Apocalisse 11,19; 12,1-6.10;
Salmo 44;
1Corinzi 15,20-26;
Luca 1,39-56
Lectio
L’autore del libro dell’Apocalisse è stato redatto tra il 100 e il 120, quando i cristiani soffrivano la persecuzione dell’imperatore romano. La donna è la chiesa che, non ostante il momento difficile che stava vivendo, per opera dello Spirito Santo, riuscì a superare la prova. Questo è il senso di questo libro, scritto in modo criptato perché, se fosse andato nelle mani della polizia romana, questa non avrebbe compreso nulla di quanto vi era scritto.
La comunità cristiana, condotta dallo Spirito Santo, superò la prova perché, avendo incontrato il Risorto aveva compreso che la vita non è tolta, ma trasformata.
Anche l’inno del Magnificat ha lo stesso significato: scritto durante la persecuzione Maria è immagine della chiesa che compie la volontà del Padre e, pur di essere fedele al vangelo, non esita a esercitare la carità verso gli ultimi, anche a costo di intraprendere un viaggio lungo e pericoloso.
Meditatio
L’Assunta ci ricorda un punto fondamentale della fede cristiana che è quello della risurrezione della persona, quando il corpo umano cessa la sua funzione.
L’Assunta ci ricorda che in paradiso c’è la stessa Maria che ha vissuto a Nazareth con Gesù e Giuseppe. Con loro ha condiviso la vita familiare normale, come accade nelle nostre famiglie.
L’Assunta ci ricorda che in paradiso saremo proprio noi. Le nostre persone create ad immagine e somiglianza di Dio.
L’Assunta ci ricorda che in paradiso non esisteranno più i nostri limiti ed i limiti altrui, ma tutti sapremo leggere nel nostro cuore e nel cuore degli altri. Ci renderemo conto come il vangelo era l’unica proposta per vivere una vita realmente umana e felice.
L’Assunta ci ricorda che i malati, tutti coloro che nella vita umana erano handicappati, in paradiso saranno normali e, in un certo senso saranno i primi: ecco perché la vita è sacra.
Buona solennità dell’Assunta.
Prima lettura
Ap 11,19; 12,1-6.10
Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito.
Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo».
Salmo responsoriale
Sal 44
R.: Risplende la regina, Signore, alla tua destra.
Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.
Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
Seconda lettura
1Cor 15,20-26
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.
Vangelo
Lc 1,39-56
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
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