Di fronte alla crisi, “cerca la giustizia di Dio”

da | Set 7, 2020 | Formazione vincenziana | 0 commenti

Vi invitiamo a scoprire Federico Ozanam attraverso i suoi stessi scritti, co-fondatore della Società di San Vincenzo de’ Paoli e uno dei membri più amati della Famiglia Vincenziana (di cui forse sappiamo ancora poco).

Federico ha scritto molto nei suoi poco più di 40 anni di vita. Questi testi – che ci giungono da un passato non troppo lontano – sono il riflesso della realtà familiare, sociale ed ecclesiale vissuta dal loro autore che, per molti aspetti, ha delle analogie con ciò che si vive oggi, in particolare per quanto riguarda le disuguaglianze e le ingiustizie subite da milioni di persone impoverite nel nostro mondo.

Commento:

La contemporaneità di questo testo è indiscutibile. Così come ai tempi di Federico (e oltre un secolo e mezzo è passato) la nostra società attuale sta attraversando un periodo turbolento di crisi, instabilità, violenza e guerre che ci scoraggiano. Non c’è giorno in cui non ci siano notizie cattive sui giornali e sui telegiornali.

Il contesto di questa lettera è il seguente: Federico è preoccupato per i problemi[1] derivanti dalla rivoluzione industriale appena avviata, che ha colpito, in particolare, il proletariato, un settore già al margine della società. Pensando al futuro, ha sollevato la necessità di ripensare i concetti di lavoro, salario, orario di lavoro, associazionismo dei lavoratori, ecc.

Potremmo correre il rischio di vedere Ozanam come un programmatore di idee. No: egli cercava soluzioni concrete, umane e cristiane a favore degli oppressi, degli operai e, in generale, di tutte le persone ridotte in povertà.

Federico ci dice che il nostro dovere, di fronte a queste situazioni, è “non avere paura e non spaventare gli altri”: mantenere la calma e aiutare gli altri a vivere la situazione con speranza, “come una tempesta che non può durare a lungo”. Tuttavia, la speranza cristiana di Federico non è statica o provvidenziale. Egli sa che, per risolvere i problemi, dobbiamo metterci al lavoro: “abbiamo coraggio, cerchiamo la giustizia di Dio”… Noi Vincenziani sappiamo cos’è quella giustizia: stare sempre dalla parte delle persone ridotte in povertà, di coloro che soffrono di più per i convulsi movimenti economici e di potere del nostro mondo.

Uno dei problemi che restringe il cuore oggi è il movimento dei rifugiati causato dalla povertà e dalle interminabili guerre e conflitti del nostro tempo. A questo proposito, già alla fine del 2013, lo stesso Papa Francesco ha esortato gli ordini religiosi ad accogliere i rifugiati nei conventi vuoti:

“I conventi vuoti non dovrebbero servire le chiese da trasformare in hotel per fare soldi. I conventi vuoti non sono vostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati.[ …] Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio. Facciamo tanto, forse siamo chiamati a fare di più, accogliendo e condividendo con decisione ciò che la Provvidenza ci ha donato per servire. […] La carità che lascia il povero così com’è non è sufficiente […], Non basta dare un panino se non è accompagnato dalla possibilità di imparare a camminare con le proprie gambe [….] La misericordia vera, quella che Dio ci dona e ci insegna, chiede la giustizia, chiede che il povero trovi la strada per  non essere più tale”[2].

Di fronte a questo e a tanti altri bisogni insoddisfatti dei poveri di oggi, noi cristiani abbiamo il dovere, oltre che di agire contro la miseria, di alzare la voce e di offrire una parola di speranza a chi ne è colpito, denunciando anche i potenti che hanno causato questa inaccettabile situazione, per azione o per omissione, nelle infinite lotte per il potere e la ricchezza, che sono contrarie al messaggio evangelico. Noi Vincenziani abbiamo l’opportunità di rendere “efficace il Vangelo”[3] – come hanno fatto Vincenzo de’ Paoli, Louise de Marillac, Federico Ozanam e tanti altri – stando al fianco e a nome di questa immensa popolazione che vive abbandonata.

Oggi possiamo prenderli a modello e seguire il loro esempio, tenendo conto, come hanno fatto loro, della situazione storica del momento che dobbiamo vivere, diversa dalla loro, ma con un ampio campo d’azione per poterci spendere e logorare a favore della costruzione del Regno di Dio.

Suggerimenti per la riflessione personale e il dialogo di gruppo:

  1. Qual è il nostro personale atteggiamento nei confronti delle situazioni di bisogno causate dalla crisi attuale?
  2. La Famiglia Vincenziana, a livello mondiale, è abituata a fare, di tanto in tanto, dichiarazioni congiunte su problemi specifici. Queste dichiarazioni sono pubblicate sul sito http://famvin.org e su vari social network. Come possiamo comunicare la posizione della nostra Famiglia nel nostro ambiente locale?

Note:

[1] Quella che allora era genericamente conosciuta come la “questione sociale”, cioè le conseguenze lavorative, sociali e ideologiche prodotte dalla Rivoluzione Industriale. I cambiamenti che ha portato nei metodi di produzione hanno portato anche profonde alterazioni nella vita della società. Prima della rivoluzione industriale, l’economia era essenzialmente rurale e basata sull’agricoltura, l’allevamento, il commercio e la produzione manuale. Il suo arrivo ha portato con sé una progressiva trasformazione verso un’economia urbana, industrializzata e meccanizzata.

[2] Papa Francesco, visita al “Centro Astalli” di Roma per il servizio ai rifugiati, 10 settembre 2013.

[3] Cfr. SVP IT XI-3, conferenza del 6 dicembre 1658.

Javier F. Chento
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