Quarta domenica di Pasqua C DOMENICA DEL BUON PASTORE, di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Apr 19, 2013 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Atti 13,14.43 – 52
Salmo 99
Apocalisse 7,9.14b – 17
Giovanni 10,27 – 30


Lectio

Il brano degli Atti degli apostoli, propostoci in questa domenica, è di fondamentale importanza per la storia della Chiesa. Infatti si narra l’apertura del messaggio cristiano ai pagani: coloro che non facevano parte del popolo eletto. Se questo non fosse capitato, il cristianesimo si sarebbe limitato ad essere una succursale della religione ebraica. Questa però è solo una constatazione sociologica, perché sappiamo che la Chiesa è sempre stata condotta dallo Spirito santo e perciò questo non sarebbe mai potuto accadere.
Anche in questa pericope degli Atti, si ricorda il pensiero evangelico: gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi. Infatti Israele, che si riteneva il popolo eletto, perde tale condizione, perché ha rifiutato la predicazione di Gesù di Nazareth, il Messia atteso dai profeti ed i pagani, ritenuti persone di seconda classe i cani, saranno coloro che costituiranno la maggioranza di quel nuovo popolo di Dio, che non farà più distinzione di persone e di razza, saranno quella moltitudine di cui parla la seconda lettura – tratta dal libro dell’Apocalisse -.

Questo nuovo popolo di Dio – la Chiesa – che costituisce il gregge guidato dall’unico pastore il Cristo. Egli, con il suo esempio, ci ha insegnato ad essere pastori nella comunità cristiana, ha servire la Chiesa, senza tornaconto, ma con amore.

Meditatio

Oggi è la domenica del Buon Pastore, in cui la Chiesa prega per le vocazioni al sacramento dell’Ordine, alla vita comunitaria all’interno delle comunità religiose e alla vita matrimoniale.
Qualche pio cattolico potrebbe osservare: …ma allora le vocazioni sono tutte uguali?
Questa osservazione ci ricorda lo schema della Chiesa dal 1300 al Concilio Vaticano II.
Prima del Concilio, quando si parlava delle vocazioni, si prospettavano gli stati di perfezione, rappresentai da una piramide, si partiva dalla vita monastica di stretta clausura e si scendeva, fino alla base della piramide. Se un cristiano non riusciva ad entrare in nessuno degli stati di perfezione, allora gli era consigliato di sposarsi come rimedio alla concupiscenza…..
Non commento…..

Con il Vaticano II si è tornati alla tradizione antica della Chiesa: alla teologia di san Paolo. L’Apostolo afferma nei suoi scritti che: la Chiesa è formata dall’insieme dei battezzati; che il battesimo è l’unica e sola consacrazione; che ogni cristiano è chiamato dallo Spirito santo a servire la Chiesa secondo i doni ricevuti.

Ecco perché è fondamentale chiarire ai ragazzi ed ai giovani che, se vogliono essere felici, se vogliono realizzare la loro vita, è fondamentale che imparino ad ascoltare, nel loro cuore la voce dello Spirito e si facciano aiutare a discernerne il messaggio.
È importante far comprendere ai ragazzi ed ai giovani che non ha importanza ciò che lo Spirito chiede a loro, ma che essi rispondano positivamente a tale invito, altrimenti saranno degli infelici per la vita.

Quando si parla di felicità, non si tratta di quella felicità effimera, ma di quella fondata sulla roccia che è Cristo. Questo vuol dire che, non ostante le difficoltà e le ingiustizie che incontreranno, non si perderanno d’animo se avranno seguito il Signore, tramite dei modelli che insegneranno loro a discernere la voce del Signore.
Infatti i modelli sono molto importanti: preti felici; suore felici; coppie felici. Felici perché vivono nel posto che hanno ricevuto da Dio!

Allora la pastorale giovanile diventa veramente un modo in cui questi modelli, che diventano strumenti nelle mani di Dio, operano al servizio della Chiesa.

Altrimenti ci sono persone – tra il clero, i religiosi ed i laici – che usano la pastorale giovanile per accrescere la propria fama; per farsi vedere bravi con i giovani.
Questi tali però, sono smentiti dall’esempio della loro vita e dai risultati ottenuti in campo vocazionale, perché nessuno delle persone da loro seguite, dopo che questi fanno pastorale giovanile da 20 o trent’anni, è entrato nella loro comunità, nella loro diocesi……
Purtroppo negli ambienti ecclesiali scadenti, basta essersi costruiti una fama e i falsi pastori, che il vangelo chiama mercenari, continuano ad operare imperterriti per anni a non dare frutto e, semmai, a tagliere quei pochi rami rimasti…..!

Cerchiamo di essere persone felici e saremo luce e sale nella Chiesa!

Buona domenica.

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