Lettera dell’Avvento 2024 di P. Tomaž Mavrič, CM

da | Nov 29, 2024 | Formazione vincenziana | 0 commenti

Roma, 1° dicembre 2024

Prima domenica di Avvento

LETTERA DELL’AVVENTO
GESÙ VIVE IN NOI! GESÙ PREGA IN NOI! GESÙ PREGA CON NOI!

A tutti i membri della Famiglia vincenziana

Cari fratelli e sorelle in San Vincenzo,

La grazia e la pace di Gesù siano sempre con noi!

Benché il tema della preghiera sia un soggetto sovente discusso e studiato, quando ho scoperto un libro che molti di voi probabilmente già conoscono, Storie di un pellegrino russo, la descrizione del suo modo di pregare mi ha toccato profondamente. Cercherò di condividerlo con voi in questa lettera.

Scritto nella Russia del XIX secolo da un autore anonimo, è la storia vera di un uomo che aveva perso tutto: la moglie e tutti i suoi averi. Un giorno ha udito in un sermone le parole di San Paolo: ” Pregate incessantemente ” (1 Tessalonicesi 5,17). È stato toccato profondamente. Queste parole non lo hanno lasciato in pace.

Ha iniziato a interrogarsi e a riflettere su come e quando era possibile ” pregare incessantemente “. Diceva a se stesso: Se è vero che Dio non chiede l’impossibile a una persona, e che Dio stesso lo chiede, devo trovare il modo di pregare incessantemente.

L’uomo ha intrapreso un pellegrinaggio durato oltre 20 anni per imparare a rispondere a questa chiamata che lo turbava così profondamente. Niente era diventato più importante nella sua vita che cercare di trovare la risposta, perché era convinto che quando l’avesse trovata tutte le domande, le sfide, le difficoltà e le lotte della vita sarebbero state risolte. Inoltre, il cammino verso la pace interiore, la gioia, la conversione e, infine, la risurrezione personale, sarebbero diventate realtà.

Ha incominciato con il leggere la Bibbia, più e più volte, ad ascoltare numerosi sermoni, a viaggiare di villaggio in villaggio, di città in città, alla ricerca del consiglio di uomini saggi. Infine, dopo anni di pellegrinaggio nelle vaste steppe della Siberia, ha incontrato un anziano Padre spirituale che, passo dopo passo, attraverso lunghi momenti di ascolto, di interrogazione, di riflessione e di meditazione, ha iniziato ad aprire gli occhi del cuore del pellegrino. Ecco i frutti del loro incontro:

–   Ricordatevi, dice il Padre spirituale, che non sono le buone azioni che ci rendono capaci di pregare, ma è la preghiera che ci conduce alle buone azioni.  Così l’opera della preghiera viene prima di tutto.

–   Il pellegrino scopre che il vero pellegrinaggio non consiste nell’andare da un luogo all’altro, ma dall’esterno verso l’interno, dalle cose al cuore: il pellegrinaggio interiore. Il pellegrinaggio del cuore è il più importante.

–   La preghiera del cuore è capace di spegnere tutte le passioni che ci portano a peccare. Non c’è, infatti, tentazione o passione che non possa essere superata. La preghiera è uno scudo, un’armatura protettiva, anche se non ce ne rendiamo conto.

–   I nostri nemici spirituali devono essere combattuti con le armi giuste e, tra queste, la più potente è proprio la preghiera continua: con essa usiamo il nome di Gesù come un martello che schiaccia le passioni e queste si disgregano. Bisogna provare per crederci. La preghiera trasfigura la persona.

–   Gesù ci ha detto di pregare incessantemente perché, se possiamo agire sulla quantità, abbiamo pochissima influenza sulla qualità della preghiera perché, chi di noi può dire che “prega bene”?

È lo Spirito di Gesù che prega in noi, è la grazia di Dio che rende efficace la preghiera che offriamo. Possiamo solo decidere di pregare e metterci la nostra quantità: allora sarà lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù, che darà calore, forza ed efficacia alla nostra preghiera. Gesù non ha mai detto di pregare poco e con prodotti di buona qualità. L’esperienza della preghiera continua insegna che, mettendo il cuore nella preghiera perseverante, lo Spirito di Gesù si impossesserà della nostra stessa preghiera e la trasformerà in un torrente di acqua viva che cambierà tutta la nostra esistenza. Allora non pregheremo più, ma diventeremo una preghiera vivente. Tutti desiderano i frutti della preghiera. Il segreto viene qui svelato in modo meraviglioso. Bisogna decidersi di provare, allora la preghiera non si fermerà.

