Assunzione della Beata Vergine Maria Solennità Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Ago 14, 2016 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Apocalisse 11,19; 12,1-6.10;
Salmo 44;
1Corinzi 15,20 – 26
Luca 1,39-56

Lectio

Ricordiamo che i vangeli dell’infanzia di Gesù non sono storia, ma teologia. Questi intendono dire chi è colui che è nato: il messia atteso, colui che ha portato a compimento la predicazione dei profeti, il Figlio prediletto del Padre che ne compie la volontà e per questo è ripudiato dai suoi e crocifisso, ma il Padre lo ha riconosciuto e approvato, quindi è risorto ed ha formato il nuovo popolo santo di Dio: la comunità cristiana.
Sotto questa luce dobbiamo meditare il brano del vangelo che sarà proclamato nella solennità odierna.
Maria è il modello del cristiano che ascolta la Parola e la mette in pratica. In questo caso Maria è il modello del cristiano che corre ad aiutare l’ultimo: la cugina Elisabetta che, aspettando un figlio in tarda età (non pensiamo con i nostri parametri. Elisabetta non avrà avuto più di trent’anni, ma era considerata avanti nell’età. Si viveva poco. L’età media sarà stata al massimo trent’anni) non era certo un modello per la società ebraica, ma il cristiano sa che i primi saranno ultimi e gli ultimi i primi….
È chiaro quindi che la chiesa, anche in periodo di persecuzione, se accoglie il Signore negli ultimi non dovrà temere la persecuzione, perché lo Spirito la guida. In quest’ottica va compreso il Magnificat e il brano dell’Apocalisse, che è stato scritto durante la persecuzione, scatenata contro i cristiani dagli imperatori romani. L’autore ricorda che la comunità cristiana è condotta dallo Spirito Santo e che nulla e nessuno potranno distruggerla. Il fatto di usare un linguaggio incomprensibile ai pagani, questo era stato progettato con arte, perché se fossero venuti in possesso di questo libro biblico non sarebbero riusciti a comprenderlo.
Infine la prima lettera ai Corinzi ci ricorda, con un linguaggio antichissimo, che noi viviamo per andare in paradiso. Ricordiamo anche che la prima generazione cristiana era convinta di essere presente alla fine del mondo e, anche in questo brano, tale convinzione emerge.

Meditatio

Il dogma dell’Assunta che cosa ci ricorda? Che in paradiso c’è la stessa Maria di Nazareth che visse con Gesù e con gli apostoli.
Certo in paradiso il corpo umano non ci sarà, ma ciascuno di noi sarà se stesso e ci riconosceremo.
In paradiso il malato, l’handicappato li ritroveremo sani e normali, perché quello che hanno sofferto è un limite della vita umana.
Allora perché il dogma recita: Maria assunta in cielo in anima e corpo? Dobbiamo ricordare che noi siamo debitori degli antichi (Greci e Romani) i quali credevano nella presenza di vari dei, che scendevano dall’olimpo sulla terra, si prendevano gioco degli uomini e poi tornavano sull’olimpo.
Ora, al tempo di Gesù e di san Paolo, tutti dovevano credere in Dio, altrimenti erano passibili di morte, l’ateismo non era concepito nell’impero romano. In questo contesto era facile che il Signore Gesù fosse confuso con i loro dei, un dio in più, un dio in meno, non costituiva problema. Invece era fondamentale distinguere: Gesù di Nazareth fu veramente uomo, visse come uomo, condivise la nostra natura umana e non aveva nulla da spartire con gli dei pagani. Ecco che cosa significa risorto in anima e corpo. In paradiso c’è la stessa persona che visse a Nazareth, che subì la passione e morte e poi risorse il terzo giorno. Questo vale anche per la Beata sempre Vergine Maria, per i santi, per tutti i nostri cari ed anche per noi quando entreremo in paradiso, perché figli. Il corpo umano rimane su questa terra e si disfa e noi, come persone continuiamo a vivere in Paradiso quella vita che abbiamo sempre sognato, senza i nostri limiti e senza quelli degli altri.

Buona festa.

Prima lettura
Ap 11,19; 12,1-6.10

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito.
Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo».

Salmo responsoriale
Sal 44

R.: Risplende la regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Seconda lettura
1Cor 15,20-26

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

Vangelo
Lc 1,39-56

Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

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