Ogni settimana, un membro della Famiglia Vincenziana condividerà con noi una parte della sua esperienza di questi ultimi mesi. Dal profondo del suo cuore, egli proporrà un messaggio di speranza, perché (ne siamo convinti) ci sono anche lezioni positive da trarre da questa pandemia.
La crisi mondiale provocata dal Covid-19 ha aggravato la polarizzazione sociale, economica, politica e ambientale già esistente prima dell’inizio della pandemia. In molti Paesi esistevano già tensioni sociali dovute al malcontento delle minoranze e delle fasce della popolazione particolarmente vulnerabili. Queste tensioni sociali sono state aggravate dalle crisi migratorie, un triste fenomeno che colpisce molti Paesi sviluppati (ad esempio gli Stati Uniti e altre nazioni in Europa e Asia) ma che riflette la povertà e l’esclusione dei Paesi in via di sviluppo.
L’economia si stava indebolendo in America Latina e nei Caraibi, così come in diversi Paesi dell’Europa e dell’Asia, per non parlare del continente africano, dove la stragrande maggioranza della popolazione viveva in povertà.
Sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, c’è stata una polarizzazione politica in cui i leader populisti hanno approfittato di gruppi estremisti, erroneamente classificati come destra e sinistra, o associati a comportamenti razzisti.
Anche la Chiesa cattolica, prima dell’attuale pandemia, ha affrontato sfide molto difficili che hanno portato ad una sistematica riduzione del numero di vocazioni religiose e laiche. La Famiglia Vincenziana ha vissuto la stessa evoluzione nella maggior parte dei suoi rami.
La pandemia di Covid-19 ha portato – e continua a portare – almeno cinque cambiamenti, che rafforzano le sfide già esistenti:
- il distanziamento sociale, per evitare la diffusione del virus e contenere così il numero di persone positive al Covid-19 nel mondo e di conseguenza salvare vite umane;
- una profonda recessione economica, forse la peggiore degli ultimi secoli, che sta causando un enorme aumento della disoccupazione e la perdita di valore dei beni sia finanziari che materiali;
- la crisi sociale, causata dalla recessione economica, con milioni di persone che entrano o ritornano in povertà
- la digitalizzazione delle relazioni sociali, stimolate dalla proliferazione delle piattaforme digitali, da un lato ha facilitato e reso possibile la comunicazione tra individui e gruppi isolati, ma dall’altro ha completamente cambiato il modo in cui le persone interagiscono;
- un certo tipo di negatività e di pessimismo, che porta a mettere in discussione i valori fondamentali della fede, della speranza e della solidarietà, in tutti gli aspetti della vita, dall’ambito sociale all’economia, dalla politica all’ambiente.
Ovviamente, tutto questo ha conseguenze anche nella vita della Famiglia Vincenziana e, in particolare, nella Società di San Vincenzo de’ Paoli (SSVP). Spetta a noi, leader vincenziani, riflettere sulle conseguenze di questi cambiamenti nella nostra missione. Secondo la definizione del Consiglio Generale Internazionale, la missione del SSVP è::
“Una rete di amici,
che cercano la loro santificazione
attraverso il servizio personale ai poveri e la
difesa della giustizia sociale”.
Dobbiamo riflettere su come il necessario distanziamento sociale e le “nuove” relazioni digitali influiscono e influenzeranno la nostra rete di amicizia, che fu il frutto della prima Conferenza nel 1833. Allo stesso modo, la crisi può avere un impatto positivo o negativo sulla nostra spiritualità, sul nostro modo di cercare la santità attraverso la nostra conoscenza ed esperienza di Dio. Dobbiamo discutere tra di noi dei “nuovi” bisogni dei poveri che serviamo, di fronte all’ isolamento e alla recessione economica, e del modo migliore per visitare le loro case. Infine, come seguaci di Ozanam e dei suoi amici, dobbiamo essere consapevoli delle nuove sfide per generare ed evangelizzare la giustizia sociale.
Possiamo certamente trasformare la crisi in un’opportunità per aumentare la rilevanza del SSVP nella sua missione. È necessario, oggi più che mai. La fede in giorni migliori e la speranza di essere guidati dallo Spirito Santo ci mostrerà la via per stabilire la carità, trasformata nell’amore di Dio.
Dalle bellissime terre dell’Honduras, dove vivo con Andrea, che ho conosciuto al SSVP 35 anni fa, l’isolamento sociale mi ha portato a questa riflessione. Sono sicuro che molti di noi hanno avuto la stessa esperienza di Dio, seguendo e cercando di capire la nostra missione nella “nuova normalità”.
Il Beato Federico Ozanam interceda per i nostri poveri, le nostre famiglie e tutti i membri della Società di San Vincenzo de’ Paoli.
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