L’appuntamento è per domenica 5 giugno a Radicofani, in provincia di Siena, da dove, per la prima volta in Italia, un piccolo gruppo di detenuti compirà un’esperienza di pellegrinaggio: un cammino sulla via Francigena di 168 chilometri, fino a Roma.
L’iniziativa nasce dalla collaborazione la Confraternita di San Jacopo di Compostella, la Casa di Reclusione Rebibbia e il Tribunale di Sorveglianza di Roma nell’ambito del lavoro da tempo intrapreso dalle due istituzioni, fortemente orientate a realizzare iniziative che possano favorire il processo di revisione e reinserimento dei detenuti.
Il gruppo di sei detenuti, scelti tra i più di 30 che avevano chiesto di partecipare, usufruendo dei permessi premio loro concessi, affronteranno il cammino insieme ai loro accompagnatori, i ricercatori Monica D’Atti e Maurizio Ciocchetti in diverse tappe, da Radicofani ad Acquapendente, poi Bolsena, Viterbo, Sutri, Campagnano, La Storta, fino a Roma dove arriveranno l’11 giugno presso lo Spedale della Provvidenza saranno accolti dai familiari, organizzatori e rappresentanti delle istituzioni.
L’iniziativa – presentata oggi dal presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick, Franco Ionta, Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Paolo Caucci von Saucker, Rettore della Confraternita di San Jacopo di Compostella, Giovanni Tamburino, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma, Stefano Ricca, direttore della Casa Circondariale di Rebibbia, Roberta Palmisano, giudice del Tribunale di Roma – è nuova in Italia ma nasce sulla scorta di diversi esperimenti già realizzati all’estero.
In Belgio, dove l’associazione Oikoten opera già dal 1982, e in Spagna, dove il cammino verso Santiago di Compostela fa parte del programma penitenziario per i detenuti minorenni. Il progetto, come spiegano gli organizzatori, non esclude la possibilità che questa esperienza possa costituire un’apripista per altre iniziative. “Gli strumenti legislativi – spiega il Gip Roberta Palmisano – già consentono l’estesa applicazione di misure alternative al carcere e la diffusione di progetti volti al reinserimento sociale del reo. Eppure quelli che ne beneficiano sono un’ assoluta minoranza. Ma ormai sono noti i risultati delle ricerche e chi sconta l’intera pena in carcere diventa recidivo nel 68% dei casi mentre molto inferiore la percentuale per i detenuti che hanno seguito un programma di reinserimento”.
Fonte: Ansa, 1 giugno 2011
favorevolissimo ed entusiasta dell’iniziativa, mi permetto di suggerire una identica esperienza sulla via sacra longobardorum, che giunge nel mio paese monte sant’angelo (patrimonio dell’unesco) passando da san giovanni rotondo (padre pio, ora san pio da pietrelcina)sul gargano.disponibile a fornire la mia modesta collaborazione. giuseppe prencipe.