Isaia 55,10-11
Salmo 64
Romani 8,18-23
Matteo 13,1-23
Lectio
Per comprendere la parabola del seminatore è importante ricordare che il vangelo di Matteo fu redatto tra il 75 e l’85. L’autore e la comunità cristiana a cui era destinato, erano stati testimoni oculari della distruzione di Gerusalemme per mano delle legioni romane, perché Israele non si era mai voluto sottomettere alle leggi dell’imperatore. Per un ebreo veder distruggere la città di Dio e profanare il tempio da parte dei pagani, che erano ritenuti razza inferiore, costituiva un’onta, uno scempio che noi non possiamo neppure immaginare. La comunità cristiana, che era fuggita in un paese vicino chiamato Pella, interpreta i fatti come una punizione comminata da Dio a Israele, per aver rifiutato il Messia nella persona di Gesù di Nazareth.
Ecco, alla luce di questi fatti, proviamo a leggere il brano di Matteo propostoci in questa domenica.
Gesù esce di casa, cioè dalla domus, dalla chiesa, dalla comunità, per evangelizzare. Lo fa da una barca, perché questa è lo strumento di lavoro dei pescatori, categoria disprezzata e quindi: gli ultimi diventeranno i primi e i primi gli ultimi (farisei, sacerdoti del tempio, dottori della legge di Mosè, scribi…).
Gesù si siede, significa si siede sulla cattedra di Mosè. Egli è l’unico che vi può sedere con autorevolezza, perché prima dà l’esempio e poi insegna.
Il significato della parabola del seminatore non è compreso dalle folle, perché Israele non avendo accettato Gesù, non può comprenderne il messaggio, mentre lo comprende la comunità cristiana perché per lui è pronta a dare la vita e ad essere a sua volta collaboratrice dell’evangelizzazione nel campo che è il mondo.
Meditatio
Bisogna ammettere che nessuno di noi è terreno buono in senso assoluto, quello lo saremo in paradiso, quando vivremo la vita che abbiamo sempre sognato sulla terra.
Possiamo dire di essere terreno buono in una certa percentuale, come scrive l’autore del brano evangelico.
È importante però non essere soffocati dagli impedimenti che sorgono lungo il cammino della vita e che possono compromettere il nostro essere terreno buono.
Questo può accadere quando non si è capito che cosa significhi seguire Cristo, ma si è vissuto, anche se cristiani praticanti, nel quieto vivere, nello status quo: quelle realtà che per anni procedono nello squallido andante, dove tutto si ripete, perché si deve fare, perché si è sempre fatto.
Si capisce che, in questi contesti, il seme della parola di Dio, è colto come pericoloso, e quindi, il male che è nel cuore dell’uomo: invidia, gelosia, attaccamento a luoghi, attaccamento al denaro, prende il sopravvento.
Oppure, di fronte alla parola di Dio, che si manifesta come movimento di evangelizzazione della società, la paura del cambiamento; il timore per la propria vita, accade molte volte questi cosiddetti praticanti non credano nell’aldilà, forse anche senza rendersene conto. Infatti, spesso e volentieri, non rischiano, li ritroviamo dalla parte di coloro che si frustrano in una conservazione assurda ed inconsistente. Diremo che sono l’emblema di una chiesa in liquidazione, come si espresse un caro amico commercialista.
Il terreno buono sono i cristiani che si preoccupano di seguire lo Spirito Santo che, lungo la strada non si ferma mai. Lo Spirito, preoccupato di evangelizzare, ci chiede di seguirlo; ci chiede ogni giorno di trovare vie nuove per evangelizzare la nostra società. Ma, per trovare vie nuove, è necessaria la coerenza, la sincerità, l’aver libero il cuore, l’aver sperimentato la paternità di Dio; l’aver sperimentato l’incontro con il Risorto nei fratelli specialmente più poveri. Avere il coraggio di non essere mai mercenario a servizio dei lupi.
Non nascondo che per essere terreno buono ci vuole coraggio, ma questo lo fornisce l’incontro con il Risorto. Quando manca questo: si può essere religiosi, praticanti ecc….ma quando soffiano i venti e straripano i fiumi, se non si è incontrato il Risorto, si guarda a salvare la pelle: l’irriconoscenza, la menzogna, la violenza ecc….prenderanno il sopravvento perché, scriveva il Manzoni, a chi non ha il coraggio nessuno lo può dare.
Buona domenica.
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