XII Domenica del Tempo Ordinario C
Di p. Giorgio Bontempi C.M. Zaccaria 12.10 – 11; 13,1
Salmo 62
Galati 3,26 – 29
Luca 9,18 – 24
Lectio
Il libro del profeta Zaccaria narra la venuta del Messia. In quel giorno ci sarà la conversione del popolo d’Israele, che lo riconoscerà come suo pastore, ma appare come messia sofferente, non come un condottiero potente sopra al cavallo di guerra con cui assoggettare tutti i popoli della terra ad Israele. Invece gli altri popoli seguiranno il messia sofferente e tutti si riuniranno nel popolo santo di Dio.
La figura del messia sofferente riappare nel Vangelo. L’autore del terzo evangelo esprime quale idea si erano fatti i correligionari di Gesù e qual’era quella della comunità cristiana impersonata dai discepoli.
Per la Chiesa Gesù è il Cristo di Dio, colui che è stato inviato dal Dio dei padri, per far comprendere l’amore del Padre – l’Abbà – prima ad Israele e poi agli altri popoli.
Ma nella Chiesa non si deve mai dimenticare che si segue non un messia trionfante, ma un messia sofferente, attento ai poveri e agli ultimi. Infatti – come afferma la seconda lettura – nella comunità cristiana non devono sussistere differenze di persone, perché dopo il battesimo siamo tutti figli del Padre.
Meditatio
Lungo la storia i cristiani hanno dovuto continuamente ricordare che il Cristo è il messia sofferente e, che spesso, a rifiutare il vangelo sono state persone che hanno vissuto all’interno della Chiesa. Questo non ci deve scandalizzare, perché prima è successo all’interno d’Israele: chi ha fatto soffrire Gesù? Chi lo ha crocefisso? Non certo i Romani. Essi hanno eseguito la condanna, non sapevano neppure chi fosse costui. Quelli che i capi del popolo reputavano peccatori? Pubblicani, prostitute, pescatori, pastori ecc..? no, perché questi sono stati amati dal Signore. I responsabili della morte del Signore sono stati i capi del popolo: scribi, farisei, dottori della Legge e sacerdoti del tempio di Gerusalemme.
Perché hanno crocefisso Gesù? Perché egli aveva minato le loro sicurezze: il concetto di Dio, il concetto di retribuzione, il concetto del male, il concetto della vita del buon fedele ebreo. Essi avevano le loro certezze, sapevano tutto. Erano gli “integralisti del momento”, con loro non si poteva discutere, si doveva soltanto obbedire, bisognava ragionare con la testa di chi comandava ecc…Inoltre Gesù aveva anche smascherato la loro ipocrisia varie volte, ma l’ipocrisia è una costante dell’integralismo, delle persone dure, rigide di testa. Infatti, sono sempre pronte a sparare sul “nemico”, ma quando le stesse situazione, che hanno biasimato e condannato ai “nemici”, capitano ai loro “amici”, oppure, quando da una vicenda che avevano condannato per una persona, vedono che, quando capita ad un’altra, ne possono trarne un vantaggio, la stessa vicenda viene descritta in modo totalmente diverso.
L’integralismo usa per i suoi fini, la Scrittura, la liturgia, la carità, il dolore…..ma non dobbiamo dimenticare che, sulla croce il Signore disse:«Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Questo dev’essere l’atteggiamento giusto all’interno della Chiesa verso i fratelli appartenenti ai movimenti ecclesiali integralisti. Deprecare l’errore e salvare la persona.
Buona domenica.
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