Ezechiele 18,25-28;
Salmo 24;
Filippesi 2,1-11;
Matteo 21,28-32
Lectio
Anche il vangelo di questa domenica continua la catechesi sul tema: i primi saranno ultimi e gli ultimi i primi.
Infatti i primi: scribi, farisei, dottori della Legge di Mosé e sacerdoti del tempio di Gerusalemme, si gloriavano di compiere la volontà di Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, ma in pratica, compivano azioni nettamente contrarie al volere di Dio. L’apice di questo comportamento fu raggiunto con l’osteggiare Gesù di Nazareth, fino a giudicarlo reo di morte di croce. Fu lo stesso comportamento che i capi ed i re d’Israele posero in atto con gli antichi profeti e con Giovanni il Battista.
La predicazione di Gesù, prima con l’esempio, sintetizzato nell’inno cristologico che ci è proposto nella seconda lettura, torna sulla predicazione degli antichi profeti che avevano contestato la tesi che il figli dovessero scontare i peccati dei genitori (cfr. il vangelo de cieco nato), invece ogni persona è responsabile di se stessa.
Gesù pone in discussione il comportamento dei capi del popolo, che si ritenevano primi, perché si ritenevano giusti, accogliendo gli ultimi: pescatori, pastori, pubblicani, prostitute, malati di ogni genere, vedove ed orfani.
Il vangelo mette il luce come queste categorie di persone, seguendo Gesù, diventino i primi nel regno di Dio.
Meditatio
Noi ci riteniamo primi o ultimi?
Per rispondere a questa domanda è necessario chiederci in quale dio crediamo: nel dio giustizia infinita o nel Padre nostro?
Se crediamo nel Padre nostro ci riteniamo persone che si stupiscono per tutto quello che ogni giorno ricevono da Dio, per mezzo dello Spirito Santo. La nostra immagine di cristiani è quella di coloro che si meravigliano nel constatare come questo Padre nostro ami ogni persona, parli al cuore di ogni persona e cerchi – con tutto il suo impegno di genitore – di portare l’umanità di ogni tempo nella sua gloria.
Se crediamo nel Padre nostro, accoglieremo con amore coloro che fanno più fatica a seguire il vangelo, perché noi non abbiamo meritato di occupare il posto in cui siamo, ma lo dobbiamo all’amore del Padre nostro. Altrimenti, purtroppo, andremo ad ingrossare le fila dell’integralismo cattolico: scribi, farisei, dottori della Legge del nostro tempo, che si ritengono i primi, grazie al loro sforzo nel seguire i comandamenti e il loro gruppo di appartenenza…..è molto meglio essere ultimi per poi divenire per grazia e non per sforzo, primi.
Buona domenica.
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