A fotografare la situazione sull’intero territorio nazionale è la seconda edizione del rapporto di Medici senza frontiere “Fuori campo”. La denuncia: permangono sacche di marginalità in contesti urbani e rurali. Le cause: gli sgomberi forzati in assenza di soluzioni alternative, il sistema di accoglienza straordinaria e le barriere amministrative
Vivono nelle periferie italiane, negli stabili occupati, negli accampamenti informali, in veri e propri “ghetti”. Sono diecimila gli esclusi dall’accoglienza tra richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria, con limitato o nessun accesso ai beni essenziali e alle cure mediche. A fotografare la situazione sull’intero territorio nazionale è la seconda edizione del rapporto di Medici senza frontiere Fuori campo, che ha mappato in tutta Italia insediamenti informali e marginalità sociale, frutto di un monitoraggio compiuto nel 2016 e 2017 e dell’analisi dei progetti dell’ong e della collaborazione con una fitta rete di associazioni locali.
Accoglienza sempre più straordinaria, sgomberi forzati, barriere amministrative.
Nel rapporto, Medici senza frontiere ricorda che il sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, ampliatosi fino a raggiungere poco più di 180 mila posti al 31 dicembre 2017, continua a fondarsi in massima parte su strutture di accoglienza straordinaria, con scarsi servizi finalizzati all’accompagnamento all’inclusione sociale. “Nel Paese permangono sacche di marginalità in contesti urbani e rurali – si legge nel rapporto -. Soprattutto nelle città, gli sgomberi forzati in assenza di soluzioni abitative alternative hanno come risultato la frammentazione degli insediamenti informali: migranti e rifugiati vivono in luoghi sempre più nascosti, in una condizione di crescente paura e frustrazione, e con contatti sempre più limitati con i servizi territoriali, incluso quelli sanitari”. A complicare la situazione ci sono le barriere amministrative: nonostante le leggi vigenti, per migranti e rifugiati negli insediamenti informali, in possesso di un titolo di soggiorno o meno, si riducono le possibilità di accesso alle cure, a cominciare da quelle di medicina generale: i presidi di pronto soccorso ospedalieri sono spesso l’unica porta di accesso al Servizio Sanitario Nazionale.
Foto Medici senza frontiere |
Le vittime della frontiera a nord dell’Italia.
Una parte del rapporto è dedicata alle persone morte nel tentativo di attraversare le frontiere con Francia, Austria e Svizzera: 20 solo negli ultimi mesi. “I migranti subiscono ripetuti respingimenti ai confini, spesso accompagnati da violenze – denuncia Msf -. Cresce il numero di persone bloccate alle frontiere che vivono in insediamenti informali, con un accesso limitato ai beni essenziali e all’assistenza sanitaria”. Nel rapporto si ricorda anche la presenza in tutta Italia di volontari e attivisti che prestano gratuitamente la loro opera in favore dei migranti esclusi dall’accoglienza, favorendone l’accesso ai beni essenziali e alle cure: “L’opposizione subita per questo impegno è culminata in alcuni casi in procedimenti giudiziari a loro carico”, i cosiddetti reati di solidarietà che hanno colpito diversi attivisti in Italia e non solo.
Foto Medici senza frontiere |
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