Ventiseiesima domenica del Tempo Ordinario A – di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Set 29, 2017 | La Parola per la Chiesa, Per la meditazione, Uncategorized | 0 commenti

Ezechiele 18,25-28
Salmo 24
Filippesi 2,1-11
Matteo 21,28-32

Lectio

Nel brano del vangelo di Matteo, propostoci in questa domenica, si pone in evidenza l’importanza della figura di Giovanni il Battista, come il grande profeta.  Infatti, Giovanni è colui che, pur di compiere la volontà di Dio – denunciando il comportamento peccaminoso del re, è disposto a morire.
Diverso è il comportamento dei capi del popolo ebraico che, pur di conservare il potere politico, economico e religioso, sono disposti non solo ad uccidere Giovanni, ma anche Gesù. Essi incorrono anche nel rimprovero che il profeta Ezechiele rivolge ai suoi contemporanei in Israele, che pensavano che la rettitudine equivalesse alla ricchezza all’importanza e alla fama che una persona si era conquistata, mentre invece la rettitudine è la corrispondenza tra il dire e il fare. Il massimo esempio di rettitudine è descritto nell’inno della lettera ai Filippesi: […] Cristo Gesù pur essendo di natura divina non considerò un privilegio….[…].

Meditatio

I grandi profeti dell’Antico Testamento, che terminano con il Battista, Gesù di Nazareth, Paolo e gli altri apostoli, i Padri della Chiesa, i grandi santi medievali, i grandi santi dell’epoca moderna e contemporanea sono dei perdenti, perché, come si dice in gergo: hanno messo la faccia per il Signore e per il vangelo. Questo significa che non hanno tenuto conto dei posti di onore e di comando, verso i quali la natura umana è incline. Infatti, quando incontriamo persone, specialmente tra i cristiani, che ostentano nel far sapere agli altri che loro non ambiscono ai primi posti, questi sono proprio coloro che, appena possono, occupano i primi posti e tengono ben incollate al sedere le sedie conquistate.
Il lavorare nella vigna è sinonimo di evangelizzare con l’esempio e, per giungere a questo, è necessario rapportarsi al Cristo descritto nel brano della lettera ai Filippesi, che ci è proposto come seconda lettura.
Ma, questo modello di Cristo è colui che ha avuto il coraggio di contestare la logica che i capi del popolo ebraico avevano instaurato: una logica di potere, di ricchezza, che cercava di condizionare anche la morale.
Si tratta di quel modo che anche oggi cerca di edulcorare il vangelo, per renderlo innocuo. In tutte le epoche, prima in Israele, con la predicazione dei profeti, poi anche nella Chiesa, pensiamo alla fine di Gesù, di Paolo e degli altri apostoli; ai Padri della Chiesa; ai grandi santi medievali, dell’età moderna e contemporanea, a papa Francesco…..tutti considerati al loro tempo degli esagerati, gente che parlava in modo sincero, persone non ricattabili, persone che non si nascondevano dietro alla sfumature per non risolvere i problemi e così non urtare i potenti del momento ma, come è scritto nella prima lettura: pane al pane e vino al vino.
Perché il papa dà fastidio? Perché usa questo criterio e, guarda caso, sono i cattolici tradizionalisti, devozionalisti, legalisti a scandalizzarsi. Come capitò anche a Gesù prima ed a Paolo dopo.
È fondamentale misurarci con il coraggio di saper perdere quello che abbiamo di più caro per il Signore: sono capace di lavorare nella vigna? Anche a costo di essere ritenuto un esagerato? Di essere messo al margine del mio mondo? Sarei in grado di vivere come Gesù 30 anni di nascondimento? Sarei capace di vivere ai margini della Chiesa come don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani? Sarei capace di vivere da cristiano come papa Francesco? Se si allora significa che ho incontrato il Risorto e non ho paura di morire per Cristo e di lavorare nella vigna; altrimenti sto perdendo tempo, perché sono un cristiano che ambisce sedere ai primi posti e di conseguenza teme di scontentare i potenti del suo piccolo mondo; un cristiano che cura le sfumature e trascura il centro del problema; un cristiano diplomatico, al servizio dei potenti del suo piccolo mondo e quindi ricattabile e incline al compromesso; un cristiano che, come il giovane ricco dirà con parole che intende recarsi nella vigna ma, per paura, se ne guarderà bene dall’andarci.

Prima lettura
Ez 18,25-28

Dal libro del profeta Ezechiele
Così dice il Signore:
«Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?
Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso.
E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

Salmo responsoriale
Sal 24

R.: Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.

Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
I peccati della mia giovinezza
e le mie ribellioni, non li ricordare:
ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Seconda lettura
Fil 2,1-11

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Vangelo
Mt 21,28-32

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

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