Fidarsi di Dio in tempi di incertezza

da | Ott 5, 2020 | Formazione vincenziana | 0 commenti

Vi invitiamo a scoprire Federico Ozanam attraverso i suoi stessi scritti, co-fondatore della Società di San Vincenzo de’ Paoli e uno dei membri più amati della Famiglia Vincenziana (di cui forse sappiamo ancora poco).

Federico ha scritto molto nei suoi poco più di 40 anni di vita. Questi testi – che ci giungono da un passato non troppo lontano – sono il riflesso della realtà familiare, sociale ed ecclesiale vissuta dal loro autore che, per molti aspetti, ha delle analogie con ciò che si vive oggi, in particolare per quanto riguarda le disuguaglianze e le ingiustizie subite da milioni di persone impoverite nel nostro mondo.

Commento:

A metà luglio 1844, Amélie partì per  Dieppe, una città costiera sulla Manica a circa 200 chilometri da Parigi, alla ricerca di una cura per alcuni disturbi di cui soffriva facendo il bagno in mare. Federico rimase a Parigi per lavorare, anche se le fece una fugace visita il 21 e 22 luglio. Al suo ritorno, gli scrive quasi ogni giorno. Nella lettera del 27 luglio lo informa delle misure adottate per nominarlo professore di Letteratura alla Sorbona, succedendo a Claude Fauriel  (morto il 15 luglio) . In realtà,  la morte di  Fauriel  significava che, se non avesse ottenuto il posto di professore, avrebbe potuto addirittura perdere la sua posizione di professore supplente, a scapito di ciò che il suo sostituto   voleva fare. Ovviamente, ottenere la cattedra universitaria sarebbe un grande sollievo economico per la coppia e garantirebbe la loro futura stabilità[1]. È in questo contesto che scrive il paragrafo precedente.

Federico ripone la sua fiducia in Dio in ogni aspetto della sua vita, anche di fronte all’incertezza di un futuro poco chiaro. Egli sa che Dio si prende cura della sua creazione e in particolare di ciascuno dei suoi figli, e che  nei momenti di prova non sarà mai deluso da Dio, che è infinitamente compassionevole.

Ozanam ha interiorizzato e portato nella sua vita i seguenti versetti biblici, che ci invitano a porre la nostra fiducia nel Dio della storia, l’esempio di tanti altri che passano attraverso la Parola di Dio:

“Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare”.
Isaia 43:2.

“Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai.
Isaia 49:15.

Con espressioni molto simili, San Vincenzo de’ Paoli, in una delle sue conferenze alle Figlie della Carità, le incoraggia ad avere fiducia nella Divina Provvidenza:

Avere fiducia nella Provvidenza significa aspettarsi che Dio si prenda cura di tutti coloro che lo servono, così come un marito si prende cura della moglie e un padre si prende cura del figlio. È così che Dio si prende cura di noi, e molto di più. Non dobbiamo fare altro che confidare nella sua direzione, proprio come fa un bambino nelle mani della sua infermiera. Se lei mette il bambino nel braccio destro, lui è felice; se lei lo mette nel braccio sinistro, lui è felice; finché lei lo allatta, lui è felice. Anche noi, quindi, dobbiamo avere questa fiducia nella Divina Provvidenza, perché essa si prende cura di tutto ciò che ci riguarda, così come una balia si prende cura del bambino e un marito si prende cura della moglie; così anche noi dobbiamo abbandonarci completamente ad essa, così come il bambino è affidato alle cure della madre e come la moglie si affida al marito per prendersi cura dei suoi beni e di tutta la casa. …] La ragione che ci obbliga a confidare in Dio è che sappiamo che egli è buono, che ci ama con grande affetto, che desidera la nostra perfezione e la nostra salvezza, che pensa alle nostre anime e ai nostri corpi, che vuole concederci tutti i beni necessari per l’uno e per l’altro.
SVP È, IX-2, 1049.

Il seguace di Gesù Cristo sa che tutta la sua esistenza è nelle mani di un Padre provvidente, che è attento alle nostre necessità e che ascolta la nostra preghiera:

“Questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta”.
I Giovanni 5:14.

Non sempre riusciamo a realizzare ciò che vogliamo o di cui abbiamo bisogno, ma confidiamo – anche nelle situazioni più avverse – che tutto ciò che accade faccia parte di un piano divino che intuiamo, ma non conosciamo. Gesù Cristo ci chiede di confidare in questo Padre amorevole, di non preoccuparci delle cose in scadenza e di lavorare per costruire il Regno di Dio sulla terra, sapendo che Dio si prenderà cura di noi anche nelle avversità, nelle sofferenze o nelle malattie:

“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?”
Matteo 6:25-26.

