Riflessione sul Triduo pasquale, di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Mar 27, 2015 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

La domenica delle palme , nella passione del Signore apre le celebrazioni della Settimana santa, che nel rito ambrosiano – che è il rito antico, quello adottato nella chiesa cattolica prima della riforma di san Gregorio Magno – è denominata Settimana autentica.

All’inizio del cristianesimo – il tempo in cui è vissuto san Paolo – c’era soltanto la domenica, pasqua della settimana. In seguito nelle comunità cristiane è comparsa la necessità di festeggiare la Pasqua più solennemente. Allora si istituzionalizzò una domenica delle domeniche, in cui si sarebbe festeggiata la Pasqua del Signore. Ma, subito si colse che la Pasqua non è solo ripresentare il Risorto, ma il mistero pasquale è costituito dal Cristo: morto – sepolto – glorificato. Nasce il Triduo Pasquale, con i suoi primi vespri nella Messa in Coena Domini (= nella cena del Signore).
In seguito si è pensato di prepararsi alla celebrazione del Triduo Pasquale con una settimana, denominata autentica.
Infine si giunse al cammino quaresimale: i 40 giorni. Questo è il numero biblico che significa il cammino: del popolo ebraico verso la terra promessa; di ogni cristiano nella sequela di Cristo e, sul suo esempio, cercare – ogni giorno – di compiere la volontà del Padre.

La celebrazione della domenica delle Palme richiama la comunità cristiana a seguire il Cristo, anche nella sua passione. Infatti è semplice seguire il Risorto, quando le cose vanno bene. È più difficile seguire il Signore della sua passione, quando lo si vede umiliato dalla menzogna che vince sulla verità. Quando si vede il povero umiliato nei tribunali degli uomini, perché non può farsi difendere da avvocati di valore, ma lo può fare il colpevole, l’abusatore, che può vantare la vittoria in tribunale. Quando chi detiene l’autorità civile e religiosa, con superficialità, avalla queste situazioni con sicumera che nasconde un grande disagio, che non si vuole ammettere.
In queste situazioni il cristiano ricordi che Cristo è stato anche lui, nel suo processo/farsa, vittima di questa logica.

Si tratta della logica in cui si attua l’abuso di autorità: io sono potente (= coperto) è mi è permesso di fare ciò che voglio.
Ora nella celebrazione della Messa in Coena Domini si ha la condanna, da parte di cristo, di ogni abuso di autorità, con il gesto della Lavanda dei piedi. Cristo prende il posto dello schiavo, che al suo tempo non era considerato una persona, ma possesso del padrone, egli c’insegna che l’autorità è servizio, non è dominio, non è convivenza con la falsità, con l’arrivismo, con la ricerca della fama.

Allora potremmo chiederci: al processo/farsa di Cristo in quale personaggio mi sarei ritrovato?
Nella folla che si esprime come tira il vento?
In Pilato, che impersona coloro che hanno l’autorità, ma sono persone deboli, che si fanno influenzare da coloro che sono i più forti, i più ragguardevoli ecc…procurando seri danni alla giustizia e soprattutto alla carità.

Sono Pietro? Un opportunista, un diplomatico, uno che, per paura, vende gli amici per salvare la pelle?

Sono il buon ladrone? Che ha il coraggio di ammettere i propri peccati e di riconoscere in Gesù il giusto ingiustamente condannato? Questo è l’atteggiamento anche del centurione, che non teme le conseguenze che possono derivare dal confessare pubblicamente la divinità di Gesù?

Sono tra gli integralisti (scribi, farisei, dottori della legge e sacerdoti del Tempio) che vedono soltanto il loro punto di vista e, pur di sostenerlo, usano la violenza verbale e fisica, che giunge ad eliminare coloro che non sono allineati con l’ideologia che essi sostengono?

Se mi ritrovo nel buon ladrone o nel centurione, potrò celebrare con verità la grande veglia pasquale, altrimenti, se non ricorro al sacramento della riconciliazione con il sincero pentimento di cambiare stile di vita, se parteciperò alla veglia pasquale sarà per me una farsa, perché affermerò, tramite il rito, quello che poi sistematicamente continuo a negare con la vita: che Cristo non è risorto, perché ciò che conta è cavarsela in questa vita che è l’unica e, per raggiungere questo fine, ogni mezzo è lecito.

Buona Pasqua a coloro che si ritrovano nel volto del centurione e del buon ladrone e a coloro che intendono cambiare vita. Per gli altri non sarà Pasqua anche se la celebreranno con riti e anche con sfarzosità.

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