Per l'Africa il vero campionato mondiale comincia adesso

da | Lug 14, 2010 | Economia sociale, Opinioni a confronto, Politiche sociali, Poverta' / analisi, Poverta' / strategie, Storia e cronaca | 0 commenti

Spente le luci e i fuochi pirotecnici negli stadi nuovi di zecca, cessato il barrito delle vuvuzelas, osannato Nelson Mandela a una settimana dal suo 92° compleanno, consegnata la Coppa alla Spagna – il paese geograficamente più vicino all’Africa – il grande Luna park sudafricano dei Mondiali di calcio ha chiuso ieri sera i suoi battenti con le lodi e il plauso incondizionato di quegli stessi critici che appena un mese fa gridavano alla disorganizzazione, al pericolo per la criminalità e la sicurezza in genere, il dilagare della prostituzione, gli abusi e la tratta dei minori e non so quali altre possibili nefandezze d’ogni genere, tipiche del modo tradizionale di dipingere l’Africa nel nord del mondo.

Per quel che se ne sa fino a questo momento, Sudafrica e Africa intera escono invece da questo grande test in maniera più che positiva, dando prova di grande impegno e straordinaria unità d’intenti. Se sul fronte strettamente sportivo, né il continente né il Sud del mondo sono riusciti a salire sul podio dei primi tre posti – rimasti tutti in mani europee – è sul piano dell’immagine complessiva che l’Africa ha conquistato in un mese punti che non ha ottenuto negli anni, perfino per ammissione pressoché corale e spontanea dei più scafati giornalisti sportivi che più di una volta son riusciti ad andare oltre la lettera dello sport. “L’Africa ha preso per mano questi Mondiali e ha comunicato loro il meglio del suo spirito, non esclusa una nota di dolcezza” ha detto ieri sera con convinzione Mario Sconcerti, uno dei più noti e attenti giornalisti sportivi italiani, in una trasmissione della rete televisiva “Sky”. sottolineando un aspetto forse sfuggito ai più. Che il continente possa costituire una straordinaria risorsa spirituale per il resto del mondo è stato più volte sottolineato da più parti; lo ha ricordato, per esempio. Benedetto XVI l’anno scorso in occasione del Sinodo per l’Africa; continuano a riaffermarlo, chiedendo un Nobel per le donne africane, organizzazioni di volontariato come “Chiama l’Africa”. E soprattutto lo sanno e lo ripetono da anni alla MISNA tanti missionari e operatori umanitari che vivono da tempo nel continente, superando grandi difficoltà e prendendo posizione contro la violenza, gli errori e le ingiustizie, ma restando saldamente accanto alle popolazioni locali di cui spesso ricordano straordinarie virtù e forza d’animo. Il modo in cui il Sudafrica è riuscito a organizzare e gestire il torneo e la partecipazione del continente intero, diventato in gran parte per un mese un “iperstadio”, sono la prova indiscussa di un potenziale di capacità e di unità finora poco o nulla colto e raccontato dai grandi mezzi d’informazione e dalle istituzioni del nord del mondo. Soltanto Romano Prodi, ex-presidente della Commissione Europea (1999-2004) e due volte presidente del consiglio italiano, aveva auspicato e sottolineato più volte – in un convegno della Fondazione per la collaborazione tra i popoli a Bologna e poi in una “lectio magistralis” presso la Fondazione Basso in Giugno a Roma – l’importanza di uno spirito unitario continentale di cui, con i Mondiali di calcio, il Sudafrica poteva farsi crogiuolo per tutto il continente. “Con le Olimpiadi la Cina è riuscita a proiettare una nuova immagine e identità del paese in tutto il mondo; i Mondiali di calcio possono essere qualcosa di simile per l’intera Africa se il Sudafrica riuscirà a interpretare e rappresentare in questa occasione la realtà multiculturale dell’intero continente” aveva detto alla MISNA Prodi in occasione dell’incontro romano. I pareri potranno essere discordi, soprattutto con il passare del tempo, man mano che i soliti detrattori dell’Africa e dell’intero Sud del mondo tenderanno a farsi avanti. E’ certo però che molte delle fosche previsioni della vigilia appaiono finora perdenti e il “continente nero” risplende di luci di cui non ha mai goduto in passato. Affinché non siano fuochi fatui è però indispensabile che proprio a partire dal Sudafrica, chiuso il Luna park, vengano ora seriamente ascoltate le voci di tutti coloro che non hanno ancora tratto vantaggio alcuno dalla grande festa del calcio o che addirittura ci hanno rimesso. Come per esempio, per tutto Maggio, ci avevano ricordato in Italia i rappresentanti degli “abhalali”, organizzazione sudafricana per i diritti civili, con i loro simbolici “Mondiali al contrario”, giusto contrappunto allo sfarzo e all’ebbrezza del primo Mondiale africano. E che nell’Africa intera, in uno spirito unitario di giustizia e di pace, i potenti africani (e del resto del mondo) si impegnino a far sì che il vero Mondiale dell’Africa, un campionato di sviluppo, giustizia e diritti umani, molto più impegnativo e decisivo di quello appena concluso, prenda oggi avvio al più presto e porti gli “ultimi” dell’Africa e del Sud del mondo intero a una vittoria piena e indiscutibile, un successo prezioso e indispensabile per un miglior futuro dell’intero pianeta.

Pietro Mariano Benni

www.misna.it

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