Esodo 34,4-6.8-9;
Salmo Daniele 3,52-56;
2Corinzi 13,11-13;
Giovanni 3,16-18
Nota storica
Dopo una lunga preistoria, iniziata nell’anno 800, la festività della SS. Trinità fu accolta nel 1334 da Giovanni XXII nel Calendario romano, fissandola alla domenica dopo la Pentecoste, posto che ancora oggi conserva.
Lectio
Le letture, proposte in questa solennità, non trattano direttamente della Trinità, ma sottolineano come il Dio di Mosé, sia lo stesso annunciato da Gesù nella sua predicazione: il Padre.
Proprio questo Padre, vorrà condividere, per amore gratuito, nella persona del Figlio, la natura umana, anche i momenti più disperati: il dolore violento, la perdita della fama, l’abbandono degli amici e quando l’uomo pensa, erroneamente, di essere abbandonato da Dio.
La Trinità esprime l’unità nella diversità, ma sempre l’unità, ecco perché è il Figlio a morire per amore dell’umanità, ciò che nella Trinità è compiuto da una delle tre persone è condiviso dalle altre. Ecco perché nel vangelo di Giovanni è scritto che il Padre è nel Figlio e viceversa.
Meditatio
La solennità della SS. Trinità può essere vissuta da noi cristiani in due modi: il primo scervellandosi al pensiero di come Dio possa essere, allo stesso tempo, uno e trino; oppure cercando di capire il perché il Padre, invece di incarnarsi lui, ha inviato il Figlio. Un padre non immola il figlio, ma s’immola al posto del figlio. Tutto tempo perso. Abituiamoci a non sindacare l’agire di Dio, ma a comprenderlo da persone imperfette quali siamo. Cioè, se Dio si è comportato in un determinato modo, significa che era giusto così.
Però, per giungere a tale conclusione è necessario aver fatto l’esperienza dell’incontro con il Risorto; aver fatto l’esperienza dell’essere amati gratuitamente dal Padre; l’esperienza dell’essere manovali nel cantiere dello Spirito Santo, che guida la chiesa e la storia. Altrimenti si gira a vuoto.
Invece credo più opportuno meditare sulla SS. Trinità, vista dal punto dell’unità nella diversità.
L’unità: i tre sono uno. Anche in un matrimonio riuscito i due sono uno. I coniugi cercano a vicenda di fare felice l’altro. Non riuscirebbero a vivere l’uno senza l’altro. Questo non significa porre Dio al secondo posto, perché, una volta sposi, il Signore guarda alla coppia, perché i due sono divenuti una cosa sola.
L’unità riguarda anche la chiesa: le comunità parrocchiale e quelle religiose. Il cristiano deve, non può, sentirsi parte integrante della chiesa. Non esiste cristianesimo personale, e la chiesa si vive nella propria comunità parrocchiale, in cui si lavora per il Signore, come manovali nel cantiere dello Spirito. Questo ci immunizza dalle invidie, dalle gelosie, dalla superbia, dalla depressione e dall’individualismo.
Questo vale anche per le comunità religiose, per le quali la vita comune è fondamentale, per esprimere, o almeno tentare di esprimere, la vita delle prime comunità cristiane. Anche per i religiosi, vale quello che ho scritto per le comunità parrocchiali. Infatti come è importante che un cristiano viva nella propria parrocchia, così è fondamentale, pena la perdita del senso, che il religioso/a viva nella propria comunità: abiti con i fratelli, celebri con loro la liturgia delle Ore e l’eucaristia, condivida il pranzo, la cena e gli altri momenti della giornata. Dev’essere una eccezione di qualche giorno, l’assenza dalla comunità.
Infine la SS. Trinità ci ricorda che siamo diversi l’uno dall’altro: la diversità. Il Padre non vuole la massificazione come accade nelle dittature, dove la persona non esiste. L’episodio biblico della torre di Babele è eloquente: ogni dittatura è un’offesa a Dio. Il Padre desidera che ciascuno metta i suoi doni a servizio della chiesa e del mondo, sempre come manovale nel cantiere dello Spirito Santo.
Il Padre desidera che ciascuno faccia funzionare il proprio cervello, che ciascuno pensi, che ciascuno sia attento a leggere i segni dei tempi (= la presenza di Dio nel mondo), per far in modo che l’azione del Padre brilli, che la chiesa riesca ad capire la sua volontà, per essere strumento di evangelizzazione nel mondo.
Il Padre vuole che ciascuno pensi e abbia il coraggio di denunciare le situazioni che rallentano la costruzione del Regno di Dio: la superbia, la vana gloria, l’uso delle persone per propri fini, la vigliaccheria del tacere passata come carità.
Con questi spunti noteremo come la SS. Trinità sia una realtà che penetra la nostra vita e non il solito mistero cervellotico e incomprensibile.
Buona domenica.
Santissima Trinita’ Solennità Di p. Giorgio Bontempi c.m.
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