Di p. Giorgio Bontempi C.M.
Carissimi questa domenica non commenterò la Parola di Dio, ma vi invito a festeggiare con la mia Famiglia Vincenziana la chiusura dell’anno giubilare.
Infatti quasi tutti gli amici ai quali giunge il mio contributo domenicale, o fanno parte della Famiglia Vincenziana, oppure vivono in parrocchie affidate ai Missionari di san Vincenzo, o hanno sentito da me parlare del carisma che Vincenzo e Luisa hanno trasmesso ai loro figli e che questi hanno attuato lungo i secoli. Per questo ognuno di voi si sentirà coinvolto in questo giubileo vincenziano.
Vincenzo e Luisa sono vissuti, come scrive il P. Luigi Mezzadri, nel secolo dell’onore (il 1600), in cui contava essere qualcuno. La Chiesa che apparve davanti ai loro occhi era una realtà in cui abbondavano preti, frati, monaci e monache, ma che era sotto il giogo impostole dalle famiglie nobili. Quindi la qualità del clero secolare e religioso, spesso lasciava a desiderare. L’abbandono pastorale dei paesi di campagna da parte del clero era una realtà quotidiana.
Anche allora, come oggi, c’era stato un concilio: il concilio di Trento, che auspicava la riforma del clero.
I nostri santi hanno profuso tutto il loro impegno per attuare i decreti conciliari. La riforma della Chiesa era urgente. Essi infatti non hanno fatto altro che rispondere alle urgenze della chiesa del loro tempo.
Chiediamoci quali sono le urgenze della chiesa oggi? Intanto un vincenziano dovrebbe, sulla scia dei fondatori, preoccuparsi di attuare i decreti del concilio Vaticano II° e la riforma liturgica. Un vincenziano dovrebbe vivere la liturgia che celebra, con l’attenzione ai poveri e, come san Vincenzo, sedersi ai tavoli che contano, per difendere i suoi signori e padroni. Egli non può, pena rinnegare il battesimo, favorire coloro che, in nome della sicurezza, dell’ordine discriminano o cercano di discriminare i poveri.
Per essere ancora più concreto, pensiamo al caso dell’espulsione dei Rom: siamo stati contenti? Forse si, così ci siamo dimenticati del vangelo. Quanti hanno pensato che il problema non era cacciare i Rom, ma non permettere che i loro bambini e le loro donne, spesso in stato di gravidanza, siano costrette all’accattonaggio dalla violenza brutale dei loro uomini, che con il ricavato vanno a prostitute e bevono?
I nostri santi certamente si sarebbero mossi per difendere queste donne e bambini brutalizzati.
Quest’anno 350° dev’essere un punto di partenza per rivitalizzare il carisma dei fondatori che lo Spirito Santo ci ha affidato dopo la loro entrata in Paradiso.
Buona festa a tutti.
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