Terza domenica di Quaresima C
Portare frutti di conversione
Di p. Giorgio Bontempi C.M.
Esodo 3,1 – 8a.13 15
Salmo 102
1Corinzi 10,1 – 6.10 – 12
Luca 13, 1 – 9
Lectio / Metitatio
Mosè è figura di colui che, come il Signore Gesù, porta frutto, cercando di attuare la volontà di Dio che gli parla attraverso il roveto ardente. Mosè “sveglia” un popolo ormai assuefatto alla schiavitù, a ragionare con la testa di Faraone, a pensare con la logica della maggioranza. Tutto questo non è stato facile per Mosè.
L’autore dell’Esodo intende far riflettere sul come, per seguire il Dio dei padri, necessiti abbandonare la logica suddetta e come gli Israeliti hanno faticato a raggiungere questo stato di cose.
Anche Paolo nella prima lettera ai Corinzi pone d’innanzi a quella comunità cristiana l’impegno di attuare le promesse fatte nel battesimo, per essere pronti ad accogliere il Signore che sarebbe tornato per il giudizio finale.
È importante puntualizzare che, la prima generazione cristiana – quella che inizia dopo la morte e risurrezione del Signore e termina con il 100 – 120, data in cui si ritiene ultimata l’opera giovannea (vangelo, lettere ed apocalisse) fosse convinta che, prima del suo termine, il Signore sarebbe tornato nella gloria, per il giudizio finale. Quando si legge il Nuovo Testamento non si può prescindere da tutto questo.
L’attenzione posta da Paolo ai Corinzi è quella di essere attenti a non incorrere nella “mormorazione contro Dio” che significa voler insegnare al Padre come si deve condurre la storia dell’umanità. Può essere definita anche la cocciutaggine nel rifiutare il Padre, il volto di Dio Padre, come lo ha presentato il Signore Gesù, in favore di un dio giudice, che schianta senza misericordia i “nemici” della Chiesa e favorisce i cosiddetti “amici”, che spesso e volentieri provocano al suo interno divisione, odio, favoritismi spudorati, coprendo anche scandali, in nome di un potere, che il Cristo ha sempre aborrito.
Coloro che seguono il Signore, fedeli al Concilio Vaticano II°, al suo schema ecclesiologico e teologico, sono coloro che portano frutto con perseveranza, nel silenzio, nella solitudine della profezia. Sono il fico che non sarà estirpato, perché pieno di frutti.
Frutti che con il tempo cresceranno, perché non inquinati dalla “quantità” (siamo tanti….possiamo anche far celebrare in una giornata 200 Messe!!!!!!!!!), dal denaro (siamo ricchi…) e dalla politica (siamo forti….).
Portiamo frutti di bontà, verità, accoglienza, carità!
Buona continuazione del cammino quaresimale.
0 commenti