Apocalisse 11,19; 12,1-6.10;
Salmo 44;
1Corinzi 15,20-26;
Luca 1,39-56
Lectio
La prima lettura ed il vangelo ci presentano la chiesa della prima generazione, che subisce la persecuzione da parte degli imperatori di Roma. Infatti, specialmente il libro dell’Apocalisse – scritto tra il 90 e il 120 d.C – che fa parte dell’opera giovannea: vangelo, lettere ed apocalisse, è ambientato in quel contesto.
Nell’impero l’ateo era una persona considerata fuori legge, perché non era concepita nel pensiero attuale.
I cristiani affermavano: «(..) noi non abbiamo ne tempio, ne sacerdote, ne offerta, perché Cristo è il tempio, il sacerdote e l’offerta (cfr. Lettera agli Ebrei)». Ora nell’impero romano una religione che si ritenesse tale, doveva per forza avere un tempio, un sacerdote che officiasse in esso e che offrisse alla divinità, o per placarne l’ira oppure per ringraziarla dei benefici. Per questo motivo i cristiani erano considerati atei e rei di morte. Provate a leggere la prima lettura, in cui la donna è la chiesa e il vangelo dopo questa lectio.
Invece la seconda lettura tratta della risurrezione.
Meditatio
È vero quanto affermava la prima generazione cristiana: noi non abbiamo un tempio, le nostre chiese sono aule celebrative in funzione del popolo riunito per la liturgia.
Non abbiamo sacerdoti, ma preti, il sacerdote in Israele e presso le grandi religioni è un intermediario tra l’uomo e Dio. Nella comunità cristiana non c’è intermediario, perché noi cristiani conferiamo con Dio chiamandolo Padre nostro, cioè di tutti gli uomini!!
Il prete (= presbitero dal greco) è colui che è anziano in sapienza, che compie il servizio di presidenza nella liturgia, è un fratello che compie il servizio di guidare gli altri fratelli. Così c’insegna san Paolo.
Noi cristiani non offriamo cose a Dio per interpetrane i favori ma, come Cristo, chiediamo al Padre – ogni giorno – di compiere la sua volontà: Signore che cosa vuoi che io faccia?.
La Vergine Maria è modello del cristiano che vive in questo modo: ascolta la Parola, la medita nel cuore e la mette in pratica nel servire il Signore presente nei fratelli.
Infine questa solennità ci ricorda che in paradiso c’è la stessa persona che visse a Nazareth, che fu presente alla passione e morte del Signore e che lo incontrò risorto.
Anche i nostri cari, in paradiso, sono le stesse persone che vissero sulla terra. Quando noi andremo in paradiso, non per i nostri meriti, ma per l’amore gratuito del Padre, ci incontreremo. Là vivremo in una condizione nuova, senza limiti ne difetti la vita che abbiamo sempre sognato. Questo significa la frase: Maria è assunta in cielo in anima e corpo. Cioè che in paradiso c’è la stessa persona che visse sulla terra, naturalmente senza il corpo umano, perché questo serve per vivere qui, non in paradiso, perché il paradiso non è un luogo, che ha bisogno dello spazio e del tempo, ma è uno stato di vita. D’altronde il Padre e lo Spirito santo non hanno mai avuto il corpo umano, proprio del Figlio, quando si è incarnato ma, anche senza il corpo umano noi le chiamiamo persone. Ecco, in paradiso vivremo come vive il Padre, lo Spirito santo e il Signore risorto.
Buona festa.
Assunzione della Beata Vergine Maria Solennità Di p. Giorgio Bontempi c.m.
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