Non mi basta di amare Dio, se il mio prossimo non l’ama: Evangelizzazione

da | Nov 4, 2014 | Per la meditazione | 0 commenti

Introduzione: Lasciare vivere in me stesso lo Spirito di Cristo.

 

Chi è il mio prossimo? E’ quello a me più vicino. San Vincenzo parla di Spiritualità, ci dice quello che per lui significa in questa frase indirizzata il 13 Dicembre 1658 ai suoi missionari:” Quando si dice che lo Spirito Santo opera in qualcuno, si intende che lo Spirito dimorando in questa persona, gli dà le stesse capacità e attitudini che aveva Gesù sulla terra, e la fanno agire nello stesso modo, non con la stessa perfezione, ma seconda la misura dei doni del Divino Spirito.” La definizione è semplice: la Spiritualità è l’azione dello Spirito Santo nel nostro stesso spirito. Esso è la nostra interiorità, i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre opinioni, le nostre convinzioni ecc. E’ là che lo Spirito Santo agisce. Poiché lo Spirito Santo è lo spirito stessi di Cristo, è naturale che quando comunica con il nostro lo inondi di Gesù, della sua vita, delle sue “inclinazioni e disposizioni”, fino a raggiungere l’ideale: “ non sono più me stesso, è il Cristo che vive in me”.

 

Sviluppo del tema:

“ Non mi basta d’amare Dio, se il mio prossimo non l’ama”.

Sono queste parole di San Vincenzo che sono rivolte a tutti i volontari vincenziani, perché San Vincenzo ripeteva sempre che “ se abbiamo amore, dobbiamo mostrarlo facendo si che i popoli amino Dio e il prossimo, e quindi amare il prossimo per Dio e Dio per il prossimo”.

 

L’Evangelizzazione parte dalla Chiesa

 

Noi volontari sappiamo che al tempo di San Vincenzo e di Santa Luisa il nostro Movimento è nato all’interno della Chiesa ed è a partire dalla Chiesa che diffondiamo la nostra missione d’amore e di servizio ai poveri. E’ nella Chiesa che siamo nati alla Fede ed è a partire dalla Chiesa che nostro Signore ci ha chiamati a questa vocazione di servizio ai più poveri e più vulnerabili.

La nostra Azione di Carità e la nostra forza trasformatrice sono il miglior argomento e la migliore testimonianza per rendere viva la Chiesa stessa poiché sono prova di volontà, di giustizia e di carità.

 

San Vincenzo e la Chiesa

 

Poiché provava un vero amore per la Chiesa, alla quale riconosceva dei difetti, San Vincenzo ha sempre pensato che la comunità dei credenti è chiamata alla perfezione della vita cristiana. Per San Vincenzo questa perfezione si trova nella carità e “ nel fare sempre la volontà di Dio”. E questa carità consiste nel fare di tutto affinché quelli che noi serviamo conoscano la volontà di Dio ed imparino ad amarlo.

 

La Chiesa dei poveri

 

Non possiamo separare Chiesa e amore, perché nella coscienza ecclesiologica di questo Apostolo della Carità del diciassettesimo secolo, far crescere i poveri in profondità è uno dei ruoli fondamentali della Chiesa. Basta leggere i vangeli per rendersi conto che il gruppo che seguiva Gesù era costituito da poveri. Lui stesso ha voluto esserlo.

 

Quelli fra noi che hanno letto un poco della vita di San Vincenzo hanno potuto rendersi conto che aveva imitato Gesù nella sua vita. Preferiva i poveri ai quali ha insegnato ad incontrare ed amare Gesù. San Vincenzo era così nella sua vita, ha insegnato l’amore ai poveri e sono i volontari vincenziani come noi che lo hanno aiutato nel suo amore per i poveri.

 

 

La Chiesa ha una Missione sociale: non si tratta solamente di dare agli uomini il messaggio e la grazia di Gesù Cristo, ma anche di cercare di migliorare la vita materiale nello Spirito del Vangelo. E’ qui che la nostra missione di volontari vincenziani fa parte della missione della Chiesa. Per applicare il messaggio evangelico alle realtà sociali bisogna avere uno spirito di carità umile e uno spirito umile che “vuole fare il bene e deve farlo bene”. E’ per questo che bisogna cercare, al giorno d’oggi, delle tecniche e degli strumenti adeguati per portare alla Carità di Cristo quegli uomini e quelle donne che non solo sono poveri ma mancano anche d’amore e di conseguenza non sanno amare. Dare loro amore, affinchè a loro volta imparino ad amare, fa parte dei nostri doveri di volontari vincenziani. Bisogna che troviamo il modo di evangelizzarli perché provino amore verso Dio e conoscano l’amore che Dio ha per loro.

