Pubblichiamo di seguito l’articolo apparso sul “Settimanale” della Diocesi di Como, relativo all’inaugurazione della nuova mensa solidale aperta nella città di Como presso la Casa della Missione dei Padri Vincenziani.

UNA MENSA SOLIDALE IN CITTA’

A gestirla i padri della Casa della Missione di Como della Congregazione di S. Vincenzo de’ Paoli

a cura di Marco Gatti

Una mensa solidale, aperta dal martedì al sabato dalle 12 alle 13.30, presso la Casa della Missione di via Lambertenghi 2, a Como.

È questo l’ultimo frutto dell’intesa sottoscritta, lo scorso 27 settembre, da Comune di Como, Fondazione Solidarietà e Servizio della Caritas e Casa della Missione di Como della Congregazione di S. Vincenzo de Paoli.

L’ampliamento della mensa solidale, ufficiale dallo scorso martedì 18 gennaio, segue, in ordine di tempo, all’apertura del dormitorio annuale di via Napoleona – la cui gestione è stata affidata dal Comune alla Caritas -, presso i locali di proprietà della “Piccola Casa Ozanam” di via Napoleona – e allo spostamento del Centro Servizi Immigrati da via Tommaso Grossi a via Lambertenghi, in prossimità dello sportello Porta Aperta (ai cui operatori è stata affidata la gestione), presso dei locali messi a disposizione dalla Casa della Missione.

Ampliamento si diceva. Gli spazi di via Lambertenghi già da qualche anno, infatti, sono attrezzati per garantire un servizio mensa diurna di “bassa soglia” la domenica e i festivi. Il resto della settimana questo servizio è “coperto” dalla mensa vincenziana di via Tatti, aperta ogni mezzogiorno, dal lunedì al sabato.

A spiegarci le finalità di questo nuovo servizio, che vede una significativa messa in campo di energie da parte dei Padri della Casa Missione è Francesca Torchio che, con la imminente partenza di padre Giuseppe Turati, responsabile delle opere sociali presso la Casa della Missione, dovrebbe presto assumerne le veci.

«Per noi – ci spiega Francesca – si tratta di un’esperienza nuova soltanto in parte. Come noto gli spazi dove è stato attivato questo servizio, di secondo livello, sono già utilizzati per un servizio pasti diurno di bassa soglia la domenica e i giorni festivi. Si è trattato, in sostanza, di dare continuità, ampliandolo e qualificandolo, ad un impegno da tempo assunto per far fronte ad un bisogno primario espresso dalle persone in stato di bisogno».

Che cosa significa mensa di secondo livello?

«Questa mensa si prefigge lo scopo di raggiungere un target di persone diverso rispetto a chi comunemente viene accostato al concetto di “bassa soglia”. L’idea è partita alcuni anni fa riflettendo sulle caratteristiche delle tre mense cittadine (via Tommaso Grossi, via Tatti e via Lambertenghi). Tutte mense comunemente denominate di “bassa soglia”, che ospitano, nella stessa sala, storie di vita ed esperienze così diverse che, forse, sarebbe opportuno differenziare. Penso, ad esempio, ad anziani che per necessità o solitudine si trovano a dover usufruire di questi servizi e che siedono accanto a chi, invece, da tempo fa vita di strada o ha problemi di alcol o droga. Osservando questi mondi ci siamo dunque accorti di come si tratti di persone che, a nostro avviso, proprio in virtù delle differenti problematiche di cui sono portatrici necessitino di modalità di approccio differenziate. Negli ultimi due anni si inoltre è prospettata l’esigenza di offrire una possibilità di aiuto anche alle persone che hanno perso il lavoro per la crisi economica, piuttosto che genitori divorziati che si trovano ad avere il doppio delle spese di affitto, l’obbligo di pagare gli alimenti al coniuge e non sanno come arrivare a fine mese. Dai dati di cui disponiamo non risultano pochi i padri divorziati che, negli ultimi tempi, si sono affacciati alle mense di bassa soglia per un pasto caldo. Persone che, però, forse proprio perché hanno trovato un contesto a loro poco congeniale, dopo due o tre presenze hanno preferito andarsene, rendendo pertanto impossibile un eventuale “aggancio” da parte degli operatori. La nuova mensa solidale vorrebbe ovviare a problemi di questo genere, offrendo un ambiente diverso. Un luogo in cui trovare tranquillità ed, eventualmente, in cui ospitare anche dei bambini. A chi ne usufruirà sarà chiesto di contribuire alle spese versando tre euro a pasto, cui seguirà il rilascio di una tessera».

La mensa è aperta da martedì a sabato (esclusi i giorni festivi) dalle 12 alle 13.30.

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INCONTRO

Non solo una mensa, ma un luogo di accoglienza, di incontro. Uno spazio caldo di convivialità, relazione. Perchè no il punto di partenza per ritrovare fiducia in se stessi e nella società. Si configura in questi termini l’obiettivo al quale ambiscono i padri della Casa della Missione di via Lambertenghi.

«L’accesso alla mensa – ci spiega Francesca Torchio – sarà possibile dopo un breve colloquio con un operatore e a fronte del versamento di una somma simbolica (tre euro a pasto)che comporterà il rilascio di una tessera che potrà avere valore per uno o più accessi. I colloqui verranno effettuati in un locale antistante la mensa, sempre in via Lambertenghi 2, il giovedì dalle 16 alle 18 e il sabato dalle 9 alle 11». La mensa avrà la capacità di 48 posti a sedere, «nella fase iniziale – continua l’operatrice – prevederemo un solo turno di accesso. Ci prefiggiamo pertanto, all’inizio, di erogare soltanto una cinquantina di pasti. Via via che la macchina avrà scaldato il motore potremo prevedere più turni. Il servizio sarà a self service, saranno, in ogni caso, sempre presenti degli operatori per garantire ogni forma di assistenza in caso di necessità».

Un pasto caldo, tanto per incominciare, ma ci si potrebbe non fermare lì.Un possibile punto di partenza, si diceva… «Dovremo darci il necessario tempo di rodaggio e verificare la tipologia dell’utenza che si affaccerà durante la settimana – continua Francesca Torchio -, proiettandoci su un futuro più di medio lungo periodo stiamo però ragionando, con altre associazioni del territorio, anche sull’attivazione di possibili percorsi di reinserimento di soggetti fragili. Tutto dipenderà, ovviamente, da chi arriverà e dalle richieste che verranno avanzate. In base a questo si potranno programmare possibili forme di risposta».

Passa, dunque, anche dalla mensa solidale di via Lambertenghi la sfida all’emarginazione e al disagio lanciata nel capoluogo. Una sfida che si misurerà con i numeri, importanti, che vedono quodidianamente centinaia di persone affacciarsi alle mense cittadine: 80 alla mensa vincenziana di via Tatti, 80 a quella di via Lambertenghi e circa 200 in via Tommaso Grossi.


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