Ventinovesima domenica del Tempo Ordinario B Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Ott 14, 2015 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

saia 53,10-11;
Salmo 32;
Ebrei 4,14-16;
Marco 10,35-45

Lectio

Nella pericope (= pezzo), tratta dal libro del profeta Isaia, che sarà proclamata in questa domenica, è tratteggiato il ritratto del servo sofferente, di cui Gesù di Nazareth sarà la figura tipo. Nell’Antico Testamento il servo sofferente rappresenta tutti i profeti, perché questi sono stati perseguitati dai capi del popolo d’Israele, perché accusati di non allinearsi e non obbedire alle loro leggi.
La centralità di Cristo è puntualizzata anche nel brano della lettera agli ebrei. Qui si fa notare come Egli sia l’unico e il solo mediatore tra Dio e l’umanità. Cristo è l’immagine dell’uomo perfetto che vive per compiere la volontà del Padre.
È proprio questa volontà che gli apostoli, prima dell’incontro con il Risorto, non riescono a comprendere. Infatti il vangelo sottolinea come costoro erano rimasti pienamente coinvolti ancora nella mentalità del popolo ebraico, secondo la quale era importante occupare i primi posti e, di conseguenza apparire persone importanti. Invece, l’autore del vangelo di Luca sottolinea come la sequela al Cristo comporti una mentalità diametralmente opposta: si è grandi quando si serve con amore i fratelli e specialmente gli ultimi.

Meditatio

Essere servi: una bella frase. Quante volte si usa nelle comunità parrocchiali e nelle comunità religiose, ma quante volte si parla a sproposito?
Perché? Perché ho notato che, più le persone parlano di servizio e di umiltà e meno servono e più incorrono nell’errore compiuto dai figli di Zebedeo.
Quante volte la politica e la prudenza e uno pseudo buon senso possono essere la regola di vita tra noi cristiani e, forse più che mai, nel clero?
Il vangelo ci ammonisce di non esercitare il potere come i capi delle nazioni, perché altrimenti non si testimonia che il Risorto è in mezzo a noi, ma che in mezzo a noi vige il potere, la logica dei furbi che, sapendosi coperti, compiono ogni abuso di potere e nefandezza.
Ci chiediamo: nelle nostre comunità parrocchiali si vive la vera fraternità? Il consiglio pastorale è veramente un organo di espressione delle iniziative della comunità? Si discutono i problemi tra fratelli per giungere a comprendere la volontà del Padre?
Nelle comunità religiose, che sono sorte per riproporre la vita delle prime comunità cristiane, si vive da fratelli e sorelle? Oppure si è sottoposti ad un’autorità che decide in modo autoreferenziale? Ci si confronta? Non in modo formale, come si faceva prima del Concilio, si discutono i problemi? Si fanno proposte? Che cosa potrebbe dire un/a giovane che si trovasse a celebrare con noi la liturgia quotidiana? Avrebbe l’impressione di una comunità che celebra ciò che vive? Oppure avrebbe l’impressione di trovarsi con persone che sono riunite per compiere un dovere….?
Nelle nostre comunità parrocchiali e religiose, in quale misura si tiene conto dell’ultimo, del povero e del malato? In quale misura l’apparire è il nostro modo di essere?

Auguriamoci di servire il Signore e di trovare guide che ci insegnino a percorrere questa strada.
Auguriamoci di servire con amore i fratelli, specialmente gli ultimi, i malati ecc….
Auguriamoci di non soccombere sotto il peso dell’apparire, ma persone che creano collaborazione e che sono coscienti dei loro limiti e che hanno l’umiltà di farsi aiutare dai fratelli.

Buona domenica.

Prima lettura
Is 53,10-11

Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.

Salmo responsoriale
Sal 32

R.: Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

Seconda lettura
Eb 4,14-16

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

Vangelo
Mc 10,35-45

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

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