 

 

La Chiesa è Amore: tutti noi, battezzati, formiamo la Chiesa

 

 

Cerchiamo la conversione di tutti; se ce n’è bisogno dobbiamo donarci fino allo sfinimento per la conversione di tutti. E’ il solo modo di essere fedeli al Cristo. Non si tratta di fare grandi dibattiti o di fare belle figura con i nostri fratelli, si tratta si salvare delle anime.”Non c’è sotto il cielo altro nome che quello di Gesù Cristo per il quale essere salvati”.

Si può predicare solo con le parole? NO!!! Le nostre buone opere danno testimonianza a Dio. Gesù lo dice:” la vostra luce deve brillare davanti agli uomini perché vedano le vostre buone opere che glorificano il Padre che è nei cieli”.

Ecco l’esortazione di San Giacomo nella sua epistola:” a che serve, fratelli miei, che qualcuno dica:” ho la Fede”, se non ha le opere? La fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono nudi, se mancano di cibo e uno gli dica:”va in pace, scaldati, rifocillati”, senza dargli il necessario, a che serve?” Lo stesso vale per la fede:se non viene dimostrata con le opere è morta. Diremo: puoi mostrarmi la tua fede senza le opere? Io ti mostrerò la mia fede attraverso le opere.

E’ per questo che, nella Chiesa, la predicazione del Vangelo ha sempre accompagnato la Carità verso i più deboli. Nessuna delle due può mancare e chi trascura una delle due commette un grave errore. Non possiamo offrire il Cristo se non diamo da mangiare a che ha fame o bere a chi ha sete. Non possiamo neanche rifocillare il peccatore con pane e acqua senza offrirgli il Pane di Vita che è venuto dal Cielo. Colui che rifiuta di dare il pane terreno è altrettanto miserabile di colui che rifiuta di offrire il Pane celeste; dobbiamo dividere l’uno e l’altro. Chi è l’idiota per il quale non offrire la salvezza è” rispettare il suo prossimo”? Chi è l’idiota che crede che basti parlare di Cristo senza impegnarsi come si è impegnato il samaritano che si è preso cura di colui che era abbandonato sul bordo della strada? Non è questo l’amore? Concludiamo questo tema come l’abbiamo cominciato, citando san Paolo.” Annunciare il Vangelo non è per me un titolo di gloria è una necessità primaria. Disgrazia per me se non annunciassi il Vangelo!”

San Vincenzo ce lo spiega molto chiaramente:” Non mi basta d’amare Dio, se il mio prossimo non l’ama.” E’ anche vero che non mi serve a nulla d’amare Dio se coloro che mi vivono accanto non vedono in me una vera evangelizzazione.Sarei la pietra che li fa barcollare, uno scandalo per loro che rinuncerebbero alla Fede e all’amore di Cristo e della Chiesa. Dobbiamo essere creativi e innovatori per amare ed imparare ad amare, per continuare ad avanzare nel cammino di San Vincenzo a corto e a lungo termine.

 

                                

                                                  

L’ Amore è inventivo all’infinito

 

 

 

 

Riflessione personale e comunitaria:

 

“ Chi merita di più, colui che ama Dio e trascura il prossimo, o chi ama il prossimo per amore di Dio? Secondo voi, qual è il più puro e meno interessato di questi amori?”

 

 

Attività e domande:

 

 

Nelle nostre attività, che possiamo fare in concreto per vivere questo amore evangelizzatore come ci insegna il carisma vincenziano? “ Pensare a un vero cambiamento sistemico”.

 

 

Preghiera:

 

Vieni Spirito Santo,

e manda dal cielo

un raggio della tua luce.

Vieni, Padre dei Poveri,

Vieni a darci i tuoi doni,

vieni a darci la tua luce.

Consolatore pieno di bontà,

ospite dolce delle anime.

Per mezzo della tua luce

penetri nelle profondità del cuore dei tuoi fedeli.

Senza il tuo aiuto Divino,

non c’è niente nell’uomo,

niente che sia innocente.

Lava i nostri peccati,

allevia la nostra aridità,

guarisci le nostre ferite.

 

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