Lettera dell’Avvento 2019 di P. Tomaž Mavrič, CM

da | Nov 23, 2019 | Formazione vincenziana | 0 commenti

Nella lettera in preparazione all’imminente periodo di Avvento, padre Tomaž Mavrič, CM, 24° successore di San Vincenzo, ci invita a guardare all’amore provvidenziale di Dio e a riflettere su alcuni testi chiave di San Vincenzo de’ Paoli che ci insegnano a confidare in Dio e nella continua cura che ha per noi.

 

LETTERA DELL’AVVENTO 2019
«INNO ALLA PROVVIDENZA»

Carissime Sorelle e fratelli in San Vincenzo,

La grazia e la pace di Gesù siano sempre con noi!

Per tutti noi, la vita è un pellegrinaggio. Siamo in continuo movimento. Questo pellegrinaggio non è tanto un movimento fisico da un luogo ad un altro, ma un movimento interiore dei nostri pensieri, riflessioni, sensazioni e della nostra preghiera.

La Chiesa ci offre dei tempi privilegiati durante l’anno, delle pause lungo il cammino, per aiutarci ad approfondire la nostra comprensione del pellegrinaggio della nostra vita e scoprirvi un senso ogni giorno, anzi, ogni minuto. Impariamo ad essere sempre più attenti agli avvenimenti quotidiani, alle persone che incontriamo, ai pensieri e alle emozioni che emergono e alla natura – alberi, fiori, fiumi, montagne, animali, sole, luna, ecc. – che ci circonda. Con la nostra vigilanza e cura, abbracciamo progressivamente l’umanità e l’universo intero.

L’Avvento è uno di questi tempi forti. In questo tempo privilegiato dell’anno, continuiamo a riflettere sugli elementi che hanno plasmato la spiritualità vincenziana e che hanno portato San Vincenzo de Paoli a diventare un mistico della carità. Oltre ai pilastri su cui abbiamo riflettuto negli ultimi tre anni, un altro fondamento della spiritualità vincenziana è la Provvidenza.

Le seguenti parole potrebbero esprimere l’essenza della Provvidenza: «La visione di Gesù per la mia vita», «Il progetto di Gesù per la mia vita», «La ricetta di Gesù per una vita piena di senso».

La Provvidenza si fa strada nel nostro essere, nella nostra mente e nel nostro cuore a una condizione: quella della fiducia. Avere fiducia nella «visione di Gesù per la mia vita», «nel progetto di Gesù per la mia vita», «nella ricetta di Gesù per una vita piena di senso». Mettiamoci nelle mani di Gesù, fiduciosi che la sua visione per la nostra vita è la migliore visione possibile, che il suo progetto per la nostra vita è il miglior progetto possibile e che la sua ricetta è il miglior modello possibile per una vita piena di senso.

La Provvidenza sarà tanto più efficace nelle nostre vite quanto più profonda sarà la nostra fiducia in Gesù. Più la nostra fiducia in Gesù sarà profonda, più consentiremo alla Provvidenza di compiere miracoli nella nostra vita. Più ci poniamo nelle mani di Gesù, più saremo in grado di leggere gli avvenimenti quotidiani, gli incontri ed i luoghi come mezzi attraverso cui Gesù ci parla. Più arriviamo a fidarci del progetto che Gesù ha per noi, anche quando quello che accade potrebbe essere incomprensibile o persino molto doloroso, più conteremo sulla Provvidenza. Metterci nelle mani di Gesù, confidando pienamente in Lui ci aiuta a lasciar agire la Provvidenza in noi in tutte le circostanze della vita.

«Abbandonarci» nelle mani di Gesù in tutte le situazioni cambia il nostro sguardo. Non valuteremo gli avvenimenti della vita come buoni o cattivi, ma li considereremo a partire dalla persona di Gesù, confidando totalmente in Lui riconoscendoli «tempi favorevoli». Questa scelta farà scomparire dal nostro vocabolario i due termini, «destino» e «caso». Ci renderemo conto che essi non sono compatibili con il nostro modo di comprendere il Vangelo e Gesù.

