani che hanno bisogno di sostegno e di conforto.

Questa situazione di isolamento ha reso possibile, d’altra parte, la preghiera, la meditazione personale quotidiana e le celebrazioni comunitarie. Ogni giorno abbiamo concelebrato e pregato insieme con particolare intensità, includendo nella preghiera comunitaria e nell’Eucaristia la speciale intenzione che la misericordia di Dio alleviasse le sofferenze di tante persone a causa della pandemia, specialmente per i malati e per coloro che erano soli. Ci siamo uniti, giorno dopo giorno, alla sofferenza delle persone che conoscevamo e dei loro familiari contagiati, e soprattutto delle famiglie che avevano perso uno dei loro cari il cui estremo addio si è svolto nella più profonda solitudine.

La dichiarazione dello stato di emergenza ha significato la cessazione di tutte le attività pastorali: l’Eucaristia nelle parrocchie e cappellanie, la celebrazione dei sacramenti, i funerali, etc.

Fortunatamente, la fantasia e lo spirito creativo del nostro fondatore ci hanno presto ispirato nell’utilizzare i mezzi tecnici a nostra disposizione: l’idea di trasmettere le celebrazioni della nostra comunità su Facebook è nata quasi subito. Nei due giorni successivi alla dichiarazione dello stato d’emergenza avevamo già iniziato a trasmettere le nostre celebrazioni comunitarie. Inoltre, consapevoli che alcuni dei nostri parrocchiani e amici non hanno conoscenze tecnologiche sufficienti, abbiamo inviato loro, tramite Whatsapp, l’intera celebrazione. Nel corso di quasi tre mesi, abbiamo ricevuto innumerevoli espressioni di gratitudine per queste concelebrazioni anche da altri Paesi e continenti. Alcuni ci hanno chiesto espressamente di includere i loro parenti defunti nelle nostre intenzioni di Messa.

I riti della Settimana Santa hanno rappresentato per noi un’altra sfida: essendo così radicate nella nostra città le celebrazioni della Settimana Santa (visita al Ss. Sacramento del Giovedì Santo, processioni, veglia pasquale e altre espressioni della pietà popolare in questo tempo liturgico così speciale), fin dall’inizio abbiamo cercato di trasmettere online tutte queste celebrazioni con la massima fedeltà alla pietà popolare della nostra tradizione. La processione di Ramos è stata fatta dal cortile della nostra casa fino alla cappella, con mazzi di fiori e canti tipici del giorno. Nella speciale celebrazione del Giovedì Santo, con particolare attenzione all’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio abbiamo omesso solo la lavanda dei piedi, per ovvie ragioni. La sera abbiamo avuto una speciale Ora Santa, con testi selezionati del Vangelo, sull’amore cristiano. Il Venerdì Santo è stato un giorno di speciale raccoglimento e adorazione della Croce, che è culminato nella celebrazione pomeridiana. Le celebrazioni di questa settimana hanno avuto il loro momento culminante nella grande Veglia Pasquale, in cui spiccano le letture scelte della storia della salvezza, la liturgia battesimale e la preghiera universale della Chiesa. Tutte queste celebrazioni sono state trasmesse anche su Facebook.

In questa situazione, così simile a quella vissuta nelle comunità religiose di tutto il mondo, abbiamo imparato importantissime lezioni: la prima è che i cristiani non vivono la loro fede in isolamento, e che il nostro rapporto con Dio passa immancabilmente attraverso il nostro rapporto con il fratello; la seconda è che sempre, ma soprattutto nei momenti difficili, rivolgiamo lo sguardo ad un Dio misericordioso che soffre con noi il dolore e la sventura; la terza è che i media ci aprono le finestre per essere “creativi all’infinito”, come diceva San Vincenzo de Paoli; e molte altre ancora.

Che tutto sia per la maggiore gloria di Dio.

P. Félix Villafranca, C.M.

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