Quarta domenica di Pasqua C Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Apr 14, 2016 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Atti 13,14.43-52;
Salmo 99;
Apocalisse 7,9.14-17;
Giovanni 10,27-30

Lectio

Nel brano del vangelo, che ci è proposto questa domenica, l’autore pone in risalto le pecore che costituiscono il gregge del Signore e quelle che compongono il popolo ebraico che lo ha rifiutato, perché ha predicato che Dio è il Padre suo e dell’umanità.
Le pecore del gregge di Cristo, di cui fanno parte Paolo e Barnaba, ascoltano la voce dello Spirito. Infatti, questi li invita ad evangelizzare i pagani, che erano – molto più della maggioranza d’Israele – ad accogliere il vangelo.
L’evangelizzazione degli altri popoli era un fatto inconcepibile per la cultura ebraica, perché non si poteva accedere al Dio dei padri senza osservare i precetti della legge di Mosé.
Questo fu il grande passo, compiuto da Paolo e Barnaba che inacerbò la persecuzione contro gli Ebrei convertiti al cristianesimo, che era già in atto.
Paolo e Barnaba, seguendo il comando dello Spirito Santo, liberarono definitivamente il cristianesimo dall’influenza ebraica che intendeva farne una succursale dell’ebraismo.
Infatti la diatriba che scoppiò tra i cristiani convertiti dalla religione israelitica e Paolo, verteva proprio su questo argomento: colui che intende ricevere il battesimo, dovrà prima essere circonciso.
San Paolo combatte aspramente questa tesi perché, giustamente, sosteneva che il battesimo fosse di gran lunga superiore alla circoncisione: pagò con la vita!

Meditatio

Tramite la celebrazione del battesimo si diventa parte del gregge di Cristo. Questo non significa che l’appartenenza equivalga ad essere un cristiano che vive il vangelo. Al momento attuale, almeno in Italia, viviamo ancora – per un certo verso – la situazione pre conciliare rispetto alla recezione dei sacramenti, con questo non intendo generalizzare.
Ma, anche se avvengono le preparazioni al battesimo, alla prima comunione, alla cresima e al matrimonio, queste si rivelano spesso insufficienti e la prassi lo dimostra……
È importante tornare alle modalità dei primi secoli, dove la celebrazione di un sacramento significava aver compiuto un cammino, ed aver compiuto, nella vita, la scelta del vangelo.
La tesi tu offri il sacramento, vedrai che, prima o poi attacca, è ancora il pensiero di una certa parte di clero, che continua ad educare la gente a vivere il cristianesimo come qualcosa di privato e di intimo, che si frustra nel devozionalismo. Il cammino proposto dal Concilio Vaticano II è percorso dalla maggioranza, all’interno della Chiesa, ma il cammino da percorrere è ancora lungo…. Ora, secondo gli insegnamenti del Concilio, la recezione di un sacramento significa che la persona che lo riceve s’impegna a vivere secondo il vangelo. Si tratta di un punto di partenza. I sacramenti, specialmente quelli che appartengono all’iniziazione cristiana (battesimo, confermazione (= cresima) ed eucaristia), non sono un fatto culturale, ma dicono ciò che una persona si è impegnata ad essere. Cioè è pecora del Signore.
Urge, quanto prima, cambiare la prassi sacramentale relativa all’iniziazione cristiana, per non alimentare l’insignificanza e confermare l’incredulità ed accrescere la distanza tra liturgia e vita. Se vogliamo migliorare la Chiesa e, di conseguenza, la società, questa è una delle strade maestre da percorrere.

Buona domenica.

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