L’abbandono totale nelle mani di Gesù, la fiducia piena nel progetto di Gesù e la fiducia totale nella Provvidenza ci aiutano a scoprire o a riscoprire la bellezza, il positivo e il senso in ogni avvenimento. Questo impedisce uno sguardo sugli avvenimenti attraverso i nostri soli occhi, la nostra mente e i nostri sentimenti umani. In questo caso, credere nel destino e nel caso sottolinea il negativo e nasconde la bellezza, il positivo e il senso di tutto ciò che ci tocca e ci plasma.

Un’espressione meravigliosa di questa fiducia nella Provvidenza si trova in una bella preghiera scritta dal beato Charles de Foucauld, dopo la sua profonda conversione personale che lo ha portato su cammini sorprendenti nei quali si è potuto fidare unicamente di Dio. Conosciuta come la preghiera «d’Abbandono», essa esprime il suo desiderio totale di abbandonarsi nelle mani del Padre conformemente al modello dell’abbandono di Gesù nelle mani di suo Padre e di divenire uno strumento per permettere al Padre di fare di Lui quello che voleva. Egli è pronto a tutto, accetta tutto e affida la sua anima nelle mani del Padre, senza riserve e con una fiducia illimitata:

Padre mio,
io mi abbandono a te,
fa di me ciò che ti piace.

Qualunque cosa tu faccia di me, Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
Purché la tua volontà si compia in me,
in tutte le tue creature,
non desidero altro, mio Dio.

Rimetto la mia anima nelle tue mani.
Te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore,
perché ti amo, ed è un bisogno del mio amore di donarmi,
di rimettermi nelle tue mani senza misura,
con infinita fiducia,
perché Tu sei mio Padre.

Trecento anni prima, la Provvidenza era diventata uno dei pilastri della spiritualità di San Vincenzo de Paoli. Sfogliando le sue lettere e le sue conferenze, rimaniamo colpiti dalla frequenza con cui San Vincenzo parla della Provvidenza. La Provvidenza è stata un elemento chiave che ha plasmato Vincenzo per fare di lui la persona e il santo che noi conosciamo. Il suo cammino di conversione, da Vincenzo bambino, dalla sua giovinezza e dai suoi primi anni di sacerdozio, al Vincenzo che abbraccia la Provvidenza e che oggi chiamiamo santo, non è stato facile.

Egli aveva i suoi progetti e la sua maniera d’intendere il ruolo di prete, aveva le proprie ambizioni e le sue mete egoistiche. Tuttavia, è arrivato a rinunciare alla propria volontà, a mettere Gesù al primo posto, a riporre tutta la sua fiducia nei progetti di Gesù e non nei suoi, e “cantare” spesso e in modi diversi quello che potremmo chiamare «Inno alla Provvidenza». Questo cambiamento radicale era, infatti, di per sé un miracolo. San Vincenzo, confidando totalmente nella Provvidenza, divenne lui stesso Provvidenza per gli altri, per i poveri. Era il punto culminante di un’unione mistica, non astratta, ma di un’unione mistica che l’ha portato ad una risposta affettiva ed effettiva.

Vorrei farvi meditare su una parte della composizione dell’«Inno alla Provvidenza» di Vincenzo, frutto della sua riflessione sull’esperienza della sua vita.

«…quali grandi tesori nascosti ci sono nella santa Provvidenza! Coloro che la seguono e non la scavalcano onorano sovranamente Nostro Signore»![1]

«…abbandoniamoci alla divina Provvidenza, che saprà ben provvedere a ciò che ci è necessario». [2]

«…Rivedendo le principali cose che sono accadute in questa Compagnia, mi sembra, ed è assai significativo, che se si fossero fatte prima del tempo in cui sono state fatte, non sarebbero riuscite bene. Dico ciò di tutte, nessuna esclusa. Questa è la ragione per cui ho una particolare devozione nel seguire passo passo l’adorabile Provvidenza di Dio. L’unica mia consolazione è che sia Nostro Signore ad aver fatto, così mi sembra, e continui a fare le cose di questa piccola Compagnia».[3]

