Quarta domenica del Tempo Ordinario A di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Gen 27, 2017 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Sofonia 2,3;3,12-13;
Salmo 145;
1Corinzi 1,26-31;
Matteo 5,1-12

Lectio

Il Vangelo di Matteo è stato scritto tra il 75 e l’85 d.C. Matteo si rivolge ad una comunità cristiana, formata da ebrei convertiti al messaggio di Cristo Signore. Questa comunità cristiana sta subendo la persecuzione scatenata dai capi del popolo ebraico, dopo la morte e risurrezione del Signore. Inoltre la comunità, che chiamiamo di Matteo, è stata testimone della distruzione di Gerusalemme, attuata nel 70 d.C. per mano delle legioni romane guidate da Tito.
Ora, alla luce di quello che ho scritto sopra, rileggiamo il brano delle Beatitudini. Iniziamo dalla conclusione. I beati sono i cristiani che subiscono persecuzioni. Da chi? Dai capi del popolo ebraico che sarebbero stati coloro che avrebbero dovuto essere i primi ed i più preparati ad accogliere il messaggio evangelico. Invece, costoro ormai adoravano le loro tradizioni…..che erano diventate il loro dio.

I poveri in spirito sono coloro che, ogni giorno si preoccupano di compiere la volontà del Padre: […] non sia fatta la mia, ma la Tua volontà. Sono le parole di Gesù prima dell’inizio della sua passione nell’orto degli ulivi.
Ora, quando ci si preoccupa dell’essenziale: cioè di compiere la volontà del Padre, questo può comportare di subire la persecuzione ed il martirio da parte di coloro che impostano la loro vita in modo contrario al vangelo, come era accaduto alla comunità di Matteo.
Il Vangelo invita il cristiano ad essere mite, che non significa vigliacco, codardo, oppure a mettere la testa sotto terra come lo struzzo. Mite significa che il cristiano non di vendica del male ricevuto, ma neppure rinuncia ad avere giustizia, specialmente quando ha soffrire sono i deboli, come bambini, ragazzi e anziani.
Il cristiano deve anche essere un operatore di pace, ma non di quella pace falsa che nasconde i problemi, ma una vera pace che tende a discutere e valutare le situazioni tra fratelli. Perché nelle comunità cristiane non si fanno differenze di persone anzi, si tengono più in considerazione gli ultimi, perché l’esperienza insegna che spesso lo Spirito parla in loro (2 Lettura).

Meditatio

Le Beatitudini rischiano, siccome sono molto conosciute, di passare in un certo modo inosservate perché, come spesso si afferma: conosciamo già tutto. Questo è il modo migliore per non ascoltare la voce dello Spirito Santo che ha sempre qualcosa da insegnare.
Abbiamo rilevato che il povero in Spirito è il cristiano che si preoccupa di compiere – sull’esempio di Cristo – la volontà del Padre. Diciamo subito: non si tratta di un compito facile da eseguire. Compiere la volontà del Padre è rischioso, perché bisogna essere persone libere. Libere da che cosa? In primo luogo libere da se stesse, cioè non avere secondi fini nel cammino alla sequela di Cristo. Vedete io qui non considero coloro che non seguono il Signore, non per discriminazione, ma perché qui si parla solo di cristiani. È chiaro che, colui che non si sente tale, segua scelte di vita diverse. Ma nella lectio si cerca di aiutare i cristiani ad essere coerenti con le scelte compiute nel battesimo, anche se ciò non è sempre facile.
Allora, per seguire il Signore è necessario essere liberi da se stessi e qui non intendo seguire una certa spiritualità preconciliare che mirava ad azzerare la persona anzi, per essere liberi da se stessi è fondamentale essere persone. Persone che non mirano ad accaparrarsi i primi posti (sia nella Chiesa che nella società): arrivismo; ma il cristiano serve come Colui che serve, mentre l’arrivista fa finta di servire…; persone che non si adagiano in un ufficio o in un luogo e che per conservarlo sono disposti a tutto….., il cristiano serve e non si ritiene indispensabile, è povero, sa che il bene che compie è opera dello Spirito santo, per questo va dove lo Spirito gli indica; il cristiano usa i beni per servire, non li sperpera e non se ne appropria; il cristiano non cerca protezioni o coperture per fare ciò che vuole e non opera distinzioni tra i fratelli e sa, che vivendo così può essere colpito ma, mai ricattato. Egli è pronto ad affrontare la sofferenza, perché il suo modello è Cristo nella sua passione e non il giovane ricco che aveva molti beni….; nella sofferenza il cristiano sa, per esperienza che la vita non è tolta, ma trasformata.
Buona domenica.

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