Un pensiero all’inizio della santa Quaresima. Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Feb 18, 2015 | Per la meditazione | 0 commenti

Oggi con la celebrazione delle Lodi mattutine è iniziata la quaresima 2015. In rito ambrosiano (la liturgia celebrata nel territorio della dicesi di Milano) la santa quaresima inizierà con la liturgia dei primi vespri della prima domenica di quaresima.

Penso che, in vista del mercoledì delle Ceneri e quindi dell’inizio della quaresima, nelle famiglie cristiane praticanti, nelle parrocchie, nelle diocesi e nelle comunità religiose, si sia pensato a che cosa fare durante questo tempo dell’anno liturgico. In genere si pensa a rispondere ai bisogni dei poveri, a togliere qualcosa alla nostra mensa, a fioretti vari ecc….

Ma la quaresima ha il suo senso profondo nel prepararci alla Pasqua: Cristo morto (venerdì), sepolto (sabato) risuscitato (domenica) e al tempo che segue il triduo santo: la cinquantina pasquale. Si tratta del Cristo che è passato per la passione e la morte, si tratta del Cristo che è stato abbandonato dai suoi; si tratta del Cristo che è stato vilipeso dalle autorità religiose e civili del suo tempo; si tratta del Cristo che ha perso la fama e la dignità.

La quaresima ci verifica, ogni anno, sul questo punto: noi accettiamo questo Cristo e lo seguiamo, se siamo disposti, per la difesa degli ultimi a perdere la fama, seguendo il suo esempio, perché solo così si costruisce la chiesa. Siamo pronti a vivere i momenti del dolore seguendolo, camminando sulla sua strada, per costruire la chiesa?

Ecco costruire la chiesa potrebbe essere questo un impegno da iniziare in quaresima e portare avanti durante l’anno liturgico 2015 anche per quelli che seguiranno.

Per una famiglia costruire la chiesa potrebbe essere offrire l’esempio ai figli, di unità tra gli sposi, di servizio reciproco, di preghiera comune ed ascolto della voce di Dio, in modo che i figli seguano la stessa strada dei genitori, perché vedono che è il vangelo vissuto l’unica via che promuove la vita umana.

Per una comunità parrocchiale, costruire la chiesa può significare, per prima cosa, che le famiglie – al loro interno – vivano come ho scritto sopra e poi insieme collaborino per formare la comunità parrocchiale, sapendo di essere servi inutili, ma solo manovali agli ordini dello Spirito Santo. Quest’ultimo punto vale, a maggior ragione, anche per il parroco ed i preti suoi collaboratori.

Questa linea penso che dovrebbe essere seguita anche dalla chiesa diocesana: il vescovo ed i suoi stretti collaboratori, insieme alle comunità parrocchiali ed ai religiosi. Come comune denominatore dovrebbe esserci la collaborazione, per un cammino di evangelizzazione condiviso. Si dovrebbe vedere una diocesi in cammino e non delle singole realtà (parrocchie e, tanto meno, i gruppi) in cammino ognuno per conto proprio.

Questo discorso è valido ancora di più per i religiosi: quelle persone che vivono in un Ordine o in una Congregazione (o Compagnia), perché essi dovrebbero essere nella chiesa il segno visibile di quanto si è scritto.

Infatti la vita religiosa (= comunitaria) nasce con san Benedetto con lo scopo di riportare nella Chiesa la vita delle prime comunità cristiane (cfr. Lc 2,42 – 48) “[…] erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli, nello spezzare del pane e nella preghiera.
Oggi nelle comunità religiose, senza generalizzare, si tende a preferire il servizio dei poveri alla vita comunitaria.
Qualcuno potrebbe affermare che molte Congregazioni sono nate per servire e evangelizzare i poveri e questo è vero ma, se andiamo alle origini scopriamo che è la Comunità “x” o “y” nata per servire ed evangelizzare e non la singola persona al suo interno: si lavora insieme. Le comunità religiose dovrebbero cercare di servire ed evangelizzare come comunità. Deve vedersi una comunità che opera, non il singolo. Perché quando è il singolo, si nota come spesso e volentieri questi trascuri la vita comunitaria e, se noi religiosi non lavoriamo insieme, abbiamo fallito!!

Noi religiosi non dobbiamo nascondere dietro il servizio il disagio di condurre la vita comunitaria. È meglio, quando fosse così, chiedere di essere dimessi dalla propria congregazione e continuare il servizio singolarmente: è più onesto!

La quaresima potrebbe essere un momento favorevole per rivedere questo tratto essenziale della nostra vita, perché il servizio e l’evangelizzazione dei poveri possono farli tutti anche meglio di noi!!
Se noi non riprendiamo a lavorare come comunità, le vocazioni si diraderanno sempre di più e saremo costretti a seppellire il carisma che ci è stato consegnato dallo Spirito Santo, attraverso i fondatori, per costruire la Chiesa. Ma sappiamo com’è andata al servo di evangelica memoria che non ha fatto fruttare il carisma, ma’ha sepolto…..

Buona quaresima a tutti.

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