Isaia 58,7-10;
Salmo 111;
1Corinzi 2,1-5;
Matteo 5,13-16
Lectio
I discepoli debbono, non possono, essere sale e luce del mondo. Infatti, se questi non risultano tali, nessuno gli può sostituire. San Paolo ed il profeta Isaia offrono un metodo per essere luce e sale della terra: l’apostolo parla del suo modo di predicare il vangelo, che è, in primo luogo, quello di farsi capire da tutti. Infatti, nelle prime comunità cristiane, erano già sorti i falsi apostoli, i quali si servivano, nella predicazione, di ragionamenti forbiti, in modo da paventare la loro scienza. È un metodo in voga tutt’oggi, per mettersi al sicuro dalle contestazioni degli uditori.
Il profeta invece indica che, per essere luce e sale nel mondo è necessario prendersi cura degli ultimi, dei poveri.
Meditatio
Il problema per il cristiano di essere luce e sale nel mondo è una cosa molto seria. Infatti, essere luce e sale significa diventare maestri per gli altri. Maestri come lo fu il Signore Gesù: persone che hanno autorevolezza e non autorità. Non è semplice.
Non è semplice, penso ai genitori, agli insegnanti di scuola, ai catechisti, al cristiano sul posto di lavoro, al cristiano in famiglia.
In questo momento ho difronte tanti volti di laici che ho conosciuto nella mia vita. Si tratta di persone che si sono impegnate e che s’impegnano a far in modo che la Chiesa sia luce e sale nel mondo e che, proprio a causa di quest’impegno quotidiano a diffondere il vangelo, prima con l’esempio e, soltanto dopo, con la parola, non di rado trovano difficoltà da parte di coloro che dovrebbero essere i loro naturali maestri o collaboratori: il clero ed i cosiddetti buoni cattolici.
Il clero: io dico sempre di non mitizzare nessuno. Nella Chiesa ha autorevolezza (l’autorevolezza non è l’autorità. L’autorità è quella usata quando viene meno l’autorevolezza, perché una persona ha perso di credibilità), colui che ha compiuto un cammino al seguito del Signore. Quindi non conta se una persona è Vescovo, prete o diacono, conta se segue il Signore. Certo, si dovrebbe supporre che, coloro che fanno parte della gerarchia, siano al seguito del Signore, ma la storia ci ha dimostrato che non sempre è così. Di questo un cristiano deve imparare a non scandalizzarsi mai, ma deve cercare di trovare dei veri maestri, per costruire la sua casa sulla roccia e diventare, a sua volta, sale e luce per gli altri e anche deve imparare a sopportare la solitudine con Cristo.. Ricordo le parole di Gesù sulla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Gesù ha voluto condividere la solitudine dell’uomo quando pensa che Dio lo abbia abbandonato.
Noi diciamo che i bravi genitori sono coloro che, prima danno l’esempio ai figli; sono coloro che sanno dire dei salutari no ai loro figli, per abituarli alla rinuncia, alla formazione della personalità ecc…
Così è anche all’interno della Chiesa il genitore, il catechista, se vuol essere creduto, se vuol essere amato, deve cercare di formare il vero cristiano. Altrimenti si continua ad illuderci e frustrarci su un cammino inconcludente: battesimo comunione e cresima e poi…il nulla!
Si passa poi ai soliti luoghi comuni: oggi la famiglia non è più come dovrebbe essere…; oggi i ragazzi ed i giovani hanno altri interessi…..ed altri luoghi comuni.
Si continua la frustrazione con i convegni nazionali, diocesani ecc…di cui, alla fine alcuni rientrano nelle loro case convinti di aver compreso tutto ma, nella pastorale poi dimostrano di non aver capito nulla; altri invece affermano che i convegni sono inutili. Invece, solo pochi, i veri maestri, pongono in atto quanto hanno appreso, nella pastorale ordinaria, con il rischio di essere boicottati, dalle prime due categorie di persone.
Infatti, il peggio è quando si propongono cammini alternativi a questo metodo frustrante ed i frustrati (vescovi – preti – cattolici devozionalisti) quelli che ultimamente il papa ha definito idolatri (questo mi conforta perché anch’io, precedentemente, avevo espresso lo stesso concetto), cercano con tutti i mezzi di bloccare progetti che porterebbero il laico a sentirsi parte vera della Chiesa; il catechista ad avere una seria preparazione; la vita liturgica ad essere compresa e partecipata, affinché divenga il centro della vita della comunità. Tutto questo dovrebbe poi dar origine ad una carità organizzata ed attuata in modo capillare, non demandata soltanto ad alcuni che, dato l’esiguità delle persone e la staticità delle strutture, rischiano, con il tempo, di esaurire le forze e non poter sostituire le persone.
Direi che la staticità delle persone, la mancanza di preparazione e la sciatteria nelle celebrazioni liturgiche, sono il tumore maligno che uccide le Chiese locali, le comunità parrocchiali e quelle della vita religiosa.
È importante anche saper discernere. Quando un cristiano percorre il cammino per essere quotidianamente sale e luce, potrebbe sentirsi accusato da coloro che hanno scambiato la parrocchia per un museo (si è sempre fatto così) oppure per un supermercato (dove uno da l’offerta e poi si sente in diritto – durante le celebrazioni – di fare ed andare dove gli pare) di essere persone che vanno dietro ad un prete anziché ad un altro e citano, fuori luogo san Paolo quando dice: io sono di Apollo, io di Cefa ed io di Cristo.
Attenzione un cristiano ha diritto di celebrare bene l’Eucaristia alla domenica e non deve subire la sciatteria e, quando a questa non si può porre rimedio…ha diritto di andare altrove, come è suo diritto di seguire un cammino di formazione per il cristiano adulto e questo spesso nelle parrocchie non c’è…..e quindi di cercare altri luoghi.
Guardando al Cristo crocifisso ed ai vari maestri, che per essere tali hanno dovuto pagare prezzi molto alti, cerchiamo di essere sale e luce nella Chiesa e nel mondo. A coloro che attualmente possono essere nel dolore a causa delle motivazioni scritte sopra, ricordo il punto fondamentale della nostra fede: la vita non è tolta, ma trasformata. La vita umana è relativa alla vita eterna.
Chiedo scusa per la lunghezza di questa meditatio.
Buona domenica.
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