Papa Francesco, commentando questo testo di Matteo, rifletteva:

Ma pensando a tante persone che vivono in condizioni precarie, o addirittura nella miseria che offende la loro dignità, queste parole di Gesù potrebbero sembrare astratte, se non illusorie. Ma in realtà sono più che mai attuali! Ci ricordano che non si può servire a due padroni: Dio e la ricchezza. Finché ognuno cerca di accumulare per sé, non ci sarà mai giustizia. Dobbiamo sentire bene, questo! Finché ognuno cerca di accumulare per sé, non ci sarà mai giustizia. Se invece, confidando nella provvidenza di Dio, cerchiamo insieme il suo Regno, allora a nessuno mancherà il necessario per vivere dignitosamente.  […] Per fare in modo che a nessuno manchi il pane, l’acqua, il vestito, la casa, il lavoro, la salute, bisogna che tutti ci riconosciamo figli del Padre che è nei cieli e quindi fratelli tra di noi, e ci comportiamo di conseguenza.
Omelia di domenica 2 marzo 2014.

Così, se confidiamo nella Divina Provvidenza, è nelle nostre mani che questa provvidenza deve raggiungere tutti e soprattutto i più bisognosi. Anni dopo, il Papa ha insistito ancora una volta sulla stessa idea espressa nella Parola di Dio e in quelle di San Vincenzo:

Il primo passo della preghiera cristiana è dunque la consegna di noi stessi a Dio, alla sua provvidenza. È come dire: “Signore, Tu sai tutto, non c’è nemmeno bisogno che ti racconti il mio dolore, ti chiedo solo che tu stia qui accanto a me: sei Tu la mia speranza”. È interessante notare che Gesù, nel discorso della montagna, subito dopo aver trasmesso il testo del “Padre nostro”, ci esorta a non preoccuparci e non affannarci per le cose. Sembra una contraddizione: prima ci insegna a chiedere il pane quotidiano e poi ci dice: «Non preoccupatevi dunque dicendo: che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?» (Mt 6,31). Ma la contraddizione è solo apparente: le domande del cristiano esprimono la confidenza nel Padre; ed è proprio questa fiducia che ci fa chiedere ciò di cui abbiamo bisogno senza affanno e agitazione.
Udienza generale del 27 febbraio 2019

Federico sa, in mezzo alla sua incertezza, di poter contare su un Dio misericordioso. Soprattutto nei suoi momenti di ansia, ha saputo affidarsi al Padre di tutti, mettere la sua vita nelle mani di Dio e accettare la sua volontà, per quanto difficile o incomprensibile possa sembrare. Lo sperimentò con particolare durezza quando, ben consapevole che gli rimaneva poco tempo da vivere, scrisse la sua “Preghiera di Pisa”, in cui pregava Dio di concederle il tempo sufficiente per educare sua figlia. Ma, anche in quei momenti di intensa agitazione, riusciva a pregare, dicendo

Volete proprio me. È scritto all’inizio del libro che devo fare la vostra volontà. E ho detto: “Vengo, Signore”. Io vengo se mi chiamaste, e non ho il diritto di dolermi.
Pisa, 23 aprile 1853.

Anche noi stiamo vivendo in questo momento un’epoca di intensi problemi sociali e personali. Molti vedranno la propria situazione personale rispecchiarsi nella situazione di Federico. Possa il suo esempio motivarci a camminare con fiducia nella vita, sapendo che Dio non verrà meno alle sue promesse… anche se non siamo in grado di comprendere i suoi disegni.

Suggerimenti per la riflessione personale e il dialogo di gruppo:

  1. In situazioni complesse, in momenti di incertezza e di dolore, com’è la nostra preghiera personale o comunitaria?
  2. Quale messaggio di speranza comunichiamo a chi è in difficoltà, a chi è malato o in procinto di morire?
  3. Inche modo stiamo partecipando attivamente alla costruzione del Regno di Dio, confidando nella Sua Provvidenza, come ci guida Papa Francesco?

Nota:

[1] Infine, alla fine del novembre 1844, Federico fu nominato successore di Claude Fauriel e titolare della cattedra a vita alla Sorbona.

Javier F. Chento
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