Nella Chiesa del Gesù, venerdì 10 gennaio 2014, il “Coro San Benedetto” ha eseguito un concerto di beneficenza per promuovere il progetto “Bor.I.S.” della Casa Famiglia Vincenziana, opera sociale della Casa della Missione di Como.
Inaugurata nel novembre 2005, la CFV è un servizio intermedio tra il carcere e l’ambiente sociale esterno, un’espressione dell’anima sociale di S. Vincenzo de Paoli: “E’ cosa buona essere misericordiosi con quelli che hanno commesso qualche reato e non rifiutare mai l’assistenza a coloro che la chiedono, specialmente quando, nel loro sbaglio, vi sia più disgrazia che malizia.” (lettera del 28 dicembre 1658 a Pierre Cabel, superiore a Sedan).
Lo scopo dell’accoglienza in Casa e dell’accompagnamento che si offre alle ospiti, è quello di evitare che si creino di nuovo le condizioni che le hanno condotte in carcere. Ricominciare da zero la propria vita dopo aver fatto l’esperienza del carcere e in mancanza di legami parentali o amicali su cui contare è un’impresa davvero ardua.
Con il progetto denominato “Bor.I.S. – Borsa di Inserimento Sociale”, si intende fornire alle ospiti della Casa il supporto di una serie di professionisti che le aiutino a creare delle basi solide per ricostruire la propria vita, inserite nel tessuto “sano” della società e lontane da ambienti delinquenziali. Allo stesso tempo si intende fornire il supporto abitativo per il tempo necessario a creare queste basi, offrendo anche la possibilità di accedere ad un inserimento lavorativo oppure formativo. Ecco dunque evidenziarsi due binari che corrono in parallelo per lo sviluppo del progetto:
il primo binario è quello dell’accoglienza abitativa in Casa, prevista per un tempo minimo di 6 mesi, durante i quali l’ospite verrà remunerata (attraverso fondi del progetto) per impegnarsi nella formazione scolastica o professionale oppure essere inserita in un’attività lavorativa;
il secondo binario è quello del supporto di figure professionali (che saranno diverse a seconda delle problematiche personali), che consentirà all’ospite di avere a disposizione uno psicologo o un counselor, un avvocato, un educatore per il disbrigo di pratiche burocratiche (professionisti remunerati attraverso i fondi del progetto).
A tutto questo si aggiunge il quotidiano lavoro di supporto e accompagnamento degli operatori della Casa, oltre all’accesso ad un fondo per l’avvio di una vita autonoma in un appartamento oppure il supporto al rimpatrio (nei casi di straniere con una posizione legale insanabile). Infine, durante i 6 mesi di accoglienza, l’ospite verrà avviata e inserita in un’attività di volontariato, avente valore formativo dal punto di vista umanitario, e come forma di risarcimento per il danno arrecato alla società nel momento in cui ha commesso reato.
“Il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi… sembra sempre impossibile finché non viene fatto” (Nelson Mandela).
Francesca e padre Francesco
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