Il caso della bambina che viveva come un cane: la procura di Bari chiede l’archiviazione.

di Francesca Russi – La Repubblica – 10 luglio 2011

Trovata due anni fa che abbaiava e mangiava da una ciotola. Ma la pm archivia perché la piccola ancora non parla e non riesce a riferire se ha subito violenze e chi sono gli autori.

La piccola adesso ha nove anni, vive in una casa famiglia, ma non sa ancora parlare. Si esprime a gesti. Mima con le mani la violenza subita. Non sa e non può però raccontarla a parole. È per questo che la procura di Bari ha deciso di archiviare il caso della bambina trovata a dormire in un armadio tra i rifiuti. Mancano le prove e di conseguenza i capi di imputazione e gli indagati.

La storia risale a un anno e mezzo fa. Il 21 ottobre 2009 i genitori della piccola, che allora aveva solo sette anni, lanciano l’allarme. Non trovano più la figlia, non sanno che fine abbia fatto, pensano sia scappata. Chiamano il 112 e il 113 ma non sanno descrivere la bimba, né ricordano che vestiti indossi. Poliziotti e carabinieri così cercano ovunque la piccola finché non la trovano addormentata in un armadio: gambe appoggiate su una mensola e viso sul petto accanto a un cane. Attorno ci sono escrementi, avanzi di rifiuti, materassi senza lenzuola e sporchi.

Una scena di degrado e di abbandono nel cuore della città, in un piccolo appartamento al quartiere Carrassi. I genitori non riescono a crescere la piccola. Il papà, 57 anni, è invalido civile, disoccupato e senza alcun reddito. La mamma, 46 anni, ha problemi psichici e una piccola pensione con la quale tenta di mantenere la famiglia. Una cifra insufficiente, al punto tale che in casa non c’è più la corrente elettrica perché i coniugi risultano morosi. È alla luce delle candele, infatti, che gli investigatori cercano la bambina. La famiglia è già affidata ai servizi sociali e a quelli di igiene mentale, ma si è da poco trasferita in un nuovo appartamento. Gli assistenti sociali fanno visita loro ogni quindici giorni, la bambina è seguita con un programma specifico a scuola, eppure la situazione è ugualmente drammatica.

Da allora la piccola è stata tolta ai genitori. È stata prima ricoverata al reparto malattie infettive dell’ospedale Giovanni XXIII per sospetta scabbia e pidocchi e poi affidata in cura ad una casa famiglia dove si trova attualmente. Un anno e mezzo fa non sapeva parlare. Si comportava come un cane: abbaiava e mangiava da una ciotola per terra. Faceva praticamente quello che faceva il suo fedele cagnolino, sempre con lei. Nessuno le aveva insegnato a parlare né a mangiare con forchetta e cucchiaio. Ora però sta meglio. È seguita dagli assistenti sociali, va a scuola, mangia a tavola. Ma non riesce ancora ad articolare le parole.

La bambina, secondo le indagini portate avanti dalla procura di Bari, avrebbe subito anche violenze sessuali. Non c’è modo però di dimostrarlo. Lei mima quei gesti e capisce i riferimenti sessuali, ma mancano lesioni sul corpo che possano provare quelle violenze. E manca soprattutto la testimonianza perché la piccola non riesce a raccontare. Anche solo contestare il reato di abbandono di minori, a due genitori in cura al Servizio di igiene mentale, è praticamente impossibile. E così il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, Angela Morea, ha deciso di archiviare. Negli scorsi giorni ha depositato la richiesta al giudice per le indagini preliminari, a quale spetta comunque l’ultima parola.

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