V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C, di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Feb 5, 2016 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Isaia 6,1-2.3-8;
Salmo 137;
1Corinzi 15,1-11;
Luca 5,1-11

LECTIO
Anche nel brano evangelico propostoci per la celebrazione eucaristica di questa domenica, troviamo i discepoli “prima” dell’incontro con il Risorto. Infatti si fidano del Signore, ma con un po’ di riluttanza, perchè Gesú non era un pescatore, mentre loro si. Per questo conoscevano bene il lago.
L’autore del brano evangelico vuole farci capire che, quando ci si mette alla sequela del Signore è necessario entrare nella logica di un tipo “diverso di conoscenza: quella della logica del vangelo: amore gratuito; scelta degli ultimi posti; sapere che si è servi inutili; umiltà.
Ecco perchè si diventa “pescatori” di uomini. Cioè si salva lepersone dal male, perchè gli si insegna l’uso corretto delle cose e il giusto rapporto con lepersone.
Gli antichi, che non sapevano che la terra fosse rotonda, pensavano che sotto le acque “inferiori” (= mari, fiumi e laghi) ci fosse il regno del male. Ecco il significato fdella frase ” vi farò pescatori di uomini”.

MEDITATIO

Fidarsi di Gesû, essere pescatori di uomini ecc…ecc..
Queste ed altrettante frasi simili le abbiamo lette ed udite fino alla noia e forse è proprio per questo motivo che, spesso, non ci provocano alcuna emozione.
Siamo come Pietro: dinnanzi alle difficoltà sembra che si dica al Signore, più con fatti che parole che sappiamo noi come fare, perchè Lui è al di fuori della vita quotidiana
Viene da pensare sia alla vita di alcune comunitá parrocchiali che ad alcune comunitá religiose: si vede il clima da come s’instaura la collaborazione a tutti i livella, dalla pulizia della chiesa, allapreparazione della catechesi e della liturfgia.
Infatti sein una parrocchia e in una comunitá religiosa troviamo il parroco o il superiore/a che è un accentratore e non svviluppa lacolllaborazione, o al massimo si attorna di persone che non lo aiutano, perché non gli dicono quando sbaglia, per paura di perderne i fafore, la comuità è inesorabilmente votsta alla morte ed il parroco e il superiore relativo e non sono intervenuti.
Essi sono colpevoli di sciatteria, un peccato molto grave per chi deve animare le celebrazioni.
Chiediamo allo Spirito di guidarci nel cammino dalla sequela a Cristo Signore.
Buona domenica.

Prima lettura

Is 6,1-2.3-8


Dal libro del profeta Isaìa

Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».


Salmo responsoriale

Sal 137



    R.: Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.
Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!
La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.


Seconda lettura

1Cor 15,1-11


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

[Forma breve:  1Cor 15, 3-8.11:

Dalla lettera prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, a voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.]


Vangelo

Lc 5,1-11


Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

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