At 5,27-32.40-41;
Sal 29;
Ap 5,11-14;
Gv 21,1-19
Lectio
Il brano degli Atti degli Apostoli intende dimostrare che, dopo l’incontro con il Risorto, la comunità cristiana, formata – come primo nucleo – dagli apostoli e dai primi discepoli, non teme l’autorità giudaica e romana, ma ha compreso come il senso della vita sia nell’obbedire a Dio, costi quel che costi.
L’autore del brano dell’Apocalisse sottolinea la centralità di Cristo nel progetto di Dio. Questo era importante in un momento, come quello della redazione dell’ultimo libro del Nuovo Testamento, in cui le comunità cristiane stavano subendo la persecuzione da parte degli imperatori romani.
In questo stesso ambiente vive la comunità in cui è scritto il vangelo di Giovanni (90 – 120 d.C.). Ormai gli ebrei sono dispersi nell’impero, dopo la distruzione di Gerusalemme, ma i cristiani, come ho scritto sopra sono perseguitati dagli imperatori romani, perché ritenuti atei. Infatti nelle comunità cristiane di sosteneva di non aver un tempio, un altare e un’offerta, perché Cristo era tempio, altare ed offerta.
Meditatio
In questo tempo pasquale, (50 giorni) che si concluderà con la solennità di Pentecoste, l’accento delle meditatio è su l’incontro con il Risorto che ogni cristiano deve fare, altrimenti rischierà di banalizzare la sua sequela al Cristo.
In ogni brano evangelico del Tempo Pasquale in cui si narra l’incontro del Signore è ribadito il concetto: non cercate il corpo di Gesù di Nazareth!
Anche nel brano odierno i discepoli si accorsero che era il Signore dopo aver ascoltato la sua parola e averla messa in pratica.
Infine il Risorto invita i discepoli a mangiare: è una chiara allusione all’eucaristia.
Quindi chi vuole incontrare il Risorto, si riunisca con i fratelli ed insieme ascolti la parola e spezzi il pane per cibarsene. Questo fonda il concetto che il cristianesimo è chiesa! È comunità!! Non devozionalismo individualista.
La celebrazione dell’eucaristia condurrà a vedere il Risorto in ogni fratello, a far in modo che gli altri stiano bene con lui, non perché è un buonista o un debole, ma perché in ogni fratello c’è il Risorto: questo è il vero senso del celebrare con parole e gesti.
Incontrare il Risorto nel fratello non significa che, quando egli sbaglia, per un concetto di falsa carità, non si debba dirgli che ha sbagliato, naturalmente con i giusti modi che, a causa dei nostri limiti, qualche volta non usiamo…
Tramite l’incontro con il Risorto faremo l’esperienza che Dio ci ama come un padre e che in paradiso entreremo, non perché l’abbiamo meritato, ma perché siamo figli. La vita umana è relativa alla vita eterna. Noi viviamo per entrare in paradiso, dove si vive la vita che abbiamo sempre sognato: quella senza i difetti, quella in cui l’uno potrà leggere, senza ostacoli, nel proprio cuore e in quello degli altri.
Volete mettere? Che cosa c’è di più bello nella vita? E il cristiano lo sa!!! Come siamo fortunati noi cristiani e quanto siamo scemi se non ce ne rendiamo conto di tale fortuna….
Buona domenica.
Prima lettura
At 5,27-32.40-41
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».
Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.
Salmo responsoriale
Sal 29
R.: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.
Seconda lettura
Ap 5,11-14
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce:
«L’Agnello, che è stato immolato,
è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza e forza,
onore, gloria e benedizione».
Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano:
«A Colui che siede sul trono e all’Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli».
E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.
Vangelo
Gv 21,1-19
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
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