Zaccaria 9,9-10;
Salmo 144;
Romani 8,9.11-13;
Matteo 11,25-30
Lectio
L’annuncio del messia proposto dall’autore del libro del profeta Zaccaria, un testo redatto negli ultimi secoli della storia d’Israele, prima della venuta di Cristo, raffigura il messia, come uomo di pace, infatti lo pone a cavallo di un asino e non di un cavallo, perché questo era segno di potenza militare e ricchezza. Ora sarà invece il messia umile e promotore di pace a salvare Israele.
Questo profilo messianico avrà i tratti di Gesù di Nazareth, che porrà la sua dimore, non negli ambienti dei ricchi, dei nobili, in cui conta il denaro, la potenza e l’apparire e non le persone, ma tra la gente comune. Cristo volle nascere e spendere quasi tutta la sua vita nella famiglia del falegname di Nazareth. Gesù volle liberamente condividere le gioie ed i dolori con la gente del popolo, perché quella era la vera vita. Sono queste le persone chiamate da Lui a seguirlo e a condividere con Lui l’amore del Padre. Amore che non è colto da scribi, farisei e dottori della legge di Mosé, perché si ritenevano giusti e proprietari della verità. Infatti si erano costruiti un Dio a loro immagine e somiglianza.
La comunità cristiana non dovrà scegliere la logica della legge di Mosé, ma quella del vangelo.
Meditatio
Questo brano di vangelo non incita al abbandonare lo studio della Teologia, ma condanna coloro che si ritengono sapienti: scribi farisei e dottori della legge di Mosè.
Infatti il vangelo ricusa le persone che si ritengono depositarie della verità e esalta gli umili ed i deboli e gli oppressi.
Certo se tutti mettessimo in pratica il vangelo, nella Chiesa tutto sarebbe facile: ma non lo è.
Il vangelo ci mette in guardia dal cadere nell’illusione di essere sapienti e dotti e quindi ciechi.
Attenzione: si può essere ciechi anche celebrando ogni giorno l’eucaristia e la liturgia delle Ore; si può essere ciechi anche sapendo predicare; si può essere ciechi servendo i poveri ogni giorno ecc…
Infatti colui che non è cieco e “vede” il Signore è un cristiano che non si accontenta di quello che compie, ma guarda oltre, si domanda che cosa si possa fare meglio di ieri, per evangelizzare la società? Un cristiano che “vede” il Signore crea collaborazione è attento alla voce dello Spirito, perché egli sa che lo Spirito può parlare in tutti e per mezzo di tutti….; un cristiano che “vede” il Signore usa le strutture per servire la chiesa e non ci si nasconde dentro, ma è sempre pronto a modificarle, ad ampliarle per il bene dei fratelli e quindi non rischia di morire dentro strutture che sono obsolete e insufficienti.
Auguriamoci di “vedere” il Signore per servirlo ogni giorno meglio del giorno precedente, come servi inutili.
Buona domenica.
Quattordicesima Domenica del Tempo Ordinario Di p. Giorgio Bontempi c.m.
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