Isaia 35,1-6.8.10;
Salmo 145;
Giacomo 5,7-10;
Matteot 11,2-11
Lectio
Ricordiamo, anche in questa domenica, il senso teologico spirituale del Tempo di Avvento: il Signore viene, quando? Ogni giorno. Dove? In ogni fratello che incontro. In quale percentuale l’ho accolto durante l’anno liturgico appena trascorso? Ho intenzione di aumentare questa percentuale?.
Nel vangelo che sarà proclamato in questa domenica troviamo l’elogio di Giovanni Battista. Se ricordiamo, il ritratto del messia che egli aveva disegnato non corrispondeva a Gesù. Allora Giovanni, che era detenuto nel carcere di Erode Antipa, il figlio di Erode il grande, quello che voleva uccidere Gesù bambino, era sconsolato: Gesù di Nazareth non era il messia atteso. Giovanni avvertiva di essere un perdente, un fallito, perché aveva vinto la forza e la menzogna. Ma, quando gli fecero osservare che i profeti, nella loro predicazione, avevano annunciato proprio Gesù di Nazareth come messia, Giovanni sentì di aver compiuto la sua missione.
Giovanni è la figura di colui che compie, costi quel che costi, la volontà di Dio, seguendo il dettato degli antichi profeti e divenendo, a sua volta, il più grande profeta dell’Antico Testamento. Egli, potremmo affermare, è colui che si trova pronto ad accogliere il Signore che viene.
Il tema della venuta del Signore è presente, sia nella prima che nella seconda lettura. In entrambi i casi si tratta della venuta del Signore alla fine dei tempi.
Meditatio
Gaudete (= rallegratevi) con questa parola inizia l’antifona d’ingresso della celebrazione eucaristica di questa domenica perché, essendo alla terza domenica di Avvento, mancano soltanto 15 giorni alla solennità del Natale del Signore e quindi la comunità cristiana sente avvicinarsi il giorno solenne ed inizia a gioire.
Colgo l’occasione per ricordare che l’antifona è nata per essere cantata ma, se per motivi funzionali dovesse essere letta, sostituisce il canto d’ingresso. Ogni antifona – durante la celebrazione dell’eucaristia – sostituisce il relativo canto (cfr. antifona alla comunione). Quando si legge un’antifona è bene che sia letta da tutta l’assemblea. Ma, la cosa migliore, è sempre eseguire i canti. Una celebrazione senza canti è come un abito non lavato e non stirato…..
La figura del profeta, colui che compie la volontà di Dio, deve essere sempre il modello del cristiano. Noi dobbiamo saper riconoscere, all’interno della Chiesa, le figure profetiche, che anche oggi vivono in mezzo a noi (es. papa Francesco, Enzo Bianchi) e quelle che ci hanno preceduto e che ora sono in Paradiso (es don Mazzolari, don Milani, Alcide de Gasperi, mons. Bugnini c.m., p. Turoldo O.S.M., mons. Tonino Bello, il card. Martini, ecc..), perché se un cristiano non segue i profeti, non solo è un infelice, ma diventa anche un opportunista, un violento e, in un certo senso anche un debole, perché segue il vento del in questo momento che cosa mi fa più comodo dire o fare?
Il cristiano canna sbattuta dal vento, oppure il cristiano che ambisce al potere, non è in attesa del Signore, perché non lo può vedere nei panni del fratello che gli sta davanti e che cerca d’incarnare l’atteggiamento del profeta a costo di pagare di persona.
Il profeta, come Giovanni, serve sul serio la Chiesa, paga di persona, qualche volta è costretto all’esilio ed è guardato dai cristiani pavidi e devozionalisti come un poveretto, come sarà stato giudicato Giovanni Battista dai grandi che erano alla corte di Erode: poveretto, non ha ancora capito che deve farsi gli affari suoi e starsene tranquillo? Ma che cosa vuole cambiare? Noi siamo i forti, infatti ora gli taglieranno la testa e tutto sarà finito.
Nei secoli però si è celebrata e si celebra la natività e la decapitazione del Battista, la prima come solennità e la seconda come festa. Il fallito è in Paradiso e, nella Chiesa, è un grande e i cosiddetti, forti, furbi, coloro che pensavano di poter dire, fare, scrivere ciò che volevano, ridendo del profeta, dove sono?
Attenzione! Non basta andare a sentire la messa alla domenica, semmai con una bella predica copiata da chissà quale autore, se non cerchiamo di diventare profeti tra la gente ma, arriviamo ad uccidere la profezia che è in mezzo a noi.
Coloro che continuano ad uccidere i profeti trascorreranno uno squallido Natale all’insegna della tradizione: Novena di Natale insignificante, in cui partecipa il solito gruppo di anziani ma, si deve fare, perché si è sempre fatto così!
Il giorno di Natale si andrà a sentire la Messa – sperando che sia breve e che faccia scendere qualche lacrima – poi si guarderà il presepio, sempre per tradizione; presepio fatto nello stesso luogo dalle solite persone e, guai a chi pensasse di inserirsi per collaborare alla realizzazione, naturalmente incapaci di coglierne il profondo significato del presepio, che si coglie soltanto come un fatto di arte o di fantasia inserito nella tradizione natalizia
Segue la vera celebrazione in cui tutti partecipano con convinzione: il pranzo. Questo non ha tempo di durata, può anche proseguire con la cena. Oppure, terminata la celebrazione del convito natalizio, si gioca a tombola, o si va a passeggio. Tutte cose belle e buone, ma secondarie, al vero senso del Natale del Signore. Se invece, queste ultime divengono, come spessissimo capita, primarie si è trascorso un Natale squallido, senza senso. Come una famiglia, i cui appartenenti siano in forte disaccordo e si trovassero insieme a condividere un evento a cui sono obbligati a partecipare per tradizione.
Auguro a tutti di essere profeti tra la gente. Buona domenica.
0 commenti