Atti 1,1-11;
Salmo 46;
Efesini 1,17-23;
Matteo 28,16-20
Lectio
L’autore degli Atti degli apostoli si premura di precisare che Gesù di Nazareth era un uomo in carne ed ossa e non era simile agli dei della mitologia greco – romana, in cui si credeva nell’impero, ad eccezione d’Israele.
Inoltre, sempre l’autore del libro degli Atti, chiarisce un concetto fondamentale: la fine del mondo non sappiamo quando avverrà, per cui la comunità cristiana deve evangelizzare i fratelli, senza essere preoccupata di questo.
Ricordiamo che la prima generazione cristiana (quella che vive dopo la morte e risurrezione del Signore, fino al 100/120 d.C.) era convita che in capo alla loro generazione si attuasse il ritorno glorioso del Signore (= la parusia) e, di conseguenza, la fine del mondo.
Con la narrazione dell’ascensione del Signore, si vuole insegnare che il cristiano non deve cercare il corpo umano del risorto, ma lo deve vedere ogni giorno nel volto dei fratelli e nella celebrazione eucaristica.
Questa esperienza è la fede ed è questa esperienza che il cristiano deve comunicare, con l’esempio e con le parole ai suoi contemporanei.
Meditatio
La narrazione dell’ascensione del Signore intende confermare che il Padre, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio seguito e amato dagli antichi profeti, ha approvato tutto quello che Gesù di Nazareth ha compiuto e predicato al popolo d’Israele. Di conseguenza, Gesù è accolto nella gloria di Dio e siede alla destra del Padre.
Anche noi, se vogliamo essere graditi a Dio, dobbiamo seguire l’esempio di Gesù. Come fare? È semplice: vivere il vangelo. Vivere il vangelo significa fare l’esperienza dell’incontro con il Risorto. Questi lo troviamo ogni giorno nel volto dei fratelli, specialmente in quello dei poveri e degli ultimi (il metodo adottato per aiutare i poveri e gli ultimi, questo va discusso con coloro che hanno esperienza di servizio). La liturgia è lo strumento privilegiato per compiere questa esperienza. Naturalmente si intende la liturgia della riforma liturgica, non le cerimonie che si “vedevano” prima del Concilio Vaticano II, in cui si “assisteva” senza comprendere, ne le motivazioni teologiche ne i gesti che si compivano su un altare lontano dal popolo (non si parla di assemblea celebrante, perché ognuno recitava le suo preghiere privatamente), da un prete che volgeva a questo le spalle e, sotto voce, in latino diceva la sua Messa.
Il “vedere” Cristo nel fratello, non significa essere “buonisti” nel nome di una “carità che tutto copre ecc…san Paolo inorridirebbe a sentire tale interpretazione delle sue parole, e si risentirebbe per essere colluso con il male e la menzogna e l’abuso di autorità che la carità “dovrebbe coprire”.
La vera carità è quella che ha il coraggio di denunciare questi abusi, commessi anche all’interno delle comunità cristiane, dei gruppi e dei movimenti e, sembra strano, nei gruppi che si definiscono “caritativi” e dove può capitare si ricattano i poveri o ci se ne serva per dominare la situazione, affinché non si scoprano gli ammanchi di denaro, lo sperpero, la mala amministrazione, che persone che si sono costruite la fama, nascondono coprendosi proprio con questa, “eliminando” coloro che, in nome del Risorto, non hanno timore di denunciare tali situazioni.
L’ascensione ci ricorda che il Signore è in paradiso, perché ha compiuto la volontà del Padre, che era quella di manifestare il suo amore verso ogni persona e di denunciare il modo di vivere di scribi farisei e dottori della legge. Ora questi si erano costruiti una fama e un potere che hanno usato per uccidere Gesù, Paolo e tutti gli apostoli ad eccezione di Giovanni, ma oggi noi adoriamo Gesù, e veneriamo gli apostoli……
Buona domenica
Ascensione del Signore Solennità Di p. Giorgio Bontempi c.m.
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