Natale del Signore Solennità, di p. Giorgio Bontempi c.m. 

Meditatio

Quest’anno ho preferito scrivere una breve meditazione, sia per il rito romano che per il rito ambrosiano e non, come uso ogni domenica, lectio e meditatio diverse, per la diversità delle letture proposte dai relativi riti.

È in uso per il Natale, sia nelle chiese, che nelle famiglie, allestire il presepe. Questo è un segno di una grande importanza, che rischia di essere relegato nel campo delle emozioni, delle tradizioni e delle gare dei presepi. Tutti aspetti che meritano rispetto, ma il presepe ha un significato molto più profondo.

Il Signore nasce fuori della città, è rifiutato dai suoi, che avrebbero dovuto essere preparati ad accoglierlo. Egli nasce tra gli ultimi: i pastori. Infatti nel presepio poniamo le statuette dei pastori e delle pecore.
Ora se il Signore ha voluto vivere tra gli ultimi, perché i pastori erano ritenuti tali dai capi religiosi del popolo ebraico, perché trattavano gli animali che, per gli ebrei osservanti, erano ritenuti impuri, noi come trattiamo con gli ultimi?
Prendiamo cura di queste persone, che sono il volto di Cristo sofferente? Oppure siamo di coloro che ingrossano le file dei razzisti in giacca e cravatta?
Prendiamo cura dei poveri ogni giorno, oppure solo durante le feste, per poter essere citati dai media e dai giornali?
Prendiamo cura dei poveri soltanto per affermare noi stessi?

Il cristiano compie il bene in silenzio e nel quotidiano; egli non desidera attribuirsi meriti, perché i meriti sono soltanto dello Spirito santo.

Ora abbiamo potuto vedere come allestire il presepio, significa porsi le suddette domande. Il presepio può essere un’occasione per evangelizzarci ed evangelizzare i nostri amici.

Auguro a tutti un santo Natale del Signore.