Ezechiele 37,12-14;
Salmo 129;
Romani 8,8-11;
Giovanni 11,1-45
Lectio
Il brano tratto dal libro del profeta Ezechiele paragona il ritorno nella terra promessa da parte del popolo di Dio, alla risurrezione dei cadaveri. Infatti, il popolo ebraico che rea in esilio, viveva in quella situazione perché non aveva compiuto la volontà di Dio e questo era considerato dal profeta come uno stato di morte, da cui Israele fu liberato per puro amore di Dio e ricondotto, per mano del profeta, nella terra promessa.
Lo stesso paradigma: morte e risurrezione lo usa l’Apostolo quando paragona la persona “dominata dalla carne” a colui che è morto; a differenza di chi è stato sepolto nella morte di Cristo, con l’essersi immerso nell’acqua battesimale, segno del Signore morto e risorto, ed è risorto riemergendo dall’acqua.
San Paolo, nella lettera ai Romani, con il termine carne intende tutto ciò che è contrario al vangelo: amore al denaro, alle cose materiali, alla propria gloria, ad occupare i primi posti ecc…
Il battezzato è colui che ritiene “spazzatura” tutto ciò che è contrario al vangelo, perché ha trovato il tesoro nel campo: il Signore risorto. Tramite Lui userà le cose nel modo giusto e non ne resterà schiavo, così nel rapporto con gli altri si comporterà da persona libera.
La lectio di questa domenica, che pone in risalto l’uomo morto e l’uomo risorto, si chiude con il brano della risurrezione di Lazzaro.
L’autore si pone la domanda – siamo tra il 90 e il 120 d. C – chi può risuscitare un morto? Solo Dio. Dunque se Gesù di Nazareth resuscita un morto, significa che egli è Dio. Ma che cosa ne hanno fatto di lui i capi del popolo ebraico?
La risurrezione di Lazzaro non è uguale a quella di Cristo: infatti Lazzaro è tornato a vivere la vita umana e poi, al momento opportuno, sarà morto e sarà andato in paradiso.
Infine l’autore vuole sottolineare come Gesù, avendo assunto la nostra natura, ha voluto condividere tutto con noi. Qui egli condivide il dolore, per la morte di un caro amico.
Sono tanti i punti che si potrebbero sottolineare nella lectio, per questo brano evangelico. Io ho preferito puntare l’attenzione su questi.
Meditatio
Il comune denominatore delle tre letture di questa domenica è il binomio morte/risurrezione.
Noi cristiani testimoniamo che, al termine della vita umana, quando il nostro corpo – come tutte le cose materiali, cesserà di funzionare – noi continueremo a vivere in Paradiso in quello stato di vita che abbiamo sempre sognato: senza i nostri limiti ed i nostri difetti. infatti in paradiso i rapporti tra di noi saranno vissuti alla perfezione, senza il minimo screzio.
Ecco perché noi cristiani sosteniamo che la vita umana è sacra e che l’uomo non può esserne il gestore. Perché la vita non termina con la morte, ma continua in paradiso.
Perché, sempre noi cristiani, sosteniamo che la vita di tutti è sacra, soprattutto quella dei malati di mente, dei malati terminali..?..perché in paradiso queste persone le troveremo normali. La malattia è una caratteristica della vita umana e non della vita eterna.
Ma come si può essere certi dell’ esistenza del paradiso, dell’esistenza della vita eterna?
È molto semplice, necessità fare l’esperienza dell’incontro con il Signore risorto. Tale esperienza è semplicissimo farla. Ogni giorno nelle persone che incontriamo c’è il Risorto. Per questo motivo debbo trattare bene gli altri: l’antipatico resta antipatico; colui che mi ha fatto del male, quando l’incontro mi ricordo del male ricevuto; il bugiardo e l’arrogante restano tali, ma io, quando li incontro, dirò: è il Signore e li tratterò bene.
È importante chiarire che “trattare bene” non significa che il bianco diventa nero, cioè che si debba far finta di nulla sul male commesso, specialmente su quello commesso ai danni degli altri. Infatti Cristo sulla croce ha perdonato a scribi, farisei e dottori della legge il loro grande peccato, ma quando il Signore era in mezzo a loro, non ha agito da “buon cattolico”: taci e non guardare: sistema con cui sono nate e prolificano le mafie, ma Gesù non ha temuto di dir loro quelli che andava detto, sapendo bene quello che rischiava. Ma per Lui contava compiere la volontà del Padre anche se il prezzo è stato la morte in croce.
Così, il cristiano che ha incontrato il Risorto ha lo stesso coraggio di Cristo e non teme le rappresaglie dei potenti che, colti con le mani nel sacco lo “sbattono fuori dalla Sinagoga”: egli sa che la vita non è tolta ma trasformata e preferisce il paradiso alla sete di potere, alla menzogna, alla gloria che le persone si attribuiscono a vicenda ecc…
Buona domenica.
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