Trentatreesima domenica del Tempo Ordinario C, Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Nov 10, 2016 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Malachia 3,19-20;
Salmo 97;
2Tessalonicesi 3,7-12;
Luca 21,5-19

Lectio

La venuta del giorno del Signore, che era una preoccupazione grande, già al tempo dei profeti, attanagliava anche la prima generazione cristiana: il Signore verrà per cui dobbiamo essere pronti! Ora, alcuni, nella comunità cristiana di Tessalonica, avevano anche smesso di lavorare e d’impegnarsi nella società, perché, secondo loro, tutto stava per finire. Per questo Paolo li ammonisce: il cristiano deve essere un onesto lavoratore ed un buon cittadino, che si guadagna il pane con il sudore della propria fronte. È così che, alla sua venuta, il Signore ci dovrà trovare.
Anche nel vangelo troviamo più o meno la stessa preoccupazione. L’autore ammonisce la propria comunità a non cadere nell’errore degli ebrei che non si erano convertiti, i quali avevano l’ossessione di comprendere chi fosse il Messia. Però questi si erano costruiti un profilo del Messia e, siccome Gesù di Nazareth non vi corrispondeva, non lo riconobbero come tale.
Viene menzionata la prima persecuzione di cui fu vittima la comunità cristiana: quella, scatenata dal popolo ebraico contro gli ebrei convertiti, che potevano anche essere denunciati come blasfemi, perfino dai loro familiari, rimasti fedeli alla legge mosaica.
Inoltre, sempre l’autore del vangelo di Matteo, esorta la sua comunità cristiana a non preoccuparsi della fine del mondo, ma ad essere pronti a riconoscere il Signore che viene. Al contrario s’incorre nella distruzione. È menzionata la distruzione di Gerusalemme (70 d. C.) ad opera delle legioni romane. Questo evento i cristiani, che erano riusciti ad abbandonare la città, lo lessero come il castigo che Israele si era procurato, non riconoscendo in Gesù il Messia atteso.

Meditatio

Abbiamo già sottolineato che, quando un cristiano si allontana dalla logica del vangelo ed inizia a vivere, trattando con le persone ed usando le cosa, in modo opposto al vangelo, va incontro al fallimento della vita. Infatti, quando si entra in ambienti in cui conta l’avere e il sembrare il rischio è altissimo.
Eppure questa tentazione dell’apparire, dell’occupare i posti di comando è molto subdola, ecco perché il cristiano deve vigilare su di sé e su quanto gli gira attorno.
Il Concilio Vaticano II afferma che non sappiamo, quando e come finirà il mondo, ma sappiamo che il Padre ha creato tutto con amore e non desidera che l’universo cada in rovina.
Essere pronti significa essere attenti ai fratelli, essere attenti alla vita della Chiesa. Colui che è pronto ad accogliere il Signore ha incontrato il Risorto. Se ha incontrato il Risorto, sa per esperienza, che la vita non è tolta ma trasformata, questo lo porta ad essere un cristiano fedele, veramente credente, perché cosciente di essere amato dal Padre, come tutti sono amati dal Padre.
Si potrebbe dire questo di tutti i cristiani? No. Perché? Perché il cristiano, vero adoratore del Padre in spirito e verità, è preoccupato che si compia la volontà del Padre non la sua.
Invece, spesso, il cristiano devoto, il cristiano pio, è impegnato a far si che nella chiesa si attui ciò che egli ha in testa: un Dio che punisce, diavoli sempre al lavoro, uomini che seguono i diavoli ed allora, il cristiano devoto, lancia in resta, s’impegna a combattere i diavoli che regnano nel mondo in un grandissimo numero e per questo indisturbati.
Allora è bene preoccuparci invece di compiere la volontà del Padre: costruire la Chiesa, secondo lo stile del Concilio; far fare esperienza di Dio alla nostra gente di sentirsi chiesa e non clienti al banco di un supermarket. Se la domenica si assolve al precetto, ma durante la settimana non ci si sente parte di una comunità parrocchiale che vive, il culto è morto. Non si può pretendere che i giovani ci seguano. Attendere vigilanti, significa lavorare per costruire questo stile di Chiesa: una chiesa viva in cui tutti si sentano parte, in cui ogni cosa che si compie si opera per essere chiesa viva, in attesa della venuta quotidiana del Signore: questo è Regno di Dio all’opera. Dalla festa parrocchiale, alla celebrazione feriale dell’eucaristia. È importante che le nostre comunità parrocchiali intraprendano questo cammino, per non trovarsi – alla venuta del Signore, che viene in mille modi nel quotidiano, ad essere musei del devozionalismo, oppure supermercati dell’individualismo, in cui tutti possono fare tutto..
Auguriamoci di scoprire ogni giorno di più l’amore gratuito del Padre e di compiere la sua volontà. Lo scrivo in termini tecnici: auguriamoci di essere veri adoratori. Adoratori del Padre in spirito e verità.

Buona domenica.

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