«…Affido tutto alla saggia Provvidenza di Dio. Ho una speciale inclinazione a seguirla e l’esperienza mi fa constatare che è stata lei a fare tutto nella Compagnia, e che siamo noi ad osta­colarla».[4]

«La grazia ha i suoi momenti. Abbandoniamoci alla Provvidenza di Dio e guar­diamoci dal volerla anticipare. Se c’è una consolazione nella vocazione, che a Nostro Signore è piaciuto concederci, è pro­prio questa: aver sempre cercato in tutte le cose di seguire la grande Provvidenza; ed esserci sforzati di andare soltanto là dove essa ci indicava».[5]

«Nostro Signore consola al pensiero che, per grazia di Dio, abbiamo sempre cercato di seguire, e mai di anticipare la Provvidenza, la quale sa condurre con sa­pien­za tutte le cose al fine per il quale Nostro Signore le destina».[6]

«Non possiamo assicurarci meglio la nostra beatitudine eterna che vivendo e morendo al servizio dei poveri, tra le braccia della Prov­videnza e in una vera rinuncia a noi stessi, per seguire Gesù Cri­sto».[7]

«Sottomettiamoci alla Provvidenza; sarà lei a fare i nostri affari a suo tempo e a modo suo».[8]

«Ah! fratelli, chiediamo tutti caldamente a Dio questo spirito per la Compagnia, che ci porti dovunque, in modo che chiunque veda uno o due missionari possa dire: “Ecco persone apostoliche pronte ad andare ai quattro angoli della terra a portarvi la Parola di Dio”. Preghiamo Dio di accordarci questa disposizione di cuore; ve ne sono, per grazia sua, che ce l’hanno e tutti sono suoi servi. Ma andare là! O Salvatore! Senza venire frenati da nulla, ah! che gran cosa! È necessario che noi tutti abbiamo questo cuore, tutti un medesimo cuore, distaccato da tutto, che abbiamo una perfetta fiducia nella misericordia di Dio, senza preoccuparci, senza turbarci, né perderci d’animo, né domandarci “Avrò questo in quel paese? E quei mezzi?”. O Salvatore! Dio non ci mancherà mai! Ah! Fratelli, quando sentiremo parlare della morte gloriosa di quelli che sono là, chi non bramerà, o Dio, di essere al loro posto? Ah! Chi non si augura di morire come loro, d’esser sicuri della ricompensa eterna! O Salvatore! C’è qualcosa di maggiormente desiderabile! Non leghiamoci, pertanto, né a questo, né a quello. Coraggio! Andiamo dove Dio ci chiama, sarà lui a provvedere, non temiamo nulla. Orsù, Dio sia benedetto»![9]

Entrando in questo tempo dell’Avvento, lasciamoci ispirare dalla preghiera d’abbandono del beato Charles de Foucauld. Il nostro Santo Fondatore, San Vincenzo de Paoli e tutti gli altri Beati e Santi della Famiglia vincenziana hanno incarnato una totale fiducia in Gesù nella loro vita, nel loro tempo e luogo, componendo così un «Inno alla Provvidenza». Possa ciascuno di noi comporre il proprio «Inno alla Provvidenza».

Vostro fratello in San Vincenzo,

Tomaž Mavrič, CM
Superiore generale

Note:

[1] SV, Lettera a Santa Luisa, in Opere, n.ed it, I, p. 43.

[2] SV, Lettera a Roberto de Sergis, in Opere, n.ed it, I, p. 274.

[3] SV, Lettera a Bernard Codoing, in Opere, n.ed it, II, p. 176.

[4] SV, Lettera a Bernard Codoing, in Opere, n.ed it, II, p. 357.

[5] SV, Lettera a Bernard Codoing, in Opere, n.ed it, II, p. 387.

[6] SV, Lettera a Bernard Codoing, in Opere, n.ed it, II, p. 389.

[7] SV, Lettera a Giovanni Barreau, in Opere, n.ed it, III, p. 331.

[8] SV, Lettera a Renato Alméras, in Opere, n.ed it, III, p. 383.

[9] SV, Ripetizione dell’orazione del 22 agosto 1655, in Opere, n.ed it, X, p. 238.

 

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