Ventottesima domenica del Tempo Ordinario C, di P. Giorgio Bontempi, CM

da | Ott 7, 2016 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

2Re 5,14-17;

Salmo 97;

2Timoteo 2,8-13;

Luca 17,11-19

 

 

Lectio

 

L’autore del vangelo di Luca, scritto tra il 75 e l’85 d. C, polemizza con il popolo ebraico che non aveva accolto Gesù di Nazareth come Messia atteso, prima dai profeti e poi da Israele. Dobbiamo temer presente che, quando fu redatto il vangelo di Luca, san Paolo era già morto da circa una trentina d’anni e con la sua predicazione e la sua profezia aveva aperto alla fede cristiana tutti i popoli che esistevano allora nell’Impero romano.

Naturalmente tutto questo comportò uno sconvolgimento nelle comunità cristiane che erano composte solo da ebrei convertiti, perché si era diffusa la tesi, che se una persona avesse desiderato il battesimo, prima avrebbe dovuto farsi circoncidere ed entrare a far parte del popolo d’Israele. Solo così avrebbe ricevuto un battesimo valido.

Paolo, come tutti i veri profeti che si ribellano al si è sempre fatto così – il principale nemico dello Spirito Santo – reagì con forza a quella tesi.

Ora nella figura del samaritano che torna a ringraziare il Signore, si possono vedere tutti i popoli, mentre nei nove che non tornano indietro: Israele e tutti coloro che pensano di aver diritto all’aiuto del Signore perché sono cristiani e si ritengono i migliori. Lo stesso messaggio si coglie anche all’interno della prima lettura. Naaman non è ebreo e quindi è ritenuto di razza inferiore, però ascolta il profeta, è venuto da lontano per ascoltarlo. Invece, coloro che vivono con il profeta non lo ascoltano.

 

Meditatio

 

È fondamentale, per un cristiano imparare ad ascoltare lo Spirito, perché è dall’ascolto dello Spirito che si coglie la qualità del cammino percorso dietro al Signore.

L’ascolto dello Spirito ti rende capace di ringraziare il Signore dei doni che gratuitamente ti ha elargito.

L’ascolto dello Spirito conduce ad accettare i propri limiti ed ad accogliere quelli degli altri, senza subirli.

L’ascolto dello Spirito rende capaci di sana autocritica, ci dà il coraggio di dire: “ho sbagliato e di chiedere perdono”.

L’ascolto dello Spirito c’impegna seriamente con Cristo e non ci fa temere di perdere la fama. Un cristiano, come Cristo nella sua passione, non deve preoccuparsi di perdere la fama. Invece, sempre seguendo lo Spirito, egli dovrà vigilare affinché, attorno a sé, i poveri, gli ultimi, i malati, gli scartati dalla società, occupino i primi posti, come insegna il vangelo. Altrimenti egli dovrà lottare contro tutto e tutti, affinché questi fratelli siano onorati e serviti come nostri signori e padroni. Perché solo così il cristiano potrà essere credibile.

Quante volte, ho sentito rimproverare ai cristiani il fatto che molti di loro non si compromettono perché, come gli invitati alle nozze del vangelo, hanno altri interessi, altre mire, per cui non si possono compromettere. Ma noi non proponiamo all’esempio del mondo questi cristiani, ma proprio coloro che si sono comportanti contrariamente ad essi e che forse, agli occhi dei loro contemporanei, non erano visti bene ma, quello che conta sono gli occhi di Dio……

 

Buona domenica.

 

 

 

 

Prima lettura

2Re 5,14-17

 

Dal secondo libro dei Re

In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Eliseo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].
Tornò con tutto il seguito da [Eliseo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.
Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore».

Salmo responsoriale

Sal 97

 

   R.: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

 

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

 

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

 

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Seconda lettura

2Tm 2,8-13

 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Figlio mio,
ricordati di Gesù Cristo,
risorto dai morti,
discendente di Davide,
come io annuncio nel mio vangelo,
per il quale soffro
fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.

 
Vangelo

Lc 17,11-19

 

Dal Vangelo secondo Luca

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

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