Redattore Sociale, 19 febbraio 2010
Sotto accusa la politica di Tripoli, che rimpatria con la forza gli eritrei arrestati sul suolo libico. Domani manifestazione a Roma per chiedere l’applicazione delle sanzioni decise dall’Onu contro il regime di Asmara.
Gettare luce sulla continua violazione dei diritti umani e civili in Eritrea e chiedere da un lato la fine dei rimpatri forzati in atto in Libia e quella dei rapimenti di profughi eritrei in Sudan, e dall’altro l’applicazione delle sanzioni decise dalle Nazioni Unite. È lo scopo della manifestazione, prevista per la mattinata del giorno a Roma, organizzata dai rifugiati eritrei presenti in Italia. L’appello a partecipare è soprattutto un grido perché l’attenzione di tutta la comunità internazionale si volga al “popolo eritreo che ha bisogno – scrivono i rifugiati – del vostro sostegno morale e umanitario perché da anni soffre la tirannia e le torture del regime: la nostra voce è la voce della vittime delle torture e delle persecuzioni”.
I rifugiati denunciano le violazioni dei diritti umani perpetrati dal governo eritreo nei confronto dei propri cittadini, abusi motivati con l’irrisolto conflitto con l’Etiopia: “Un alibi – spiegano i rifugiati – per non avviare il processo di democratizzazione nel paese”. Una situazione che d’altronde è ben conosciuta a livello nazionale, tanto che il 23 dicembre scorso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, con 13 voti favorevoli su 15 (contraria la Libia, astenuta la Cina), ha approvato una risoluzione (1907/2009) con la quale ha deciso dure sanzioni nei confronti del regime eritreo.
Il testo, preparato dall’Uganda e voluto insistentemente dall’Unione africana, sottolinea il sostegno del governo eritreo ai gruppi armati islamici radicali somali, accusati di aver forti legami con Al Qaeda, che si oppongono al governo di transizione somalo, sostenuto dalla comunità internazionale, e il mancato ritiro da una striscia di territorio di Gibuti, ordinata dallo stesso Consiglio di Sicurezza con la risoluzione 1862 (2009) a seguito di sconfinamenti dell’esercito eritreo a causa di incidenti di confine mai del tutto chiariti, e negati dal governo eritreo contro ogni evidenza.
Fra le sanzioni, nelle intenzioni dell’Onu mirate a colpire il regime e non la popolazione, prevede l’embargo sul commercio di ogni tipo di armamento, sia verso che dall’Eritrea, il congelamento delle risorse finanziarie riconducibili al governo eritreo o a suoi esponenti di rilievo e l’impedimento ai viaggi all’estero di alcuni esponenti del governo eritreo.
“Stiamo manifestando – affermano i rifugiati eritrei in Italia – per ringraziare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per avere emesso contro il regime eritreo la risoluzione 1907 del 23/12/2009 e per chiedere l’applicazione di più sanzioni affinché venga rispettata la legalità e siano garantiti i diritti umani. Noi eritrei – continuano – siamo altresì molto addolorati per la situazione dei nostri fratelli imprigionati nelle carceri di Gheddafi: chiediamo che vengano sospesi i rimpatri forzati già in atto in Libia e impediti anche i quotidiani rapimenti di profughi eritrei in Sudan da parte dei servizi segreti governativi.
Manifestiamo – aggiungono – anche per chiedere che venga rispettata la risoluzione dell’Onu dell’aprile 2002, che ha stabilito il confine dei due paesi belligeranti”. I partecipanti alla manifestazione confluiranno a piazza Venezia per un sit-in davanti alla sede delle Nazioni Unite e successivamente consegneranno una lettera al Rappresentante delle Nazioni Unite in Italia.
Fonte: Ristretti Orizzonti
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