–   Il Padre spirituale ha incoraggiato il pellegrino a cominciare a praticare la preghiera continua ripetendo un’espressione già presente nel Vangelo, quella del pubblicano che, nel tempio, chiede a Dio di avere misericordia di lui.

È la goccia d’acqua che erode la pietra e, cadendo su un cuore di pietra (perché in realtà la pietra è il nostro cuore indurito), finisce per frantumarla e l’effetto che ne deriva è un cambiamento radicale: la preghiera innesca un mondo misterioso che non ha confini. Allora, il problema non è tanto sapere quando pregare, ma quando smettere di pregare?

Il pellegrino scopre con sorpresa che la preghiera è già nel suo cuore, che non c’è nulla da inventare, che basta ascoltare la preghiera già presente e lasciarla fluire. Così, è lo Spirito di Gesù in noi che grida, prega, si esprime (“avete ricevuto uno Spirito che vi rende figli; e in Lui gridiamo: “Abbà!”, cioè “Padre!”)  (Romani 8,15). Basta ascoltare la parola dello Spirito presente nel profondo del nostro cuore e dare una voce umana alla voce divina.

–   I veri oranti hanno il cuore aperto: sono totalmente posseduti dal Signore che è misericordia infinita. Vogliono abbracciare il mondo, pregano per la salvezza di tutti, li portano nel cuore davanti a Gesù e implorano continuamente misericordia per tutti i peccatori. Non perché credono di essere buoni, ma perché si identificano con tutta l’umanità: diventano tutta l’umanità peccatrice, sentendo dolorosamente il peso del peccato e intercedendo incessantemente affinché il peccato sia perdonato.

–   A un certo punto, il pellegrino ha posto la seguente domanda: «Dio ha davvero bisogno di persone che intercedano per gli altri? Non poteva fare tutto da solo?» No, risponde il Padre spirituale, perché siamo tutti uniti come un solo corpo: il bene di uno è il bene di tutti, il male di uno è il male di tutti. Abbiamo bisogno di fratelli e sorelle che intercedano per noi.

Il mondo persiste grazie a queste preghiere. Ecco perché le anime in preghiera sono le più utili e necessarie al mondo, anche se sfugge agli occhi del mondo.

–   In un momento cruciale e decisivo della ricerca del pellegrino, il Padre spirituale gli rivela il segreto che egli desiderava ardentemente trovare: l’invocazione costante e ininterrotta del Nome divino di Gesù: ” Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me ” contiene lo strumento per una preghiera incessante.

–   Lo sforzo e la lotta del pellegrinaggio verso il cuore e la preghiera costante sono solo l’inizio, perché la pietra da rompere è dura, ma una volta avvenuta l’esplosione, tutto cambia.

Le due realtà che mi hanno toccato profondamente sono:

  1. che “Gesù prega costantemente in noi” e
  2. che “pregare incessantemente” significa sintonizzare la nostra preghiera con quella di Gesù che prega continuamente per noi e con noi, intercedendo per noi presso il Padre suo e Padre nostro, tutto ciò avviene nel profondo del nostro essere: il cuore.

In questa avventura d’amore, dobbiamo ricordare costantemente che «lo Spirito Santo viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare. Lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili» (Romani 8,26). Dobbiamo anche metterci in ascolto dell’intercessione costante di Gesù, della sua preghiera per noi e con noi. Dobbiamo continuare a ripetere in silenzio o ad alta voce, nella camera più profonda del nostro essere, le parole: «Signore Gesù Cristo, abbi pietà di noi!». In questo modo, il cuore di Gesù e il nostro cuore si uniscono a tal punto da diventare “preghiera”.

San Vincenzo de’ Paoli, il mistico della Carità, ha compiuto lui stesso questo pellegrinaggio verso il cuore per ottenere una conversione personale, ripetendo, ad alta voce o in silenzio, la preghiera del pubblicano nel tempio, alla lettera o con altre parole, ma con lo stesso significato, in modo tale che il cuore di Gesù e il suo fossero così in sintonia da diventare lui stesso “preghiera”. Insistette perché i suoi discepoli facessero lo stesso, dicendo alle prime Figlie della Carità: «Care sorelle, è necessario che voi ed io prendiamo la decisione di non tralasciare mai la meditazione quotidiana. Dico tutti i giorni, figlie mie. Anzi per quanto è possibile direi: non usciamone mai, non lasciando passare alcun momento senza essere in orazione, ossia senza avere la nostra mente elevata in Dio» (SV, Conferenze, tr.it.n.ed. IX, 314).

Il periodo dell’Avvento ci aiuti a comprendere sempre di più le inesprimibili e inestimabili ricchezze che portiamo nel cuore e a sforzarci di diventare noi stessi “preghiera”.

Vostro fratello in San Vincenzo,

Tomaž Mavrič, CM

 

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