Domenica II di Pasqua

da | Apr 11, 2010 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Domenica II di Pasqua

In Albis despositis

p. Giorgio Bontempi c.m.

Questa domenica vi propongo una breve meditazione, sia per gli amici di rito romano che per quelli di rito ambrosiano, dato che la pericope evangelica è comune in tutti e due i riti.

Il vangelo di Giovanni, al capitolo 20, versetti 19 – 41, narra l’episodio di Tommaso, l’apostolo che non ha creduto alla parola degli altri dieci – i dodici, dopo la morte di Giuda erano rimasti in undici – che gli annunciavano la risurrezione del Signore, che loro avevano “visto”.

L’evangelista ci vuol far riflettere sul fatto che il cristiano non deve andare alla ricerca del corpo di Gesù, non deve più preoccuparsi di “vedere e di toccare” il Signore. Egli, dopo la sua risurrezione è una presenza diversa.

Tale presenza è vivente nelle persone che incontriamo, nella Parola che ascoltiamo, sia durante la liturgia, sia durante la lettura personale che durante la celebrazione dell’eucaristia, sia durante la giornata, lungo la quale il Signore si comunica a noi in mille modi e noi dobbiamo avere occhi ed orecchi attenti, per saper discernere….

Ecco l’esperienza dell’incontro con il Risorto, che è quella fondamentale per la vita cristiana.

È l’esperienza che denota chi ci crede davvero in Cristo e chi ci crede per tradizione, per convenzione, per paura ecc…

L’incontro con il Risorto, porta all’incontro con il vero volto di Dio: il Padre. Offre una sicurezza nell’amore costante e fedele di Dio sull’umanità. “Dio ha tanto amato il mondo….”

Coloro che non sentono Dio come Padre non hanno incontrato il Risorto.

Infatti si possono celebrare quotidianamente la liturgia delle Ore e l’eucaristia, attendere alla meditazione e al servizio dei poveri, ma non aver incontrato il Risorto. Se tutto ciò è compiuto per avere in premio il Paradiso o per il timore di finire all’inferno, non si è fatta l’esperienza del Dio che è Padre.

L’incontro con il Risorto ci pone in uno stato di gioia, anche nelle difficoltà, anche quando la menzogna, perpetrata anche di fronte all’evidenza, viene presa come metodo per mascherare le nefandezze proprie e dei propri”seguaci”, chi ha incontrato il Risorto non teme nessuna ritorsione, perché la menzogna, quando è portata alla luce, scatena da parte di coloro che la praticano, la violenza, verbale e psicologica, sul “profeta”.

Al termine di questa Ottava di Pasqua chiediamoci se abbiamo incontrato il Risorto. La prova è la verifica della nostra vocazione, del nostro stato vita: siamo persone che possono vivere a testa alta? Oppure nascondiamo la nostra vera identità? Coloro che hanno responsabilità su di noi, ci aiutano in questo cammino, oppure sono i principali responsabili di questo stato di menzogna, coprendo le nostre malefatte, per conservare il potere, coprendo il tutto con una pseudo spiritualità che imbroglia i semplici, i paurosi, ma non coloro che hanno incontrato il Risorto e che ritengono tutto “spazzatura” nei confronti dell’incontro con Dio?

Buona domenica.


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