Isaia 43,16-21;
Salmo 125;
Filippesi 3,8-14;
Giovanni 8,1-11
Lectio
L’autore del Vangelo di Giovanni contesta il trattamento della donna all’interno del popolo ebraico: a lei s’imputavano responsabilitá che dovevano essere condivise anche dall’uomo, come nel caso della colpa di adulterio. Ma, nel popolo d’Israele, la donna era “proprietà del marito”. Per cui era lei che, concedendosi ad altri, violava il contratto di proprietà che il padre di lei aveva stipulato con la famiglia del marito. Per questo l’adultera doveva morire per lapidazione.
L’adultera rappresenta anche ciascuno di noi quando, senza merito, veneriamo perdonati, per amore gratuito, dal Padre. Dio che ci ammonisce a vivere la nostra vita secondo la logica evangelica e non secondo quella dell’apparire, della ricchezza, del potere ecc…che significa vivere nel peccato.
Meditatio
Il cristiano deve “meravigliarsi ” dell’amore gratuito del Padre che gli offre il perdono.
È proprio a causa di tale gratuitá che il cristiano segue, per amore, il Cristo, povero ed umile.
Scoprire il volto del Padre è lo scopo del giubileo della misericordia. Dio è Padre e ci ama perché siamo figli. Questa è la convinzione del cristiano. Egli, il cristiano, non può essere un “integralista “: una persona che – come gli scribi ed i farisei – di cui parla il Vangelo è preoccupata, per paura del castigo di Dio, di osservare e di far osservare la legge.
Il cristiano è la persona della gioia, perché egli si sente amato, e si stupisce di questo amore, perché sicuro di non meritarlo. Ecco perché il cristiano vede questo amore universale del Padre verso l’umanità. Si comprendere il pensiero di Paolo: che cosa c’è di più bello, nella vita, del sentirsi amati da Dio? Questo è l’augurio che porgo a tutti!
Buona domenica
Prima lettura
Is 43,16-21
Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore,
che aprì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi a un tempo;
essi giacciono morti, mai più si rialzeranno,
si spensero come un lucignolo, sono estinti:
«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi».
Salmo responsoriale
Sal 125
R.: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
Seconda lettura
Fil 3,8-14
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti.
Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
Vangelo
Gv 8,1-11
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
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