Il Rapporto 2011 di Nessuno tocchi Caino, presentato il 4 agosto e che dà conto dei fatti più importanti relativi alla pratica della pena di morte nel 2010 e nei primi sei mesi del 2011, conferma un’evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte in atto nel mondo da qualche anno.
I Paesi mantenitori della pena di morte sono scesi a 42, a fronte dei 45 del 2009, dei 48 del 2008, dei 49 del 2007, dei 51 del 2006 e dei 54 del 2005. Nel 2010, i Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali sono stati almeno 22, rispetto ai 19 del 2009 e ai 26 del 2008. Nel 2010, le esecuzioni sono state almeno 5.837, a fronte delle almeno 5.741 del 2009 e delle almeno 5.735 del 2008. L’aumento delle esecuzioni rispetto ai due anni precedenti si giustifica con l’impressionante escalation delle esecuzioni in Iran che sono passate dalle almeno 402 del 2009 alle almeno 546 del 2010. Nel 2010 e nei primi sei mesi del 2011, non si sono registrate esecuzioni in 3 Paesi – Oman, Singapore e Thailandia – che le avevano effettuate nel 2009. Viceversa, 8 Paesi hanno ripreso le esecuzioni: Autorità Nazionale Palestinese (5), Bahrein (1), Bielorussia (2), Guinea Equatoriale (4), Somalia (almeno 8) e Taiwan (4) nel 2010; Afghanistan (2) ed Emirati Arabi Uniti (1) nel 2011.
Negli Stati Uniti, nessuno Stato “abolizionista” ha reintrodotto la pena di morte, ma due Stati che non compivano esecuzioni da molto tempo ne hanno compiuta una. Nel giugno 2010 lo Utah ha compiuto la prima dal 1999 (tramite fucilazione, che non veniva usata negli USA dal 1996) e nel settembre 2010 lo Stato di Washington ha effettuato la prima esecuzione dal 2001.
Ancora una volta, l’Asia si conferma essere il continente dove si pratica la quasi totalità della pena di morte nel mondo. Se stimiamo che in Cina vi sono state circa 5.000 esecuzioni (più o meno come nel 2009 e, comunque, in calo rispetto agli anni precedenti), il dato complessivo del 2010 nel continente asiatico corrisponde ad almeno 5.746 esecuzioni (il 98,4%), in aumento rispetto al 2009 quando erano state almeno 5.670. Le Americhe sarebbero un continente praticamente libero dalla pena di morte, se non fosse per gli Stati Uniti, l’unico Paese del continente che ha compiuto esecuzioni (46) nel 2010.
In Africa, nel 2010 la pena di morte è stata eseguita in 6 Paesi (erano stati 4 nel 2009) e sono state registrate almeno 43 esecuzioni: Libia (almeno 18), Somalia (almeno 8), Sudan (almeno 8), Egitto (4), Guinea Equatoriale (4) e Botswana (1). Nel 2009 le esecuzioni effettuate in tutto il continente erano state almeno 19, come nel 2008 e contro le almeno 26 del 2007 e le 87 del 2006. In Europa, la Bielorussia continua a costituire l’unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte. Nel 2010 due uomini sono stati giustiziati per omicidio e altri due sono stati giustiziati il 21 luglio 2011. Nel 2010 e nei primi sei mesi del 2011, non si sono registrate esecuzioni in Oman, Singapore e Thailandia che le avevano effettuate nel 2009.
In termini generali, secondo il Rapporto “le prospettive dell’abolizione sono oggi ancora più favorevoli dopo quello che a livello politico e sociale è accaduto e continua ad accadere in molti Paesi arabi e non solo: la fine del mito dell’invincibilità di dittatori al potere da decenni può sfociare in riforme in senso umanitario e democratico come già dimostrano fatti che segnano una soluzione di continuità rispetto a sistemi e pratiche del passato sulla pena di morte”. I fatti positivi, come la nuova costituzione in Marocco o la ratifica dei più importanti trattati internazionali della Tunisia, “paiono preludere a una soluzione di continuità rispetto a sistemi e pratiche del passato”.
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