Venticinquesima domenica del Tempo Ordinario A – di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Set 23, 2017 | La Parola per la Chiesa, Per la meditazione | 0 commenti

Isaia 55,6-9
Salmo 144
Filippesi 1,20-24.27
Matteo 20,1-16


Lectio

Nelle nostre città che hanno sulle spalle secoli di storia esisteva una piazza, come a Genova Piazza Banchi, in cui si radunavano le persone che lavoravano a giornata. Infatti, in questa piazza, al mattino presto, arrivavano i fattori e chiamavano coloro di cui avevano bisogno pattuendo il salario giornaliero.
Questa usanza vigeva già al tempo di Gesù e il brano evangelico ne parla.
Il messaggio che l’autore vuole trasmettere alla sua comunità è il seguente: lavorare nella vigna del Signore, non è un peso, ma una fortuna. Ecco perché si deve essere contenti se all’ultimo arrivato viene corrisposto il salario con cui è stato retribuito il primo venuto.
L’autore della lettera ai Filippesi spiega bene questo concetto: è Cristo la ragione della vita umana, per questo non ha senso una vita che si svolga lontano da quanto Cristo ci ha insegnato, prima con l’esempio e poi con la parola.

Meditatio

Mi sorge alla mente una frase che i cosiddetti cristiani tristi spesso proferiscono: «Vuoi vedere che quel tale che si è goduto la vita, alla fine me lo trovo in paradiso? Così si è goduto la vita di qua e se la godrà anche di là. Questa è un ingiustizia!». Che cosa c’è che non va in questo pensiero?
Prima di tutto il fatto che, in questo modo di pensare, è la persona che, con le sue rinunce e il suo impegno si guadagna il paradiso. Qui l’amore gratuito del Padre potrebbe anche non esistere.
In secondo luogo qui appare una vita cristiana triste. Una vita sempre in lotta, sia contro il mondo, non visto come la creazione che il Padre ha fatto con tanto amore, ma come il mondo in cui un diavolo potentissimo, quasi più potente di Dio, domina indisturbato.
Se questo, per assurdo, fosse il cristianesimo allora sarebbe meglio essere atei.
Invece, il cristiano felice, il cristiano che ha incontrato il Risorto nei fratelli; il cristiano che sa vedere il Risorto che opera nella creazione; il cristiano che si adopera a costruire la Chiesa e, per questo, non teme la sofferenza, la solitudine, l’allontanamento, si coglie come manovale nella vigna del Signore. Per questo si ritiene fortunato per essere stato chiamato fin dalla prima ora. È Per lui una fortuna e non un peso, come per il cristiano triste, aver lavorato per il Signore tutto il giorno. La prova ne è che accoglie volentieri e non come il cristiano triste, colui che giunge all’ultima ora, perché il cristiano felice vuole che tutti entrino a lavorare nella vigna!
E noi? Che tipo di cristiani siamo: tristi o felici?

Prima lettura
Is 55,6-9

Dal libro del profeta Isaia
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Salmo responsoriale
Sal 144

R.: Il Signore è vicino a chi lo invoca.

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

Seconda lettura
Fil 1,20-24.27

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.

Vangelo
Mt 20,1-16

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

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