Genesi 3,9-15.20;
Salmo 97;
Efesini 1,3-6.11-12;
Luca 1,26-38
Lectio
I primi cinque libri della bibbia non sono storia (= cronaca di fatti avvenuti), ma teologia. Cioè gli autori cercano di dare una risposta alle grandi domande che l’uomo si è sempre posto: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andremo? Perché c’è il male nel mondo?
Alla luce di tali quesiti, ogni autore cerca di rispondere secondo la propria cultura. Proviamo a comprendere la risposta insita nel brano che sarà proclamato in questa solennità come prima lettura.
Gli ebrei, o meglio, le “teste pensanti” del popolo d’Israele si trovano in esilio nella Mesopotamia, la terra dove scorrono i fiumi Tigri ed Eufrate: territorio fertile e ricco di vegetazione. Qui gli ebrei pensano che sia iniziata la creazione. Qui si pensa al genere letterario di paradiso terrestre.
Utilizzando uno dei miti (= racconti fantastici, con fondo storico) degli assiro babilonesi, che abitavano quella terra, gli israeliti costruiscono il racconto della creazione e della cacciata dell’uomo dal paradiso terrestre.
Il male esiste perché all’inizio è successo qualcosa: l’uomo non ha rispettato la legge di Dio.
Il male è rappresentato dal serpente: quell’animale che ti assale all’improvviso. Il male soggioga l’essere più debole: la donna.
Soltanto recentemente si è iniziato a parlare di psicologia femminile, dell’essere umano creato da Dio in due versioni, quella maschile e quella femminile, di Dio che ha in sé la natura maschile e quella femminile: Dio padre e madre.
Ora, siccome gli antichi constatavano che la donna era un essere a loro dire complicato, strano, a causa della loro ignoranza di quanto sopra ho scritto, gli attribuivano molta responsabilità sul male che accadeva nel mondo.
Infine i nostri padri constatavano che, ogni volta che l’uomo progettava la sua vita, senza tener presente la volontà del Padre andava incontro al fallimento e, in questo fallimento coinvolgeva anche gli altri. Proviamo a rileggere il brano del Genesi tenendo presente tutto questo.
La Beata Vergine Maria, invece, rappresenta il cristiano che progetta la propria vita ponendo al centro di essa Gesù Cristo, concetto espresso nel brano della lettera agli Efesini, scelto come seconda lettura.
Infine, anche i vangeli, chiamati dell’Infanzia di Cristo, non sono storia, ma teologia. Infatti, nel brano evangelico l’angelo appare a Maria: è Gabriele, colui che annuncia cose importanti da parte di Dio. L’autore del vangelo di Luca, intende esporre un concetto alla sua comunità cristiana: chi è colui che è nato? È il messia atteso, è colui che è stato annunciato dai profeti, è colui che ha compiuto la volontà del Padre, stando con gli ultimi d’Israele, e accogliendo anche i pagani. Per questo è stato rifiutato dal suo popolo che non voleva tutto questo, bensì rimanere stabile, essere il primo tra i popoli della terra ed essere osservante della legge di Mosè per, a causa di tale osservanza, meritare la salvezza. Proviamo a rileggere i vangeli dell’Infanzia di Cristo (Luca e Matteo), tenendo presente queste note.
In questo contesto Maria è immagine del nuovo popolo di Dio e di ogni cristiano che ascolta la Parola di Dio, la medita nel proprio cuore e la mette in pratica osservando il vangelo e non la legge di Mosè. La visita ad Elisabetta ne è il modello.
Meditatio
Quante volte mi sono sentito porre il problema delle conseguenze del peccato originale: perché dobbiamo soffrire noi, per il peccato di altri? Perché Dio è stato così vendicativo? Come si può chiamare Dio padre, se poi tratta così i propri figli?
Sono domande molto impegnative se leggiamo la bibbia come possiamo leggere il giornale di oggi, sempre che, anche in questo, si riesca a comprendere il linguaggio con cui è scritto ogni articolo.
Se invece teniamo presente quanto ho riportato nella lectio, tutto diventa chiaro.
Ogni persona, quando si programma al di fuori della logica del vangelo, per mantenere il proprio potere, per non avere guai ecc…compie il male e di questo male può renderne complici o vittime gli altri.
Allora, il cristiano segue Maria che si preoccupa di compiere la volontà del Padre e non servirci delle cose di Dio, per dominare.
Infatti, come al tempo di Gesù capitava che coloro che avrebbero dovuto essere modelli del gregge, perché pastori, erano di scandalo, anche oggi – ecco perché sostengo che nella Chiesa non bisogna mitizzare nessuno -, possiamo trovare cattivi pastori che, come scrive sant’Agostino, si servono delle pecore, specialmente le più deboli e le meno preparate (cfr. quelle devozionaliste, quelle tradizionaliste, quelle “immobili) per esercitare il potere e non per servire la Chiesa.
Maria oggi c’incoraggerebbe ad evangelizzare, cercando strade nuove. Maria ci aiuterebbe a sfruttare ogni occasione. Sfruttare la liturgia, perché è nelle celebrazioni che gran parte della comunità si riunisce: è la liturgia che fa la chiesa! Celebrazioni curate, nello stesso tempo semplici e solenni; celebrazioni partecipate, dove si educa ogni persona ed ogni gruppo parrocchiale, a divenire assemblea soggetto celebrante: a celebrare insieme.
Maria ci aiuterebbe a creare comunità vive: formate sui gruppi famiglia che, a loro volta, educhino al vangelo i bambini, i ragazzi ed i giovani.
Maria ci aiuterebbe a creare spazi di ritrovo per la comunità, in cui ogni categoria si possa sentirsi a proprio agio, perché comunità parrocchiale è casa di tutti.
Maria ci aiuti a costruire una Chiesa di pietre vive.
Buona solennità.
P. Giorgio.
Prima lettura
Gen 3,9-15.20
[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Salmo responsoriale
Sal 97
R.: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Seconda lettura
Ef 1,3-6.11-12
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
Vangelo
Lc 1,26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
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