Esodo 24, 3-8;
Salmo 115;
Ebrei 9, 11-15;
Marco 14, 12-16. 22-26.
Lectio
L’autore del brano dellEsodo descrive una liturgia della Parola celebrata dal popolo ebraico. Si nota come s’instauri l’Alleanza tra Dio e il popolo: Dio si autocomunica all’uomo e questi risponde con la fede e con l’obbedienza alla sua parola.
Con la venuta di Cristo nel mondo, con la sua vita nascosta ( 30 ) anni, con la sua passione e morte e con la sua risurrezione, s’instaura la nuova ed eterna Alleanza. I termini di tale alleanza sono: Dio ha voluto condividere, nel Figlio, la natura umana, in tutte le sue caratteristiche, anche in quella in cui l’uomo pensa di essere abbandonato da Dio.
Il Figlio, con la sua vita e la sua predicazione, ci ha annunciato la ” buona novella” cioè che Dio è padre di tutti e che in paradiso ci andremo perché siamo figli e non per i nostri meriti.
Il frutti della predicazione del Figlio è la celebrazione eucaristica, in cui la comunità cristiana dice – con parole e gesti – che accetta la logica del vangelo: sentirsi amata dal Padre e, per questo, s’impegna ad amare i fratelli, specialmente coloro che sono in difficoltà, perchè in essi c’è una particolare presenza del Risorto, che i cristiani sanno d’incontrere in ogni persona quotidianamente. Egli che è, secondo la lettera agli Ebrei, il solo ed unico mediatore tra Dio e gli uomini.
Meditatio
La solennità del Corpo e Sangue di Cristo è di origine medievale ed è da considerarsi in rapporto al risveglio della ” devozione” eucaristica che dal secolo XII ( 1100) in poi si sviluppò, accentuando particolarmente la presenza reale di Cristo nel sacramento e quindi la sua adorazione.
Questa solennità è, in qualche modo, un doppione del Giovedì Santo. Si tratta però di una celebrazione che ha delle perofonde radici nella pietà del popolo cristiano.
Ci possiamo chiedere: Come mai è sorto questo “doppione del Giovedì Santo?”
È facile comprenderlo. Infatti quando un prodotto originale non è più reperibile, oppure lo è con estrema difficoltà, si ricorre al surrogato. Pensiamo al caffè durante la seconda guerra mondiale: era rarissimo reperirlo, sia per i costi molto elevati e sia per la quantità, allora la gente ricorse al surrogato.
Ora, quando dopo le invasioni barbariche e la caduta dell’ impero d’occidente, i nuovi popoli che, per utilità, gli storici denominarono ” germani” conquistarono il potere e introdussero nel cristianesimo anche delle loro “usanze” che spesso danneggiarono la qualità e l’originalità dell’annuncio cristiano, si ebbero le conversioni di massa: Es. Clodoveo, re dei Franchi, si converte. Tutto il popolo franco si converte.
In seguito Carlo Magno, divenuto imperatore del sacro romano impero, raggiunse il potere sia politico che religioso.
I nobili obbligarono i figli cadetti, o ad un matrimonio combinato, oppure alla monacazione forzata, spesso in monasteri da loro costruiti o mantenuti.
Si iniziò una grande crisi. L’imperatore franco stabilì che, per rinsaldare sempre di più la compattezza dell’impero, un vettore fosse la liturgia, per questo proibì che si continuassero a tradurre i libri liturgici: messale, lezionario, rituale, liturgia delle Ore, che fino ad allora seguivano le lingue comunemente parlate nelle comunità cristiane perchè, come afferma la Sacra Scrittura e la documentazìone dei primi quattro secoli: la comunità cristiana è il soggetto celebrante della liturgia.
Carlo Magno ordinò che i libri liturgici fossero redatti solo nella lingua dei dotti che era il latino. Nel Medioevo il latino ricopriva il ruolo che oggi ricopre la lingua inglese.
Questo fatto portò ad un progressivo allontanamento del popolo dalla liturgia perché questa era diventata incomprensibile. Allora le autorità ecclesiastiche, visto che la partecipazione alla messa domenicale scemava sempre di più, ordinarono che, coloro che non avessero partecipato alla Messa domenicale avrebbero commesso peccato mortale.
Ma ormai non si partecipava più alla Messa, ma si ” ascoltava”, ma anche questo non era vero perchè con il trascorrere del tempo la Messa era diventata un “cerimoniale” un adempiere, da parte del prete, a compiere dei gesti e a pronunciare parole di cui spesso neppure lui ne comprendeva il significato.
In questo contesto la “comunione” che era quasi sempre ricevuta al di fuori della Messa, era diventata il “premio dei buoni” e, per ottenerlo, era necessario confessarsi appena prima.
Queste difficoltà allontanarono il popolo dall’abitudine a “mangiare” l’Eucaristia”, così entrò l’abitudine ad “adorare” l’Eucaristia”, dimenticando il suo vero scopo che è quello di essere mangiata.
Durante la Messa il popolo assisteva passivamente, anche perchè il tutto era pronunciato sottovoce dal prete che, tra l’altro era girato di spalle al popolo.
Fu verso il 1200 che i frati domenicani, vista la situazione, inventarono .la preghiera del rosario, in modo da fra pregare le persone durante la Messa e sostituire anche la Liturgia delle Ore, che era anch’essa solo in latino.
Queste sono le ragioni più importanti del perchè questa solennità è il doppione del Giovedì Santo.
Dopo il Concilio Vaticano secondo, stiamo percorrendo il cammino che ci condurrà al recupero delle antiche Tradizioni cristiane dei primi quattro secoli, prima delle invasioni barbariche. Si tratta di un cammino lungo e faticoso, dove ci sono periodi difficile, come quello vissuto sotto il pontificato di Benedetto XVI, in cui abbiamo corso il pericolo che il Concilio fosse messo in un cassetto nel dimenticatoio ma, lo Spirito Santo che guida la chiesa nella storia, ha condotto Benedetto alla decisione saggia delle dimissioni e ci ha donato Francesco, con il quale abbiamo ripreso il cammino dell’attuazione dei decreti del Concilio Vaticano II che è opera dello Spirito Santo.
Buona domenica.
Prima Lettura
Es 24, 3-8
In quei giorni, Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!».
Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore.
Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto».
Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».
Salmo Responsoriale
Sal 15
R.: Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.
Seconda Lettura
Eb 9, 11-15
Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna.
Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?
Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.
Vangelo
Mc 14, 12-16. 22-26
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
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