SCHEDA DI FORMAZIONE AIC – GENNAIO 2018 di Suor Maria Pilar Lopez FdC

da | Gen 14, 2018 | Formazione vincenziana | 0 commenti

Conclusione: la visione e i sogni

Possiamo dire con Madre Guillemin che “oggi nel mondo niente è più attuale dello spirito di San Vincenzo…”. Per lei questa fu una grande scoperta durante il Cncilio ed espresse così la sua ammirazione:
“Ogni volta che si presentava un’idea che sembrava nuova, con profonda soddisfazione personale e filiale, dicevo tra di me: “Questo lo ha insegnato San Vincenzo”, forse non con le stesse parole, perché espresso nello stile della sua epoca, ma il suo pensiero aveva questa purezza, questa chiarezza, questa autenticità di dottrina che non ha mai dovuto essere smentita o frenata dall’insegnamento della Chiesa… Rallegriamoci dunque di essere figli di un tale padre”

Questo è il sentimento che sarei felice di aiutarvi a rinforzare con questa riflessione.
Vi invito ad approfondire la Dottrina Sociale della Chiesa, che ci aiuta a mantenerci fedeli a quattro grandi temi che sono essenziali nella nostra vita:

  •  Fedeltà all’uomo e al nostro tempo
  •  Fedeltà a Cristo e al Vangelo
  •  Fedeltà alla Chiesa e alla sua missione nel mondo
  •  Fedeltà al carisma del nostro fondatore

Prendiamoci un poco di tempo per chiederci se nel concreto della nostra vita, siamo PROFETI : Che cosa annunciamo? Siamo TESTIMONI? – Di chi? Di che cosa?… Poi confrontiamo le nostre risposte con la vita profetica dei nostri fondatori, i profeti “di casa nostra” e con la vita di tanti altri che ciascuno di noi ha conosciuto nella Famiglia Vincenziana.
Ricordiamo che il profeta è colui che ha il coraggio di alzare gli occhi e di fissarli negli occhi di Dio, è colui che incontra Dio guardandolo in volto, come Mosè, ma Mosé si toglie le scarpe davanti al roveto ardente, cioè perde le sue certezze, le sue sicurezze e si volge ad altri punti di riferimento, come fece Maria di Nazareth.
Come il vasaio di Geremia accetta di perdere una parte di sé stesso, quello che non gli serve.
Contempla Yahvé e non muore, il profeta può reggere lo sguardo di Dio…. Quando sentono la chiamata tutti hanno paura e vogliono sottrarsi: Mosè, Isaia, Geremia, Giona… Elia aspettava la morte nel deserto… ma di fronte alla chiamata di Dio tutti finiscono per dire “manda me, sono qui”, “mi hai conquistato”.
Siamo chiamati a continuare con coraggio l’audacia, la creatività e la santità dei nostri fondatori, e a rispondere ai segni dei tempi che si presentano nel mondo di oggi, con una fedeltà dinamica, capace di adattare il nostro carisma alle realtà e alle necessità del nostro tempo.

Il Concilio ci ha detto:
“Il futuro dell’umanità sta nelle mani di coloro che sapranno dare alle generazioni che verranno delle ragioni per vivere e delle ragioni per sperare”

Più recentemente Giovanni Paolo II ha detto :
“E’ l’ora di una nuova fantasia della carità”

Quando ci abbandoniamo al pessimismo storico, noi offendiamo il Creatore e il Salvatore: non per nulla il pessimismo è la filosofia di vita delle persone che non credono in Dio.
Nello spirito di Gesù dobbiamo coltivare quella speranza che ci permette di “guardare con fiducia al futuro della creazione e dell’umanità, perché, pur gemendo nei dolori del parto, esse sono in cammino verso la liberazione. La speranza del Regno non si vive nella rassegnazione passiva, ma nell’anticipazione del Regno stesso attraverso piccoli atti di liberazione concreti, parziali, ma aperti ad un futuro di pienezza.
Ricordiamo che il profeta non è solo colui che prevede, ma è colui che, con la propria vita cerca di avvicinare la realtà al sogno, e questa è la speranza, l’utopia cristiana, per questo il profeta è disposto a perdere la vita, in un attimo o a poco a poco nel corso del tempo.
Il profeta ha una sensibilità diversa, nel suo cuore arde la certezza che la creatività di Dio non può restare nascosta. Bisogna essere sempre attenti e svegli, guardando la realtà con occhi nuovi, perché in ogni momento può nascere qualche cosa di inaspettato e sorprendente.
Ascoltiamo il profeta Gioele:
“I giovani avranno visioni, gli anziani avranno sogni”

Ricordiamo che per il popolo di Israele le visioni e i sogni erano comunicazioni divine. Il nostro mondo, i poveri, la Chiesa, hanno diritto e hanno bisogno delle nostre visioni e dei nostri sogni. Questa frase del profeta Gioele ci invita a sognare con Dio, a fare gli stessi sogni che Dio fa per il suo popolo, a immaginare un mondo migliore e a lavorare con tutte le nostre forze perché diventi realtà. Non è forse questo che fece Vincenzo de’ Paoli e hanno continuato a fare tanti profeti che
ci hanno preceduto nel carisma vincenziano?
Quando ci sembra di essere visionari, quando sogniamo il meglio per i poveri che Dio ci ha affidato e pensiamo che non sarà mai possibile realizzarlo, allora riconosciamo in loro i sogni di Dio, e lottiamo perché diventino realtà. Approfondiamo la parola di Dio, approfondiamo la Dottrina Sociale della Chiesa, approfondiamo il nostro carisma e vedremo che questo ci stimolerà ad avere grandi sogni e grandi visioni che corrispondano a ciò che è il meglio per ciascuno dei poveri che Dio ci ha affidato.
Così sia.

Proposta dell’ AIC per riflettere:

1. Che cosa diceva Madre Guillemín di San Vincenzo? Commentatelo in gruppo e dite se siete d’accordo oppure no e perché.
2. Quali sono i quattro aspetti della fedeltà che la Dottrina sociale della Chiesa ci indica? Come li viviamo?
3. Ricordiamo che, grazie al Battesimo, tutti siamo PROFETI. Che riflessioni suscita in te questo testo? Siamo davvero dei profeti capaci di seguire la chiamata del Signore anche “nelle tempeste”? (lavoro individuale e poi di gruppo).
4. Quali sono i nostri sogni dopo 400 anni dalla nostra fondazione?

Tags: AIC

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